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E i detenuti scioperarono contro il carovita

Maledetta inflazione, che si insinua dappertutto come la più infame sostanza volatile

05 marzo 2004
Non ci si stancherà mai di dirlo: "la crisi quando c’è, c’è per tutti!". A parte per quelli presenti nella classifica dei plurimiliardari stilata dalla rivista americana Forbes.
Se si vuole sdrammatizzare per non arrivare al tracollo nervoso (ed è forse l’unica maniera, vista la situazione), diciamo che la crisi causata dal carovita è "una preziosa possibilità per innalzare nuovamente valori che il benessere e il boom economico avevano cinicamente svalutato".
Siamo senza un soldo?  Non arriviamo a fine mese, o ci arriviamo con l’acqua alla gola, il fiato sul collo, con le braghe calate? Forza e coraggio . Abbiamo risparmiato con il sacrificio di una vita, e i nostri risparmi vengono risucchiati senza tanti complimenti da disonesti banchieri senza il senso della vergogna?
"Volemose bbene e damose da fa!" (lo dice pure il Papa!).
Riscopriamo, insomma, tutte quelle piccole cose che l’effimera gioia del soldo aveva relegato in soffitta insieme a vecchi polverosi ricordi, e impariamo ad economizzare, facendoci dei lunghi giri per i mercati ad osservare, valutare e considerare. (C’è lo ha consigliato il presidente del "Consiglio").

Non funziona, vero?
Sdammatizzare fino ad un certo punto, poi non se ne hanno più le forze, e per ridere di tutto ciò, di forze c’è ne vogliono più che per lavorare…
Quindi, meglio preservarla per un'oculata protesta affidandosi a chi può difendere la dignità di noi consumatori.
E qui "scende in campo" la Codacons, una delle associazioni che non accettano consigli di economia domestica dal presidente del Cosiglio, ma mette sul tavolo delle trattative richieste e proposte, e non dictat dall’oggi al domani.
"Un appello ai parlamentari nazionali di maggioranza e opposizione affinchè, prima delle elezioni europee, dimostrino di avere a cuore gli interessi dei consumatori" è stato lanciato da Francesco Tanasi, vice presidente nazionale del Codacons. "Si tratta - spiega Tanasi - di tre semplici provvedimenti che servono a dare fiducia al sistema dei consumi per quanto riguarda la trasparenza dei prezzi, le azioni a tutela del consumatore in giudizio e la tutela del risparmiatore".

E queste sono le tre norme proposte dal Codacons:
Prezzo trasparente. Il venditore al consumo di prodotti alimentari freschi deve indicare sul cartellino il prezzo pagato al grossista e/o fornitore. L'omissione o la falsità dell'indicazione è punita con la sanzione pecuniaria fino a 3.500 euro e la chiusura dell'esercizio fino a tre mesi.

Azioni di tutela del consumatore in giudizio (class action). "I difensori civici comunali e regionali e le associazioni dei consumatori di cui alla legge 281/98 possono agire in giudizio contro i fornitori di beni e servizi per danni prodotti a collettività di soggetti ottenendo anche la condanna punitiva nella misura non superiore a 10 volte il danno inferto al consumatore e la sentenza emessa anche in primo grado costituisce titolo esecutivo per i singoli consumatori danneggiati".

Tutela del risparmiatore. "In attesa della approvazione della legge sulla tutela del risparmio le banche condannate in primo grado, in sede civile o penale per danni prodotti alla clientela sono obbligate a costituire tavoli di conciliazione con le associazioni di cui alla legge 281/98 per il rimborso totale delle somme perdute dai risparmiatori".

Mentre si attendono le risposte a queste proposte, noi vogliamo intanto ribadire il concetto iniziale di questo articolo, portando come esempio quello che in questi giorni è successo nel carcere Ucciardone di Palermo.
"Tanto dietro le sbarre mi devono dare da bere e da mangiare", così si usa dire sprezzanti, quando stremati da qualcosa si minacciano verbalmente atti fuori legge.
Non è più così. Il carovita infatti, con una lima trovata dentro la torta dell’inflazione, ha segato le sbarre ed è entrata in cella, come se ai detenuti non bastasse la pena che stanno scontando.

Farneticazioni? No. Nel carcere Ucciardone di Palermo contro il caro-vita un gruppo di reclusi ha deciso lo "sciopero della spesa" dopo l'aumento del prezzo dei prodotti di prima necessità.
In poche parole, non acquisteranno cibi, detersivi e altri generi che il penitenziario mette a disposizione attraverso un'azienda esterna. Si limiteranno quindi a usufruire del vitto "istituzionale" e delle derrate alternative garantite dai familiari.
La protesta è partita dalla sesta sezione, dove si scontano le condanne passate in giudicato. L'annuncio dell'astensione dalle compere interne è stato dato con una lettera distribuita fuori dalla casa circondariale, dove gli ospiti della sezione, alcune decine, lamentano altre disfunzioni sul piano sanitario e dell' assistenza sociale.
Lo sciopero, che doveva iniziare oggi, però non è ancora stato attuato e il vice commissario Giuseppe Tetti, responsabile della sicurezza all'Ucciardone, ha tentato di spiegare ai reclusi della sesta sezione, che "non esistono speculazioni sui prezzi all'interno del carcere", e che "gli aumenti denunciati rispecchiano l' andamento dei prezzi registrato anche all' esterno dell' istituto".

Nella tabella pubblicata dal ieri dal Giornale di Sicilia, si legge che dal primo marzo nel carcere le uova costano 0.80 centesimi (0.75 il mese precedente), la pasta (mezzo chilo) 0.63 (0,60), le merendine 1.95 (1.85), la carta igienica 2.99 (2.75).
Nella lista distribuita ogni sette giorni ai carcerati (che non possono spendere più di trecento euro per il cosiddetto sopravitto), sono duecento le voci: dagli alimentari sino ai giornali, dalle sigarette ai francobolli. I prezzi oscillano tra i 50 centesimi per una confezione di bicarbonato e i 18 euro di un walkman per ascoltare la musica. 
I prezzi dei prodotti a disposizione dei detenuti nel negozio interno a un carcere vengono stabiliti - secondo la prassi - controllando quelli degli stessi prodotti in vendita in cinque negozi della zona, che non siano ipermercati. "Spesso, però - racconta un volontario di un istituto di pena - mancano i controlli e le verifiche sulla loro corrispondenza con quelli venduti fuori. E' un fenomeno generalizzato. In passato ci sono state contestazioni perchè il negozio del carcere aveva solo i prodotti di marche più care. Sono frequenti anche i casi che i prezzi siano effettivamente più alti della media".

Noi non aggiungiamo altro...

F.M.

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05 marzo 2004
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