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Quel che resta dei beni culturali di Enna... poco, molto poco. Un articolo di V. Cimino

19 aprile 2007

''Quel che resta dei beni culturali di Enna''
di Vincenzo Cimino (ViviEnna.it)

Ad un ''forestiero'' se si chiedesse di parlare o scrivere d'Enna, curiosamente lo farebbe pensando al passato. Si affida alla storia con letture di solito sommarie: al tempo dei romani ''Enna granaio d'Italia'', e degli arabi ''Enna inespugnabile'' per venire agli ultimi secoli ''Enna ombelico della Sicilia''.
Perfino di recente con un'evidente forzatura c'è stato chi ha raffigurato la Città come ''culla della
cultura della Sicilia interna''
citando uomini e beni. Però, ripetiamo, si racconta sempre al passato. Mai si descrive al presente mancando sia la culla sia il neonato, che sarebbe la cultura. Da parte nostra, messi da canto gli ennesi viventi essendo a dir poco povera la vita culturale cittadina, osserviamo il reale patrimonio fisico. Non si vuole scoprire chissà cosa, ma dare qualche fattore di verità. Tra i tanti beni puntiamo ancora una volta l'attenzione sul Teatro Garibaldi, l'area del Castello e della Rocca, il Museo Alessi.

Teatro Garibaldi. Chiuso da più lustri per lavori di restauro pagati dai cittadini, è fino ad oggi inaccessibile perché mancano 160 mila euro alla conta. Si patirebbe a credere se non vivessimo nei luoghi di Giufà ove l'assurdo si rappresenta con la burla. Che fare? Se non si vuole che la Regione dia un contributo modestissimo, se si rifiuta l'accesso ad un mutuo ordinario irrisorio, non resta altro che il lancio di una sottoscrizione con sponsorizzazione. Sarebbe uno scatto d'orgoglio anche per finirla con i lagni e i fariseismi di certuni.
Castello e Rocca. Sul loro degrado non c'è visitatore che non resti sconcertato. Gli ennesi per pigrizia mista a sfiducia hanno fatto il callo all'abbandono, all'azione distruttiva, al disinteresse, all'incuria. La vicenda è uno scandalo in sé, oltre ad essere l'immagine triste e violenta d'Enna. Siamo alla solita domanda: cosa fare? Se è impossibile, ad esempio, avere sostegno finanziario mancando un progetto esecutivo si affidi all'Università la sua elaborazione. Sarebbe in ogni caso un fatto nuovo.
Museo. Da tempo non può essere visitato non avendo i fondi per essere gestito. La questione è rilevante, ma anche in questo caso va posta domanda su cosa fare. La Soprintendenza ha personale che non sa dove mettere e può, quindi, gestirlo assieme al suo. La Regione e il Comune hanno assunto centinaia di giovani, perciò non si dica che è infattibile approntare per lo meno il servizio di vigilanza.

La cultura è ricchezza enorme per qualsiasi collettività. Noi ennesi ci permettiamo di distruggere quella fisica.

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19 aprile 2007
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