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Crisi e "fame di lavoro" al Sud

Dall'inizio della crisi nelle regioni meridionali si sono persi 580mila posti di lavoro

29 luglio 2015

Dal 2008 al primo trimestre del 2015, in Italia si sono persi 932.000 posti di lavoro (-4%), di cui -580.000 nelle regioni meridionali. Mentre al Nordest il calo è stato di -187.000 unità, al Nordovest -163.000 e al Centro di -3.000.
A dirlo l'Ufficio Studi della Cgia di Mestre che ha analizzato il trend occupazionale in Italia dall'inizio della crisi. Analisi a seguito delle previsioni del Fmi in materia di lavoro.
In termini assoluti, secondo i dati della Cgia, le regioni più colpite nel periodo preso in esame sono state quelle del Sud: in SICILIA gli occupati sono diminuiti di 168.000 unità (-11,4%), in Campania di 129.000 (-7,7%) e in Puglia di 100.000 (-7,9%). In tutte le regioni meridionali il calo occupazionale ha interessato 580.000 lavoratori (pari al 62,2% del totale). In termini percentuali la più colpita è la Calabria (-15,7%), seguita dal Molise (-13,9%).
"I settori che hanno subito i contraccolpi più negativi - segnala Paolo Zabeo della Cgia - sono stati l'edilizia, il manifatturiero e il piccolo commercio che più degli altri hanno subito gli effetti negativi dovuti al calo della domanda interna e alla contrazione degli impieghi bancari".

Riguardo la Sicilia, secondo un’analisi di Uiltucs nel corso di quest’anno l’Isola conterà altri 20mila disoccupati in più. "Contratti pirata, concorrenza sleale e cambi di appalto senza salvaguardare i dipendenti. Così le imprese scaricano sui lavoratori del commercio gli effetti della crisi e nel 2015 in Sicilia si registrano altri 20 mila disoccupati". Queste le parole di Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia.
"Dai dati dei primi mesi del 2015 - prosegue Flauto - emerge che l'emorragia di posti di lavoro continua. Il tasso di disoccupazione schizza al 24,5% contro il 13,3% della media nazionale, mentre il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto quota 53,8% ed i consumi continuano inesorabilmente a calare. Oltre la metà delle famiglie siciliane è povera, parliamo di un milione e 71 mila famiglie".

E la "fame di lavoro" che si soffre in Sicilia la si può leggere con chiarezza nei numeri record dei tirocini attivati attraverso il programma 'Garanzia Giovani' gestito dall'assessorato regionale: oltre 22 mila. Il dato più alto d’Italia.
Per il 50% dei tirocinanti, oltre 10 mila, si tratta della prima esperienza nel mondo del lavoro. "Da un lato il dato dimostra che in Sicilia c'è fame di lavoro - ha commentato l'assessore al Lavoro, Sebastiano Bruno Caruso -, dall'altro che siamo stati pronti a dare risposte concrete a tanti giovani. Monitoriamo le misure costantemente e adattiamo gli interventi in base ai dati. Siamo in linea con le indicazioni dell'Unione europea".
Cinquemila degli oltre 10 mila tirocinanti alla loro prima esperienza lavorativa hanno un età compresa tra i 21 e i 25 anni; oltre 3 mila tra i 15 e i 20 anni e 2.500 tra i 26 e i 29 anni. In base al report di Garanzia Giovani Sicilia, il numero maggiore di tirocinanti, alla prima esperienza, si concentra nella provincia di Catania con 2.089 persone, seguono Palermo (1.985), Agrigento (1.492), Messina (1.059), Trapani (1.027), Siracusa (834), Enna (799), Ragusa (675), Caltanissetta (570).

Per quanto riguarda i settori, al primo posto il commercio all'ingrosso e al dettaglio e la riparazione di autovicoli e motoveicoli con 2.844 tirocini attivati; seguono le attività di servizi di alloggio e di ristorazione con 1.506, le attività manifatturiere con 1.169, le attività professionali, scientifiche e tecniche con 1.095, i servizi con 938, la sanità e l'assistenza sociale con 786 tirocini e le costruzioni, 607 tirocinanti.
In totale le adesioni attive sono 110.148, il 35% di chi ha aderito ha un diploma secondario che non permette l'accesso all'Università, 9.627 persone la laurea, 7.828 un diploma superiore, oltre 30 mila persone non hanno dichiarato il titolo di studio.

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29 luglio 2015
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