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Il mondo dell'architettura ha perso uno dei suoi indiscussi geni. E' morto Kenzo Tange

Uno dei più importanti maestri del Novecento. Suo il progetto del quartiere Librino di Catania

23 marzo 2005

Lutto nel mondo dell'architettura che ha perso uno dei suoi geni indiscussi. E' morto ieri a Tokyo Kenzo Tange, celebre architetto giapponese famoso in tutto il mondo. Tange aveva 91 anni e, secondo quanto hanno riferito i familiari, è morto per insufficienza cardiaca.

Tange è stato uno dei più grandi rappresentanti dell'architettura giapponese e mondiale del dopoguerra, il suo nome insieme a quelli di Le Corbusier, Wright e i più recenti Piano e Ghery hanno arricchito le pagine della storia dell'arte.
Tange fu incaricato della ricostruzione di Hiroshima, dove il "Peace Park" e il centro fecero della città il simbolo dell'anelito umano per la pace e divennero il primo "memorial park" del genere. Sua anche la celebre piscina per le Olimpiadi di Tokyo del 1964 e, di recente, il grattacielo che ospita il governo metropolitano di Tokyo.
In Italia aveva lavorato alla realizzazione dei centri direzionali di Napoli e Bologna e aveva presentato il progetto per il nuovo centro direzionale "Sdo" di Roma, la mai nata "città degli uffici" da costruire tra Pietralata e Centocelle.
"Sono un innamorato di Roma, che ho visitato almeno 150 volte dopo la guerra" - disse in un'intervista del 1989 - ma so anche che così com'è oggi la città è destinata a morire. Non c'è più tempo da perdere".
Ma il suo progetto di una nuova città di 150.00 abitanti, attorno a grandi viali per lo più rettilinei, aperti solo ai pedoni, con strade sotterranee per le auto e le sedi dei ministeri governativi e del mondo degli affari dislocate ai margini dei viali, nascosti ma bene inseriti anche nel tessuto urbanistico della nuova città, sono rimasti nel cassetto.

Kenzo Tange era nato nella piccola città di Imabari, nell'isola di Shikoku. A 74 anni vinse il prestigioso Pritzker La celebre piscina olimpionica di TokyoPrize. La sua arte fu profondamente influenzata dai lavori di Le Corbusier e dalla corrente del ''brutalismo'', fin da quando, nel 1935, frequentava la facoltà di architettura dell'università di Tokyo. Nel 1946 divenne professore assistente nella stessa università e fondò il Tange Laboratory, al quale presero parte alcuni dei maggiori architetti giapponesi.
Tra le sue innumerevoli opere l'Expo internazionale di Osaka del 1970, il Park Tower di Shinjuku che ospita l'hotel "Grand Hyatt", la cattedrale cattolica di Tokyo e la nuova sede della Fuji Tv nell'isola artificiale di Odaiba.
 Nel suo studio di architettura di Tokyo vicino al "Palazzo Akasaka", residenza del principe ereditario, lavorano più di 100 architetti, con filiali a Parigi, New York, Singapore e Sidney.

''Peace park'' a HiroshimaKenzo Tange lavorò anche in Sicilia. La sua morte rievoca a Catania uno dei sogni dell'architetto giapponese che progettò una città 'satellite' ma che è diventato uno dei quartieri più difficili del capoluogo etneo, sia dal punto strutturale sia da quello sociale. E' il rione di Librino, dove vivono oltre 47 mila abitanti, e che sarebbe dovuto diventare la città modello di Kenzo Tange.

Previsto nel Piano regolatore generale di Luigi Piccinato, adottato nel 1964 e approvato nel 1969, Librino era stato progettato per essere l'espressione di una Catania moderna e contemporanea: l'altra città.
Nel 1970, in esecuzione del decreto dell'assessorato regionale allo Sviluppo economico, il Comune di Catania affidò al Gruppo Kenzo Tange e Urtec di Tokio la redazione del piano particolareggiato e all'Italstat l'incarico di effettuare gli studi preliminari.
Librino, una New Town, una Milano 2, collegata al centro da un asse viario. Un progetto ambizioso, sia per dimensioni territoriali, sia per numero di abitanti.
Il quartiere si configurava come una città nuova: la versione italiana delle grands ensembles realizzate in Francia agli inizi degli anni 60. Il progetto fu consegnato nel 1972 e reso esecutivo come Piano di Zona nel 1976: l'area doveva essere capace di ospitare 62 mila abitanti, e comprendeva, oltre al borgo rurale denominato appunto Librino, i borghi rurali Bonaventura, Castagnola, Bummacaro, Moncada, San Teodoro, Grimaldi, Nitta, Sant'Agata e San Giorgio.
L'obiettivo era quello di riequilibrare verso sud-ovest gli insediamenti residenziali della città; insediamenti, questi, che, almeno dalla fine dell' '800 si erano pressoché tutti concentrati in direzione nord-est.

Nelle previsioni del piano il quartiere di Librino era destinato alle abitazioni degliLibrino operai delle imprese insediate nella vicina area industriale di Pantano d'Arci, con l'obiettivo di ridurne gli spostamenti necessari a recarsi sui luoghi di lavoro. Contemporaneamente, al fine di consentire un collegamento diretto con il centro della città, ed in particolare con i due nuovi centri direzionali previsti a Cibali e Picanello, Luigi Piccinato aveva previsto la realizzazione di un grande asse attrezzato (urban highway) che avrebbe anche contribuito a spezzare il sistema monocentrico che caratterizzava Catania.

Librino, purtroppo, non divenne nulla di tutto ciò, e il sogno del grande architetto giapponese è diventato una brutta realtà per i catanesi.

- il sito ufficiale di Kenzo Tange

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23 marzo 2005
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