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Fondi europei in Sicilia anche dopo il 2006

Dal rapporto annuale sulla coesione economica e sociale nell'Ue …

14 febbraio 2002
L'allargamento non deve diventare il pretesto per depennare le attuali regioni più povere dalla mappa dei fondi strutturali europei dopo il 2006, e neppure per sopprimere da un giorno all'altro i fondi dalle aree che non hanno ancora completato il processo di convergenza economica in Europa. In futuro la politica regionale deve continuare a esistere anche se più semplice, meno burocratica e più decentrata.

La Commissione europea e il commissario per la politica regionale Michel Barnier indicano l'orientamento che dovrebbe assumere la futura politica regionale in un'Europa allargata. Nel rapporto annuale sulla coesione economica e sociale nell'Ue l'Esecutivo Ue ribadisce: "la politica di coesione dovrebbe continuare a concentrarsi sulle regioni più povere" continuando a prendere come indicatore il Pil per abitante, considerato "più affidabile e sintetico".

Un approccio che l'Italia non condivide in quanto vorrebbe affiancarvi altri dati come la disoccupazione, che nel 2000 variava dal 2,7% in media per le regioni più prospere al 21,9% per quelle in difficolta. Quanto alla disoccupazione di lungo periodo, va dal 19% della Danimarca a oltre il 60% dell'Italia. Sull'introduzione di altri indicatori, Barnier sostiene "di non opporsi all'esame di nuove idee", ma al momento preferisce il meccanismo in vigore. Dove invece il commissario appare determinato, è nel sostenere la necessità di incrementare in futuro il sostegno della politica regionale e strutturale nell'Ue: "dovrebbero passare - dice - dallo 0,32% del Pil comunitario previsto per il periodo 2000-2006, allo 0,45%".

Un auspicio che rischia di scontrarsi con le riserve sollevate in Germinia e in Olanda. Bruxelles però vuole giocare d'anticipo. "Prima della fine del 2003 - ha annunciato Barnier - la Commissione intende presentare delle proposte sulla futura politica regionale". Il rapporto approvato oggi, fotografa anche i riflessi che avrebbe sulla distribuzione dei fondi strutturali in Europa, l'allargamento a dieci nuovi paesi. Si tratta di Slovenia,Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Estonia, Malta e Cipro.

Il documento rivela che nell'Ue allargata da 15 a 25 paesi, il livello del Pil medio per abitante scenderebbe del 13%, ma le quattro regioni attualmente più in ritardo economico del Mezzogiorno - Calabria, Campania, Sicilia e Puglia - continuerebbero a beneficare dei maggiori fondi strutturali europei. Sardegna e Basilicata, già in corsa per la promozione non apparirebbero più tra le economie più deboli. L'idea di Barnier è che dopo il 2006, le regioni in uscita per l'effetto statistico del calo del Pil, potrebbero continuarea beneficiare di un accompagnamento finanziario, così come quelle in declino industriale in aree ricche del Centro-Nord, nelle quali si potrebbe agire con interventi mirati, ad esempio all'interno delle città. "A Napoli - ha ricordato il commissario - a seconda dei quartieri la disoccupazione varia da poco più dell'1% al 30%.

Fonte: La Sicilia

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14 febbraio 2002
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