Gli italiani investono sul ''mattone''
L'immobiliare ha conquistato i risparmiatori italiani che lo ritengono un affare sicuro e di qualità
I dati parlano chiaro. Negli ultimi tre anni gli italiani hanno cambiato decisamente idea su sicurezza e qualità dei propri investimenti tornando al mattone. Nel 2000 il 40% degli italiani infatti, preferiva investire in azioni e solo il 25% in case; nel 2003 la situazione è mutata difatti solo il 23% dei nostri connazionali ha continuato a investire in azioni mentre il 27,5% ha optato per le abitazioni. Nel 2000 il 54% degli italiani considerava la casa un investimento sicuro. Nel 2003 la percentuale è arrivata all'85%. Per quanto riguarda invece, la qualità dell'investimento nel 2000 solo il 18,8% considerava il mattone il migliore investimento, nel 2003 la percentuale è salita al 66%.
A confermare le statistiche del Report Gabetti è Bankitalia che, nell'ultimo trimestre del 2003, ha registrato un aumento dei mutui ipotecari per l'acquisto di case del 27% rispetto al 2002. Secondo un'altra indagine "Il Rapporto 2004" dell'Eurispes" (ente senza fini di lucro che opera dal 1982 nel campo della ricerca politica, economica, sociale e della formazione) la convinzione diffusa nella stragrande maggioranza degli italiani è che non ci sono più risorse da destinare al risparmio. Il Rapporto 2004 fotografa quindi un paese "incerto e sfiduciato" a causa del calo del potere d'acquisto dei salari. Solo il 5,5% degli intervistati prevede di mettere da parte qualcosa nel 2004 (contro il 6,5% del 2003) e il 33,7% pur avendo intenzione di farlo, non è sicura di riuscirci. La maggioranza (il 56,4%), poi, ha gettato la spugna, perché sa che non ce la farà. Chi cerca di far fruttare i risparmi si affida per questo motivo al mercato immobiliare che ritiene più sicuro: "Dai dati sui consumi - spiega Gian Maria Fara, presidente del Consiglio Direttivo dell'Eurispes - nelle preferenze degli italiani, il mattone si conferma la forma d'investimento privilegiatao La scelta di tenere i soldi in un conto corrente e di acquistare titoli di Stato sta passando di moda".
Il problema di come investire riguarda però una percentuale minima di italiani: l'Eurispes osserva infatti, che le condizioni finanziarie delle famiglie sono tali per cui prevale la logica del "sopravvivere". Il 51,2% (era il 38,7% nel 2003) arriva a stento a fine mese e utilizza i risparmi accumulati in precedenza o deve contrarre debiti. La corsa agli immobili degli italiani che se li possono permettere ha provocato inoltre, un’impennata dei prezzi: "In quattro anni i prezzi delle case sono cresciuti in media del 24,4% nelle città più grandi e del 13,4% nelle altre", dice Nomisma, centro studi bolognese che ha uno dei più importanti osservatori immobiliari in Italia. A guadagnarci sarebbero state le famiglie che avevano acquistato case negli anni '90. L'Italia infatti, ha una proprietà immobiliare molto diffusa per cui a beneficiare dell'aumento sono anche i piccoli proprietari. Sta di fatto che se uno è proprietario solo della casa in cui vive, l'effetto di aumento del valore dell'immobile non è poi così forte, non potendo venderla per andare a vivere sotto i ponti. Per i pluriproprietari invece, c'è un reale aumento della ricchezza.
Ma chi sono le famiglie, che gestiscono tre o quattro case, palazzine e garage? Secondo i dati della Banca d'Italia, i proprietari di abitazioni diverse da quella principale sono soprattutto imprenditori e liberi professionisti (il 27,3%) e, nell'ambito del lavoro dipendente, i dirigenti (30,9%). Nel 2003 - secondo le rilevazioni di un sondaggio Bnl/Centro Einaudi - l'1,8% del campione ha acquistato una seconda casa. Si tratta del livello più alto degli ultimi anni dato che nel 1997 e nel 1998 la percentuale era dello 0,3%. Il ritorno al mattone, quindi, non riguarda solo le abitazioni ma anche gli uffici e i posti auto.