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Il 29 settembre del 1902 moriva Emile Zola

Fu il padre del Naturalismo Letterario e del Romanzo Sperimentale

28 settembre 2002
Domenica, 28 settembre 1902. Medan, un piccolo borgo sulla Senna, a pochi chilometri da Parigi.
Quell'autunno fa più freddo del solito. Il clima è molto umido.

Lo scrittore soffre per un doloroso mal di denti. Anche per questo decide di rientrare in anticipo a Parigi con la moglie Alexandrine.

Il domestico di casa Zola, Jean Delahalle, parte in mattinata per sistemare l'alloggio parigino dello scrittore, al 21 bis di rue de Bruxelles. Appena arrivato, pulisce alla meglio il caminetto nella vasta camera da letto dei padroni di casa.

La griglia è sporca di polvere e di detriti, come se qualcosa fosse caduto giù dalla canna fumaria. Accende un fuoco di ovuli di carbone. Il caminetto tira male e la stanza si riempie di fumo.
Jean spalanca le finestre e le lascia aperte sino a sera. Nel frattempo, il fuoco continua a covare…

Nel tardo pomeriggio, lo scrittore e la moglie arrivano a Parigi. Sono stanchi. Cenano frugalmente e quasi subito si mettono a letto. Durante la notte vengono colti da nausee, dolori di stomaco, giramenti di testa. Alexandrine si alza e, barcollando, riesce a raggiungere la stanza da bagno. Sulla porta, scivola a terra. Con grande sforzo riesce ad alzarsi. Appoggiata al lavabo, si bagna la faccia, respira un po' di aria pulita. Poi torna a letto.

Sono circa le tre del mattino. Émile si lamenta in un penoso dormiveglia. Alexandrine lo prega di chiamare i domestici. "Stanno dormendo, non è il caso di disturbarli" mormora Zola. "Avremo mangiato qualcosa di guasto. Domani staremo meglio...".

Sono le sue ultime parole. Poco dopo, il romanziere si alza dal letto per andare ad aprire la finestra. Inciampa nella predella su cui è collocato il grande letto stile Rinascimento. Cade a terra e non riesce più ad alzarsi. (da L'ultima notte di Émile Zola, Libri Scheiwiller, 2002)

Il padre del "Naturalismo Letterario" e del "Romanzo Sperimentale", Emile Zola, moriva così, soffocato dal monossido di carbonio a causa di un comignolo otturato.

Lo ricordiamo con queste sue note sulla scrittura:

"Il romanziere come lo scienziato deve essere insieme osservatore e sperimentatore, considera l'arte come una riproduzione oggettiva del reale governata dalle leggi della natura, rivendica l'impegno morale dello scrittore che, mettendo in luce le cause dei fenomeni sociali, deve indurre la società stessa a intervenire per modificarli e migliorarli".

"È necessario spiegar qui in poche righe le mie intenzioni di scrittore? Io ho voluto dipingere la decadenza fatale di una famiglia di operai nell'ambiente pestilenziale dei nostri sobborghi. L'ubriachezza e l'ozio portano al rilassamento dei vincoli della famiglia, alle laidezze della promiscuità, all'oblio progressivo dei sentimenti onesti, e poi, come scioglimento, alla vergogna e alla morte. Non è che un po' di morale in azione. (...)
Del resto, io non mi difendo: il mio lavoro mi difenderà. È un lavoro pieno di verità, il mio primo romanzo sul popolo, che non mentisca e che abbia l'odore del popolo. Né poi bisogna conchiudere che il popolo tutto intero sia malvagio, perché i miei personaggi non sono malvagi, non sono altro che ignoranti e corrotti dall'ambiente di aspro travaglio e di miseria in cui vivono".

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28 settembre 2002
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