A Castellammare (TP) c'è un allevamento di tonno rosso per giapponesi
Si chiamano Tuna Farming, e non si tratta di giostre ma di quattro gabbie, di 50 metri di diametro e 30 di profondità che da maggio a dicembre ospitano circa tremila tonni, (800 per gabbia), una sorta d'anticamera di cimitero per i tonni.
Le acque, macchiate dagli abbondanti liquami dei pesci, vengono navigate ogni giorno da sub che controllano la condotta degli ospiti: che mangino e soprattutto che mangino l'intera razione. Perché quello che viene definito "allevamento di tonno rosso" in realtà non è altro che un ingrassaggio del preziosissimo pesce, la cui carne è molto apprezzata dai giapponesi.
Il progetto, costato una ventina di miliardi e finanziato da un'azienda alcamese (Ittica del Golfo), una marsalese (New eurofish) che ne ospita una giapponese e una spagnola (Ricardo Fuentes e Hijos), ha l'intento di fare ingrassare i tonni in cattività in modo "naturale" preparando delle speciali "tabelle dietetiche" che li aiutino a riprodurre, in gabbia, le stesse quantità di grasso che avrebbero se fossero in libertà.
A Castellammare del Golfo i tonni vengono poi sistemati nelle gabbie.
Poiché i tonni sono predatori, la prima settimana, sommersi da quantità notevoli di pesce azzurro congelato, si rifiutano di mangiare, arrivando persino ad azzannarsi. Poi si abituano a essere ingozzati, secondo criteri "scientifici" per sei mesi, finché alle porte di Natale vengono uccisi e spediti sulle tavole dei ricchi giapponesi, disposti a pagare un tonno fino a 80 mila dollari.
Ma solo se grasso.
Questo business, che rischia di trasformarsi nel colpo di grazia per una specie già in declino, ha ormai raggiunto livelli preoccupanti: i 18 impianti in diverse località, Spagna, Croazia, Messico, Malta, Giappone e Italia, nel 2001 hanno prodotto circa 20.000 tonnellate di prodotto, 6.400 in più rispetto al 1999.
Il pericolo è altissimo: il collasso in pochissimi anni della specie e gravissime conseguenze sull'intero equilibrio della catena biologica, oltre che sull'ambiente.
Infatti questi allevamenti alterano l'intero assetto della fauna: i pesci piccoli avvertono la presenza di predatori e scappano, impoverendo le reti dei pescatori tradizionali.
Intanto, mentre il Wwf ha chiesto agli organi internazionali e all'Unione europea una moratoria dello sviluppo di ulteriori allevamenti di tonno nel Mediterraneo fino a un'effettiva regolamentazione a livello nazionale e internazionale, i turisti potranno calarsi nelle gabbie dei tonni.