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La Sicilia e il Sud in generale stanno peggio della Grecia

Dal Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2015: Sud alla deriva mentre aumenta il divario con il Centro-Nord

31 luglio 2015

Dati pesanti, quelli del Rapporto Svimez che mostra un Paese diviso e diseguale, dove il Sud è alla deriva e scivola sempre più nell'arretramento.
"Il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni, il livello più basso almeno dal 1977, anno di inizio delle serie storiche Istat", si legge nel Rapporto che sottolinea come il prezzo più alto è pagato da donne e giovani.
"Dal 2000 al 2013 il Sud è cresciuto del 13% la metà della Grecia che ha segnato +24%: oltre 40 punti percentuali in meno della media delle regioni Convergenza dell'Europa a 28 (+53,6%)", c’è scritto ancora nel Rapporto Svimez, mettendo in evidenza che, nel periodo, l'Italia nel suo complesso è stato il Paese con meno crescita dell'area euro a 18 con il +20,6% a fronte di una media del 37,3%.

Dunque un Paese diviso e diseguale, "dove il Sud è la deriva e scivola sempre più nell'arretramento: nel 2014 per il settimo anno consecutivo il Pil del Mezzogiorno è ancora negativo (-1,3%) e il Pil pro capite tra Centro-Nord e Sud nel 2014 ha toccato il punto più basso degli ultimi 15 anni, con il 53,7%".
Tra le pessime previsioni che si possono leggere nel Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2015, anche quelle riguardante l’aspetto demografico. "Nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174 mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l'Unità d'Italia: il Sud sarà interessato nei prossimi anni da un stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili".
Non solo. "Il Sud è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l'assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all'area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente".

In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2014 è sceso al 53,7% del valore nazionale, un risultato mai registrato dal 2000 in poi. Lo scorso anno infatti quasi il 62% dei meridionali ha guadagnato meno di 12 mila euro annui, contro il 28,5% del Centro-Nord.
A livello di regioni il divario tra la più ricca, Trentino Alto-Adige con oltre 37 mila euro, e la più povera, la Calabria con poco meno di 16 mila euro, è stato di quasi 22 mila euro, in crescita di 4 mila euro in un solo anno. Tutto questo si riflette nel rischio povertà che coinvolge una persona su tre al Sud e solo una su dieci al Nord.
La regione italiana con il più alto rischio di povertà è la Sicilia (41,8%), seguita dalla Campania (37,7%) ma in generale al Sud è aumentata rispetto al 2011 del 2,2% contro il +1,1% del Centro-Nord.

Continua poi l'andamento contrapposto dell'occupazione tra i giovani e i meno giovani. Se gli occupati under 34 in Italia dal 2008 al 2014 sono scesi di oltre 1 milione e 900mila unità (- 27,7%) al Sud il calo sfiora il -32%. Insomma se negli anni 2008-2014 il Sud perde 622 mila posti tra gli under 34, ne guadagna 239 mila negli over 55, a conferma dell'invecchiamento e dello scarso ricambio della forza lavoro.

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31 luglio 2015
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