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Tutti in ferie a settembre? Per rilanciare la stagione estiva ci vogliono saldi veri e non aumenti vertiginosi

Contro il salasso estivo Intesa consumatori propone una stagione estiva fatta di prezzi scontati

24 agosto 2004

Aumenta sempre più la tendenza degli italiani a tentare di prendersi le ferie sempre un po' più in là dal periodo d'agosto, per via dell'eccessivo aumento dei costi riguardanti la totalità dei prodotti. Settembre e gli inizi d'ottobre, per via della diminuzione dei prezzi, che in questi periodi raggiungono anche il 20/30%, diventano quindi i mesi più appetibili per i consumatori.
Di conseguenza per salvare la stagione turistica colpita dal caro-vacanze c'è ormai una sola possibilità: fare i saldi.
La proposta viene lanciata da Intesa consumatori, che però avverte: per avere successo i saldi devono essere ''VERI''. ''Se gli operatori economici operanti nel turismo vogliono davvero salvare la stagione turistica finora compromessa dall'esosità degli aumenti e dal 'caro-spiaggia', 'caro-ombrellone', 'caro- albergo', 'caro-bar,ristorante,pizzeria', 'caro-benzina', 'caro-autostarade' introducano nel settore sconti ed offerte con "saldi veri" e "svendite di vacanze e pacchetti turistici" dal 30 al 50 per cento, sia nei ristoranti, pizzerie ed alberghi che negli stabilimenti balneari, per consentire sia ai turisti stranieri che scelgono mete più economiche (Spagna, Grecia,ecc.), che ad una buona parte di quel 40 per cento di italiani costretti a rinunciare alle vacanze o ad una loro drastica riduzione del 50 per cento, di poterci finalmente andare, contribuendo così al rilancio dei consumi''.

Per rispondere alla corsa dell'inflazione e a quella che definisce ''la crisi più grave del dopoguerra'', secondo Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef , ''non è sufficiente la politica governativa degli annunci di improbabili 'osservatori speciali dei prezzi', istituiti 'alla carlona' con oltre tre anni di ritardo''. Perché, dice sempre riferendosi all'iniziativa del ministero delle Attività produttive, questi osservatori ''non serviranno a reprimere fenomeni speculativi diffusi ed innegabili'' , mentre invece ''occorre restituire il maltolto ai cittadini-consumatori letteralmente rapinati con il consenso dei ministri economici e con il pretesto dell'euro, non solo dai 'signori' che fanno i prezzi,ma anche dal Governo,che ha incamerato finora una plusvalenza di 2 milioni di euro al giorno,ossia 436 milioni di euro solo dagli aumenti della benzina come maggiore pressione fiscale''.

E polemicamente a proposito dell'introduzione dell'euro l'Intesa si chiede perché l'Istat ''non diffonde i dati sul vero e proprio salasso subito dai consumatori italiani dal 1 gennaio 2002, che giustamente si tengono alla larga dall'effettuare acquisti e dal rilanciare i consumi disertando come non mai, sia i supermercati (che hanno accusato un calo per la prima volta) che i luoghi di vacanza e di consumo,con una stagione turistica compromessa non soltanto per le bizze meteorologiche, ma soprattutto per il caro-prezzi''.

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24 agosto 2004
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