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Il periodo nero delle grandi industrie siciliane

Quello che rischiano i lavoratori del polo chimico di Siracusa, con la chiusura degli impianti Eni

29 aprile 2004

Non è solo la crisi della Fiat che in Sicilia ha oramai sotterrato il mito del posto sicuro nelle grandi aziende industriali.

Quella decisa dai grandi gruppi industriali nei confronti del polo chimico di Siracusa è una politica di totale disimpegno, e senza possibilità di replica o discussione l'Eni ha annunciato nettamente la volontà di chiudere parte degli impianti,  azione che avrebbe, ovviamente, nella provincia pesanti ricadute sul fronte dell'occupazione.

Già alla fine del mese scorso i sindacati della Cgil, Cisl e Uil, hanno dovuto fare i conti con l'enorme gravità dei fatti del polo chimico di Siracusa, che le decisioni prese dai grandi gruppi industriali a fronte della crisi dell'Eni e il lassismo dei politici hanno prodotto. All'inizio di aprile i sindacati, ad un incontro al dipartimento delle Politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno e l'occupazione, hanno solo potuto constatare come l'Eni  insieme ai rappresentati del governo nazionale e regionale aveva disertato il tavolo di lavoro che si era programmato per affrontare il problema. Davanti al tavole della trattative, oltre alla presenza dei sindacati soltanto quella del presidente di Syndial Cuomo, che nella circostanza ha riconfermato la chiusura dell'impianto di clorosoda e, con esso, come nel più tragico effetto domino, quella dell'impianto di polioli di Dow Chemical rifornita, a sua volta, proprio dall'ossido di propilene. Inoltre il gruppo industriale Syndial, visto la totale assenza d'intenti, ha continuato a tacere la possibilità di una qualsiasi riconversione, non lasciando nessuna possibilità di discussione e di accordo per il futuro.
La risposta del sindacato non si è fatta attendere stabilendo una serie di iniziative che si sono già svolte durante tutto il mese e che culmineranno il 18 maggio in uno sciopero generale con la fermata degli impianti.

L'irremovibile decisione dell'Eni e la chiara politica di disimpegno adottata dal governo regionale e nazionale insieme alle industrie interessate, porteranno la zona del siracusano verso una vera e propria desertificazione industriale che si andrà ad aggiungere alle pessime situazioni che il settore industriali siciliano sta attualmente vivendo.

Nelle scorse settimane un migliaio di metalmeccanici della provincia di Siracusa hanno manifestato a Punta Cugno, l'area industriale attrezzata circa 20 anni fa per la realizzazione di grandi infrastrutture dove vi sono state costruite importanti piattaforme petrolifere e dove gli investimenti negli anni passati sono stati nell'ordine dei miliardi.
La chiusura di una parte degli impianti Eni comporterebbe la perdita, nel comparto metalmeccanico della provincia di 500 posti di lavoro che andrebbero ad aggiungersi ai 685 persi l'anno scorso.

Due giorni fa sono stati circa 4 mila persone che hanno partecipato alla manifestazione per la difesa e il rilancio del polo chimico e contro il piano di dismissioni Eni e Dow.
Due cortei sono confluiti nel piazzale Pantheon per un'assemblea cittadina alla quale hanno partecipato i segretari generali di Cgil Cisl e Uil siciliane, Carmelo Diliberto, Paolo Mezzio e Claudio Barone. In piazza sono anche stati letti tre messaggi inviati da Epifani, Pezzotta e Angeletti, leader nazionali delle tre confederazioni.
Durante la manifestazione è stato annunciato l'infittirsi nelle prossime settimane delle iniziative di protesta che, come abbiamo già detto, culmineranno il 18 maggio.

"A un mese dallo sciopero generale regionale - ha detto Carmelo Diliberto, segretario della Cgil siciliana, nel comizio - che ha visto i problemi dell' industria come uno dei punti centrali, nulla è stato ancora fatto per la salvaguardia e il rilancio dei siti chimici e per la difesa dell' ambiente e della salute delle popolazioni". "A Cuffaro - ha aggiunto - vogliamo dire di non ritenersi in vacanza ora che si apre la campagna elettorale. Ci sono questioni che non possono essere sospese: chiediamo dunque la convocazione immediata presso la Regione di un tavolo con Eni, il Governo nazionale e i sindacati per il rilancio del polo chimico, la costruzione dell'accordo di programma e del piano di risanamento ambientale". "La Regione - ha concluso Diliberto - dovrà inoltre darsi da fare per garantire il rilancio dell'area di Punta Cugno, dove oggi si sprecano fior fior di professionalità".

I metalmeccanici del polo chimico di Siracusa si sono inoltre aggregati, nei giorni scorsi, alla protesta dei lavoratori Fiat di Termini Imerese solidali con gli operai di Melfi.

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29 aprile 2004
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