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Cantieri Anas e ferroviari fermi per carennza di fondi. Siccome i conti pubblici sono peggio di quello che ci si aspettava...

30 maggio 2006

''Quello che appare adesso è che gli strumenti di controllo del disavanzo predisposto per il 2006 creano una situazione di grave tensione, quale il rischio di chiusura di cantieri in settori importanti come ferrovie e Anas''.
Sono state queste le parole riferite ai giornalisti dal ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa, dopo un vertice informale a Palazzo Chigi, tenutosi nei giorni scorsi, con il premier Romano Prodi ed i ministri Amato, Bersani, i due vicepremier D'Alema e Rutelli ed il sottosegretario alla presidenza del consiglio Enrico Letta.
Per usare parole sicuramente non professionali ma semplici, il ministro dell'Economia ha detto che dopo aver dato un primo sguardo ai conti lasciati dal precedente governo si teme che non ci siano i soldi necessari per concludere quei cantieri che avrebbero dovuto ammodernare il sistema dei trasporti in Italia.

''Una situazione preoccupante - ha spiegato il ministro - e per questo ho chiesto una riunione per rappresentare le mie prime valutazioni sulla situazione dei conti pubblici''. Anche se, ha evidenziato Padoa Schioppa, ''la due diligence non è ancora compiuta, le situazioni si vanno chiarendo e la realtà è più grave di quanto ci potesse apparire in un primo momento''. ''Nei giorni scorsi - ha ricordato il ministro - avevo detto che le due grandezze chiave, il rapporto deficit-pil ed il saldo primario nel 2005, erano a livelli peggiori del '92. Quello che appare adesso è che gli strumenti di controllo del disavanzo predisposti per il 2006 creano situazioni di grave tensione, quale il rischio di chiusura di cantieri in settori importanti come le ferrovie e l'Anas''.

E per la tanto sospirata modernizzazione di ferrovie e autostrade ci vorrebbero, facendo due conti, due miliardi per l'Alta velocità, uno per la linea ferroviaria tradizionale e 1 miliardo e mezzo per strade e cantieri. In totale a Ferrovie e Anas sono necessari 4,5 miliardi di euro, mancando questi si rischia lo stop già a fine luglio-inizio agosto dei cantieri già avviati.
Le Ferrovie, infatti, devono proseguire nella costruzione di nodi ferroviari strategici, come il completamento della linea ad Alta velocità su rotaia che collegherà Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. E l'Anas deve investire per la famigerata Salerno-Reggio Calabria o per gli ultimi 4 chilometri che mancano per completare l'anello del Grande raccordo anulare di Roma.

''La chiusura dei cantieri Anas e Fs? È quello che vorremmo evitare'', ha detto giusto ieri da Bruxelles Romano Prodi, dove comunque si è recato non per parlare di questa grande incognita che penzola come una spada di Damocle sopra la testa del Paese.
Il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro invece ha puntato il dito contro il precedente governo ''che ha illuso i cittadini, ha fatto come Vanna Marchi con i prodotti placebo''. Ed ha confermato i tempi ormai strettissimi dell'emergenza: ''Non ci sono i soldi, il ministero del Tesoro non ha neanche le risorse ordinarie da trasferire ad Anas e Ferrovie e tra due-tre settimane questi soggetti potrebbero non essere in grado di far camminare i cantieri''.

L'allarme rosso sta intanto suonando nelle stanze dei manager delle Ferrovie. Ieri il numero uno Elio Catania è stato a colloquio dal ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi per più di due ore. Un incontro che ha passato in rassegna i nodi delle Fs, i conti in rosso, e il tema dei cantieri a rischio dell'Alta velocità.
In cima alla lista delle opere a rischio blocco c'è poi l'arteria stradale del Mezzogiorno: la Salerno-Reggio Calabria i cui 443 sono stati divisi in 6 maxi-lotti in diverso stato di avanzamento. Completati 121 Km, un altro centinaio è fermo alla progettazione, mentre per il resto, diviso tra procedura d'appalto e lavori in corso, la chiusura dei cantieri è questione di mesi. Altro investimento a rischio è il Passante di Mestre. Per l'attesa che questa opera genera nel Nord Est il blocco dei lavori sui 32 Km già finanziati dal Cipe potrebbe trasformarsi in una vera bomba politica. Sul fronte ferroviario una rinuncia clamorosa sarebbe quella sui lavori per la Tav che - difficoltà in Val di Susa a parte - è stata definita opera strategica anche nel programma di Centrosinistra.

Ma, il problema è che gli orientamenti politici con il pericolo ''stop cantieri'' centrano poco, la penuria di fondi, infatti, è stata sancita in modo bipartisan: ha iniziato la finanziaria 2006 che ha tagliato le richieste sia delle Ferrovie che dell'Anas. Ferrovie aveva chiesto 4 miliardi (Tav esclusa), Tremonti ne aveva concesso uno solo. Le Ferrovie hanno fatto fronte alla necessità racimolando 900 milioni dalla vendita degli immobili e puntando a 1,1 miliardi di risparmi interni.
Mentre sull'Alta velocità i fondi necessari di 2 miliardi non sono nemmeno stati previsti dal governo Berlusconi. Discorso analogo per le strade: il presidente dell'Anas Vincenzo Pozzi aveva segnalato un fabbisogno di 3 miliardi, invece è stato imposto un tetto da 1,1 miliardi creando un buco di 1,9, cui si aggiungono altri 400-500 milioni necessari per gli interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria sull'intera rete di 20.286 Km.
C'è inoltre da ricordare che Anas e Fs sono i due più grandi committenti di appalti del Paese, quindi: ''Se i cantieri fossero bloccati - spiega il presidente dell'Associazione dei costruttori, Ance, Claudio de Albertis - ci sarebbe un caduta degli investimenti nel settore delle opere pubbliche di circa il 3%, con severo impatto sull'economia e sull'occupazione''.

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30 maggio 2006
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