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Casa dolce casa, ma quanto mi costi! Lievitano i prezzi degli affitti, + 17% in un anno

Tra il 2002 e il 2003 gli affitti sono saliti più dell'inflazione

28 aprile 2004

Gli affitti in Italia sono saliti, tra il 2002 ed il 2003, del 17% ad un passo molto più veloce dell'inflazione. L'allarme caro-locazioni arriva da un'indagine del Sunia - Cgil, secondo la quale l'affitto medio italiano supera i mille euro, 1.025,76 euro per l'esattezza, con punte a Venezia, che con 1.503 euro guadagna il primato dal caro-pigione italiano, Milano (1.311 euro) e Roma (1.257).
A fronte di un centro-nord dove i prezzi volano alle stelle, il sud sembra essere più accessibile: il canone medio è infatti a Bari di soli 611,6 euro al mese, mentre a Palermo è fra i 600 ed i 700, così come a Torino e Genova. Sotto i mille euro anche la media di Napoli e Catania (rispettivamente 841,8 e 846,9 euro), mentre Firenze e Bologna viaggiano sui 1.199 e 1.168 euro.

Ma anche all'interno delle stesse città ci sono ampie diversità, a seconda della zona prescelta.
Il centro storico è ovviamente il più caro per affittare una casa: in media per un appartamento in una zona centrale sono richiesti 1.342,14 euro, a fronte dei 936,82 per un'area intermedia e dei 798,10 della periferia. Ma il gap è a volte molto ampio ed in alcuni casi supera i 1.000 euro.
A Roma, ad esempio, l'affitto di una casa in centro costa circa 2.100 euro al mese a fronte degli 868,54 richiesti in periferia. Analogo il discorso a Venezia (2.311,28 per il centro e 892,39 per la periferia), mentre a Milano questo divario è un po' meno accentuato, visto che anche per un casa in periferia sono necessari più di 1.000 euro al mese.
Tutto poi dipende dal tipo di abitazione necessaria. Per un monolocale il canone è in media 683 euro contro i circa 580 del 2002, per un bilocale 936. Sopra i mille euro le abitazioni più grandi: si parte, in media, dai 1.072 euro per tre stanze fino ad arrivare a 1.574 euro per cinque stanze, passando per i 1.328 di un quadrilocale.
Ovviamente, anche in questo caso, molto dipende dalla città in cui si abita: A Roma i monolocali costano quasi di più dei tagli grandi, mentre a Milano si verifica una situazione opposta.

Al caro-affitti va infine sommato il dilagante fenomeno dei canoni in nero, che rappresentano il 50%.
''Questo è l'unico dato che si è mantenuto costante nel tempo: era il 50% prima della liberalizzazione ed è il 50% ora'' afferma il segretario del Sunia (Sindacato Nazionale Inquilini e affittuari), Luigi Pallotta. Il fardello casa pesa non poco sul portafoglio degli italiani - sottolinea il segretario confederale della Cgil, Paola Modica - Il livello di onerosità degli affitti è estremamente alto per le fasce di reddito basse ed intermedie, quelle cioè con redditi fino ad un massimo di 22.500 euro all'anno. Possono accedere al mercato solo le famiglie con redditi medio alti ed alti, cioè da almeno 30.000 euro l'anno. ''I pensionati sono esclusi dal mercato degli affitti - spiega Pallotta - Basta pensare che l'affitto medio di 1.025 euro al mese incide per il 60% sul reddito di una famiglia di operai''. All'affitto, sottolinea, vanno poi aggiunte le utenze, quali luce, gas, acqua: si arriva così ad un'incidenza sul reddito superiore nella maggior parte dei casi al 60% con punte del 100% per chi ha un reddito annuo da lavoro dipendente.

Fonte: Ansa

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28 aprile 2004
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