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Vittime di Parmalat e Cirio

Salvi i risparmiatori siciliani colpiti dal crack di Parmalat e Cirio, ma per i lavoratori ancora nessuna soluzione

26 febbraio 2004
Le indagini sulle vergognose vicende di Parmalat e Cirio continuano a fare il loro corso. Vengono arrestati figli, cognati, sorelle, intimi amici, sconosciuti, cugini, avvocati, garanti, avvocati dei garanti, etc. etc.
Si rischia di perdere un po' il filo, e già sono in parecchi che alla domanda: "Ma come sta proseguendo il fatto di Parmalat e Cirio?", rispondono con un eloquente "E chi ne sta capendo più niente?".
Di sicuro, attenti come satelliti militari americani, lo sono tutti quegli investitori e lavoratori che seguono tutti i passaggi col fiato sospeso, sforzandosi di capire quale sarà il loro avvenire, e finalmente, almeno una parte di loro, possono tirare un sospiro di sollievo.
A poter finalmente rilassare i nervi sono i 3.700 clienti del gruppo bancario Capitalia in possesso di obbligazioni Parmalat, Cirio e Giacomelli. Il Gruppo, che controlla anche il Banco di Sicilia, ha lanciato un piano di rimborso da 41 milioni di euro denominato "Protezione investimento".

Il programma è stato indirizzato alla clientela non-professionale, ovvero a quei piccoli risparmiatori, che alla data del primo gennaio 2004 deteneva corporate bond (obbligazioni emesse dalle aziende private) emessi o garantiti da gruppi italiani.
"Protezione investimento" è rivolto ai circa 700 risparmiatori che hanno investito in obbligazioni Parmalat e Cirio, al cui collocamento sul mercato primario degli investimenti ha contribuito Capitalia. A questi clienti, il Gruppo ha assicurato la copertura totale delle perdite subite a seguito del tracollo delle due aziende. Destinatari del progetto sono anche i 3.000 possessori di bond Parmalat, Cirio e Giacomelli, per le cui emissioni Capitalia non ha avuto alcun ruolo: per questi risparmiatori è stata garantita una copertura pari alla metà delle perdite subite dopo i crac finanziari delle società.

Il piano di rimborso Capitalia partirà lunedì prossimo (1 marzo) e avrà una durata di due mesi. In questo periodo i clienti interessati potranno dare la loro adesione recandosi nelle agenzie delle banche affiliate al Gruppo, dove riceveranno tutte le informazioni necessarie per poter accedere ai rimborsi. I titoli rimarranno comunque di proprietà dei clienti, che potranno disporne liberamente.
Capitalia ha pensato alla creazione di una Commisione di conciliazione indipendente, per chi non volesse aderire al programma, commissione in cui saranno rappresentate anche le associazioni dei consumatori e che avrà il compito di valutare i singoli casi e decidere rimborsi adeguati, superiori o inferiori a quelli originariamente proposti dal piano. Sono inoltre previste anche forme di permuta per i clienti che vogliono disfarsi di obbligazioni di altri gruppi industriali italiani di cui non si fidano più.

Per i lavoratori Parmalat siciliani, le cose non vanno alla stesa maniera, infatti dopo aver protestato occupando il consiglio comunale di Terme Vigliatore e la sede della provincia di Messina, una quarantina di lavoratori della "Ciappazzi", l'ex sindaco del comune siciliano, Bartolo Cipriano, che coordina l'unità di crisi, l'assessore provinciale Salvuccio Materia, e alcuni sindacalisti ieri mattina sono arrivati in pullman a Collecchio per un presidio davanti alla sede della Parmalat in via Grassi.
"Siamo fermamente intenzionati a salvare un patrimonio importante per la nostra area - ha detto Cipriano - crediamo sia necessario e possibile inserire la Cosal, la società del gruppo Tanzi che aveva rilevato la Ciappazzi (acque minerali e bevande attiva da oltre 100 anni) dal gruppo Ciarrapico, nel decreto Marzano".

I lavoratori dicono no al fallimento che viene invece ipotizzato per l'azienda. "Abbiamo lavorato per salvare questa unità produttiva ottenendo - ha aggiunto Cipriano - il ripristino della concessione produttiva che era stato perso nel passaggio tra le due gestioni, ma da settembre non siamo più riusciti a avere risposte dirette da Parmalat". La Ciappazzi dava lavoro a 60 dipendenti, più un indotto superiore alle 100 unità: "E' quindi di grande importanza per la nostra area - hanno sostenuto i sindacalisti che puntano a un incontro con il commissario Bondi - ma da un anno l'azienda è chiusa".

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26 febbraio 2004
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