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A Castellammare (TP) c'è un allevamento di tonno rosso per giapponesi

19 agosto 2002
Affacciandosi dal belvedere di Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, sembra di scorgere sul mare delle strane giostre galleggianti.

Si chiamano Tuna Farming, e non si tratta di giostre ma di quattro gabbie, di 50 metri di diametro e 30 di profondità che da maggio a dicembre ospitano circa tremila tonni, (800 per gabbia), una sorta d'anticamera di cimitero per i tonni.

Le acque, macchiate dagli abbondanti liquami dei pesci, vengono navigate ogni giorno da sub che controllano la condotta degli ospiti: che mangino e soprattutto che mangino l'intera razione. Perché quello che viene definito "allevamento di tonno rosso" in realtà non è altro che un ingrassaggio del preziosissimo pesce, la cui carne è molto apprezzata dai giapponesi.

Il progetto, costato una ventina di miliardi e finanziato da un'azienda alcamese (Ittica del Golfo), una marsalese (New eurofish) che ne ospita una giapponese e una spagnola (Ricardo Fuentes e Hijos), ha l'intento di fare ingrassare i tonni in cattività in modo "naturale" preparando delle speciali "tabelle dietetiche" che li aiutino a riprodurre, in gabbia, le stesse quantità di grasso che avrebbero se fossero in libertà.
A Castellammare del Golfo i tonni vengono poi sistemati nelle gabbie.

Poiché i tonni sono predatori, la prima settimana, sommersi da quantità notevoli di pesce azzurro congelato, si rifiutano di mangiare, arrivando persino ad azzannarsi. Poi si abituano a essere ingozzati, secondo criteri "scientifici" per sei mesi, finché alle porte di Natale vengono uccisi e spediti sulle tavole dei ricchi giapponesi, disposti a pagare un tonno fino a 80 mila dollari.
Ma solo se grasso.

Questo business, che rischia di trasformarsi nel colpo di grazia per una specie già in declino, ha ormai raggiunto livelli preoccupanti: i 18 impianti in diverse località, Spagna, Croazia, Messico, Malta, Giappone e Italia, nel 2001 hanno prodotto circa 20.000 tonnellate di prodotto, 6.400 in più rispetto al 1999.
Il pericolo è altissimo: il collasso in pochissimi anni della specie e gravissime conseguenze sull'intero equilibrio della catena biologica, oltre che sull'ambiente.

Infatti questi allevamenti alterano l'intero assetto della fauna: i pesci piccoli avvertono la presenza di predatori e scappano, impoverendo le reti dei pescatori tradizionali.
Intanto, mentre il Wwf ha chiesto agli organi internazionali e all'Unione europea una moratoria dello sviluppo di ulteriori allevamenti di tonno nel Mediterraneo fino a un'effettiva regolamentazione a livello nazionale e internazionale, i turisti potranno calarsi nelle gabbie dei tonni.

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19 agosto 2002
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