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Come va il lavoro in Italia?

In aumento le assunzioni a tempo indeterminato, in aumento (in Sicilia) il lavoro sommerso e l'abusivismo

21 gennaio 2016

Nei primi undici mesi del 2015 è aumentato, rispetto al corrispondente periodo del 2014, il numero complessivo delle assunzioni nel settore privato (+444.409, pari al +9,7%) per effetto soprattutto della crescita dei contratti a tempo indeterminato (+442.906, pari al +37%); sono aumentate anche le assunzioni con contratti a termine (+45.817, pari al +1,5%) mentre sono diminuite le assunzioni in apprendistato (-44.314, pari al -20%). Lo rende noto l’Inps.

Le variazioni più significative dei flussi di nuovi rapporti di lavoro sono state registrate nelle regioni del Nord, in particolare Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia. Significativamente aumentate sono pure le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro a termine, comprese le "trasformazioni" degli apprendisti: complessivamente sono risultate 469.351 con un incremento rispetto al 2014 del 25,7%. Decisamente più modeste le variazioni nelle cessazioni (+2,1% nel complesso; +1,9% per i contratti a tempo indeterminato). A consuntivo di queste dinamiche dei rapporti di lavoro dipendente, la loro variazione netta - vale a dire il saldo tra assunzioni e cessazioni - attesta, per il periodo gennaio-novembre 2015, un miglioramento, nel confronto con l’analogo valore per l’anno precedente, pari a 356mila unità. Su base annua, considerando quindi gli ultimi dodici mesi, si evidenzia una crescita complessiva delle posizioni di lavoro dipendente pari a 300.000 unità, effetto di una crescita rilevante delle posizioni di lavoro a tempo indeterminato (oltre 450.000 in più) e di una contrazione di quelle regolate con contratti a termine e apprendistato.

Tali andamenti spiegano anche il cambiamento nell’incidenza dei rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati, passata dal 31,9% dei primi undici mesi del 2014 al 38,6% dello stesso periodo del 2015.
Nella fascia di età fino 29 anni, l’incidenza dei rapporti di lavoro "stabili" sul totale dei rapporti di lavoro è passata dal 24,5% del 2014 al 31,3% del 2015. Sul totale dei nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato (1.640.630 assunzioni e 388.454 trasformazioni da tempo determinato) quelli instaurati con la fruizione dell’esonero contributivo risultano 1.159mila (889mila assunzioni e 269mila trasformazioni).

Quanto alla composizione dei nuovi rapporti di lavoro in base alla retribuzione mensile, si registra per le assunzioni a tempo indeterminato una crescita delle retribuzioni intermedie (tra 1.250 euro e 2.250) con una diminuzione della quota sia di quelle inferiori che di quelle superiori.
Per i contratti a termine si evidenzia un leggero slittamento verso retribuzioni maggiori, con una riduzione della quota di quelle inferiori a 1.500 euro. Per quanto riguarda i buoni lavoro, nei primi undici mesi del 2015 risultano venduti 102.421.084 voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento medio nazionale, rispetto al corrispondente periodo del 2014 (61.129.111), pari al 67,5%, con punte del 97,4% in Sicilia, dell’85,6% in Liguria e dell’83,1% e 83% rispettivamente in Abruzzo e in Puglia.

Parallelamente all’aumento dei contratti a tempo indeterminato, in Sicilia si registra un aumento del lavoro sommerso.
Nel 2013 sono state 306.900 le unità di lavoro irregolari che nell'arco di tre anni hanno registrato una variazione tendenziale poco significativa, prossima allo zero (-0,3%). Mentre, nello stesso periodo di tempo i lavoratori regolari sono diminuiti di 50.800 unità, con un calo del 4,0%.
Con questi numeri l'Isola raggiunge il 20,0% di lavoro sommerso, un valore superiore di oltre 7 punti rispetto alla percentuale registrata a livello nazionale (12,8%) ed è la quarta regione, dopo Lombardia, Campania e Lazio, per numero assoluto di occupati non regolari e terza, dopo Calabria e Campania, per elevato tasso di irregolarità.
I dati sono di un report dell'Osservatorio Mpi di Confartigianato Sicilia su dati Istat, pubblicati lo scorso novembre.

E se nella regione un lavoratore su 4 non è regolare, non va certo meglio sul fronte abusivismo e concorrenza sleale alle imprese artigiane. Al 3° trimestre 2015, dice il report, oltre 45 mila piccole e medie imprese artigiane, vale a dire il 60 per cento del totale delle imprese artigiane, hanno subito la concorrenza sleale degli abusivi.
Il 29,1% di queste imprese appartengono al settore più colpito: le costruzioni (22.293); il 27,7% agli altri tre settori più soggetti al fenomeno: servizi alle persone (15,6%), attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (6,1%), trasporti e magazzinaggio (5,9%).
Ed è anche dietro le pieghe dell'abusivismo nell'artigianato che si cela il lavoro sommerso, che nella nostra regione raggiunge la quota più alta a Ragusa (64,3%), Messina (63,1%) e Siracusa (61,8%).

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21 gennaio 2016
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