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Alla Regione Sicilia pur tagliando e ritagliando i conti continuano a non quadrare

Predisposto dall'assessore regionale alle Finanza il ''Piano dei Tagli''

29 ottobre 2003
Siamo sicuri che il piano dei tagli sia l'unica soluzione possibile?
Per Alessandro Pagano, assessore alle Finanze, a quanto pare, sì. Da grande parsimonioso quale si è rivelato, è riuscito tagliando qui e tagliando lì a mettere insieme 368 milioni di euro, attinti dai fondi in bilancio non ancora spesi, per far quadrare i conti. Peccato che i conti non siano quadrati lo stesso ed i 368 milioni da lui racimolati sono poca cosa rispetto ai 400- 500 milioni che servirebbero. Peccato anche che a farne le spese, come al solito, sono i settori  più deboli e dunque, in ultima analisi il cittadino. Le ipotesi di riduzione più significative riguardano, infatti, il capitolo delle pensioni (70 milioni di euro), la pesca (60 milioni), i finanziamenti in conto capitale per ristrutturazione di opere pubbliche (24 milioni), i fondi per la gestione delle dighe (18 milioni), gli investimenti per le infrastrutture dei boschi (15 milioni). Il resto è costituito da tagli di importo limitato. Ma gli assessori hanno già annunciato una dura battaglia.

Il piano dei tagli è stato predisposto sulla base di una "fotografia" della situazione finanziaria complessiva. Al momento, infatti, nelle casse dell'amministrazione ci sono 938 milioni di euro. I capitoli dove si è speso di meno sono quelli relativi ai trasferimenti agli enti locali (433 milioni), ai soldi per gli Lsu (110) e per il personale della Resasi, ente regionale che accoglie il personale degli enti dimessi (105), quelli per il buono scuola (67) e per il finanziamento delle attività sportive (18). Pagano ha timidamente provato a tagliare qualcosa dal capitolo dei precari, ma ha ricevuto la fiera opposizione dell'assessore al Lavoro, Raffaele Stancanelli. I soldi destinati a Comuni, Province e buono scuola non potevano essere toccati  dall'assessore perché già impegnati. La grande corsa al risparmio è nata soprattutto per far fronte al grande "buco nero" della Sanità che tutto inghiotte e  che continua ad alimentare le proteste dei creditori della Regione.

Pagano si è impegnato a saldare parte del debito accumulato dalle Aziende sanitarie, con una scaletta di pagamenti: per case di cura e specialistica convenzionata dovrebbero arrivare entro novembre circa 270 milioni di euro; per le farmacie 661 milioni. E' chiaro che i soldi racimolati dall'assessore  non bastano a colmare l'enorme debito delle Asl, pari a due miliardi di euro. Occorre un'operazione finanziaria che coinvolga le banche. Per saldare il debito nei confronti delle farmacie servirebbe un'anticipazione bancaria al tasso di riferimento Euribor più 1,5%, con una parte di questa percentuale (0,3%) a carico dei creditori, che avranno dei benefici se rinunceranno ai decreti ingiuntivi.
La giunta, a proposito, però è spaccata. Il primo ad opporsi è stato Guglielmo Scammacca, titolare della delega ai Lavori Pubblici ma con interessi nella Sanità che ha preferito un'altra ipotesi, prospettata da Marco Modica (rappresentante del consorzio delle Asl) che avrebbe "il pregio di smobilizzare subito i due miliardi di euro necessari, chiudendo il debito nel giro di 36 mesi".
Per Pagano questa seconda operazione, che rispetto alla sua prevede la mediazione di un advisor (un consigliere) e il coinvolgimento di banche diverse, "è meno conveniente per la Regione".

In questo clima, fra l'altro, s'avvicina la scadenza dei mandati dei manager delle AsI (a fine anno) e si rincorrono le voci su un turn-over. A difesa dei vertici di Aziende e ospedali tornano in campo i medici più in vista. "Vogliano continuare a lavorare intensamente su quei progetti di alto profilo insieme al nostro direttore generale, ma vogliamo chiarezza.- afferma il cardiochirurgo Carlo Marcelletti - Il governo della Regione risponda all'obbligo morale verso chi serve con fedeltà le istituzioni, dicendoci se, l'assessore Cittadini, Licata di Baucina e Catalano (manager dell'As 16, ndr) resteranno e lavoreranno con noi – continua Marcelletti difendendo senza mezzi termini il direttore generale del civico - o, se non meritassero di restare ci dica perché  o quali errori hanno commesso".

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29 ottobre 2003
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