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Allo Zo Culture di Catania ritornano le Monografie Elettroniche: ''Theo Eshetu''

Incontro con il regista/produttore etiope olandese Theo Eshetu

05 marzo 2004
Monografie Elettroniche: Theo Eshetu
Zo centro culture contemporanee, in collaborazione con l'Accademia di Belle Arti di Catania
Venerdi 5 marzo. Ore 16.00 (presso Accademia di Belle Arti, v. Reclusorio del Lume), ingresso gratuito
Ore 21.00 Zo centro culture contemporanee, Piazzale Asia, 6, ingresso euro 4/rid. 2,50



«La televisione è la cosa più lontana dall'arte. In televisione non puoi infrangere le regole. Anche la videoarte è per certi aspetti un controsenso, una contraddizione» (Theo Eshetu)

Un percorso nell'opera di Theo Eshetu, alla presenza dell'autore, attraversando i motivi fondamentali della sua poetica, tra esperienza personale (le radici, il viaggio, la memoria), critica dei sistemi di rappresentazione (collettivi, mediatici), uso evocativo della musica e ibridazione dei linguaggi e dei generi. Una proposta di riflessione su come sia possibile rinnovare/scardinare la rappresentazione codificata facendola ridiventare lingua viva attraverso una visione poetica.

Theo Eshetu, nato nel 1958 da madre olandese e padre etiope, è un regista/produttore che ha presentato i suoi video in numerosi festival in tutto il mondo. Nel suo lavoro si incontrano l'esperienza di video artista - che circuita nell'ambiente dei musei e delle gallerie - e la produzione di documentari per la televisione, creando uno stile visivo particolare e unico.
A parte i premi ricevuti da Questa è Vita (1986), The Other World (1987), Natività (1989), bisogna segnalare: Il Sangue non è Acqua Fresca (del 1997, premiato al Locarno Video Art Festival e al Festival di Cinema Africano di Milano), Travelling Light (1992, ritratto di Lindsay Kemp che ha vinto il primo premio al Berlin video Festival e un premio speciale al Festival dei Due Mondi di Spoleto), Ways to a Void (2000, personale visione di un viaggio in Himalaya),   Brave new world (1999, video installazione che fa parte della collezione del Museo d'Arte Moderna di Roma), Dialogue with Ives Klein (2001, primo premio all'Asolo Art Film Festival), The Art Show (2002, selezionato per il Prix Italia), Africanized (2002, premiato al Festival del Cinema di Venezia).

Programma
Venerdi 5 marzo, ore 16.00, Accademia di belle arti, Via eclusorio del Lume
Incontro con gli studenti e proiezione di
:
Questa è Vita (Italia, 1988, video, 10')
Maquillage, gesti, posizioni e danze, abbigliamento e nudità: Questa è vita è un balletto di segni e ornamenti che fanno parte del linguaggio del corpo

Horses (Italia, 1995, video, 6')
Il creatore disse al cavallo: "ti ho creato senza pari, volerai senza ali e combatterai senza spada".
Occhio indiscreto e penetrante, quello della telecamera. Si avvicina alle cose, le circonda, le avvolge, si fa loro da presso fino a penetrarle, a sezionarle, a smontarne l'integrità. Theo Eshetu gioca con queste possibilità del mezzo. I jeans diventano, nel suo video, una specie di seconda pelle che l'obiettivo strappa via per giungere alla carne e poi ai nervi fino allo scheletro. E poi tornare indietro e ricomporre la stoffa. Questo ritmo ondulatorio dell'immagine si ripete all'infinito: una volta al maschile, una volta al femminile. La cruda oggettività dell'immagine, così, si carica di valenze musicali, mentre, allo stesso tempo, gioca, con evidente ironia, sulla simbologia sessuale che ai jeans é legata.
E' come se, letteralmente, Eshetu risalisse al dato lessicale del video e, in fondo, anche del cinema: l'immagine in movimento. Tant'é che inframezza le sue "radiografie" con fotogrammi di cavalli. Gioco sottile e raffinatamente colto, perché rievoca i primi esperimenti fotografici di Muybridge, legati proprio alla rappresentazione di un cavallo in corsa. Immagine in movimento, fascinazione del corpo, ritmo percettivo intervengono tutti e tre a definire il video, a fornirgli sostanza fisica e aleatorietà percettiva, che sono poi, probabilmente, le sue caratteristiche prime. Caratteristiche di un'arte così evanescente e immateriale da essere l'unica oggi, forse, a poter rappresentare un corpo. (Lorenzo Mango)

Travelling Light ­ A portrait of Lindsay Kemp (Italia, 1992, video, 56')
Lindsay Kemp, coreografo e danzatore, corpo-icona della danza contemporanea, in un mito eroico dove l'attore ricerca la sua identità nel mondo dello show business. Delle vere menzogne per un ritratto biografico tra realtà e finzione.

Venerdi 5 marzo, ore 21.00, Zo Centro culture contemporanee, Piazzale Asia, 6
Incontro con il pubblico e proiezione di
:
Africanized (Etiopia/Italia, 2002, video, 38')
"Se l’informazione occidentale ci mostra solo l’Africa povera, i bimbi che muoiono di fame e le malattie, è perché segue delle regole che scelgono opportunisticamente di ignorare il resto. Non voglio dire che questi problemi non esistano, che non ci sia in Africa la miseria, ma come tutti i paesi è un luogo complesso, in cui convivono il bello e il brutto. La tv si interessa solo alla povertà, è un bene che ci sia coscienza di questo, ma è anche come se parlando dell'Europa ci si occupasse solo del traffico".
Una serie di fotogrammi che coinvolgono, emozionano e cambiano i luoghi comuni di un immaginario mediatizzato sull'Africa, restituendo voce alle singolarità, proponendoci così un'immagine più reale e toccante di questo immenso continente. "Tutte le immagini che compongono il video sono state prese in situazioni molto diverse. Non c'è una storia che le tiene insieme, non in senso tradizionale almeno, ma è questa componente ritmica al loro interno che fa da struttura e guida anche lo spettatore. In qualche modo quello che è un po' un luogo comune, cioè che gli africani hanno un ritmo naturale, si ribalta e diventa logica narrativa". (Barbara Destro e Theo Eshetu)

Il Sangue non è Acqua Fresca (Etiopia/Italia, 1997, video, 58')
Il sangue non è acqua fresca è un percorso nel profondo dell'Etiopia, nello stesso tempo in cui è anche un viaggio alla ricerca delle radici personali dell'autore. Guida spirituale e narrativa del video è Tekle Tsadik Mekouria, nonno del regista, ex ministro della cultura e dell'educazione durante il regno dell'imperatore Hailè Selassieè.
"Mio nonno è una figura importantissima per l’Etiopia: uno storico, ponte tra tradizione e modernità, tra oralità e parola scritta. Ha raccontato la storia dell¹Etiopia mediando varie tradizioni assai diverse fra loro: la storiografia inglese, francese, italiana, egiziana, le cronache etiopi di corte. Ha creato così una grande narrazione, risultato dell¹unione di tanti fili diversi. Anch’io racconto un viaggio e prendo da diverse fonti: arte, storia, cinema, religione, antropologia. Il sangue non è acqua fresca è un viaggio di impressioni che propongo al pubblico, un viaggio alla ricerca delle mie radici. Ma esse sono in comune con le radici dell’essere umano, così come ogni storia, pur restando unica, ha un’origine comune con infinite altre storie" (Theo Eshetu)

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05 marzo 2004
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