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La Sicilia è la regione preferita dagli extracomunitari per approdare in Italia

02 luglio 2002
La Sicilia è la regione preferita dagli extracomunitari per approdare in Italia. Lo dicono i risultati di una indagine conoscitiva svolta in tre istituti di pena siciliani (Augusta, Catania e Messina) tra i detenuti extracomunitari che hanno risposto alle domande di un questionario preparato dall'Università di Siena. I risultati della ricerca sono stati resi noti durante un incontro, svoltosi ad Adrano, sul tema "Il carcere straniero in Italia: esperienze a confronto", organizzato dal Comune.

La ricerca, svolta tra il giugno e il settembre dello scorso anno è stata condotta anche nel carcere di Arezzo. Per la Sicilia si tratta del primo studio organico sulla situazione dei clandestini in alcune carceri dell'Isola. La ricerca presentata nell'incontro, moderato dal sostituto procuratore della Repubblica di Catania Pasquale Pacifico, è stata condotta su un campione di 82 immigrati, 21 detenuti a Catania, 24 a Messina e 37 ad Augusta, sei dei quali donne.

Il 26 per cento di essi ha detto di preferire la Sicilia come porta d'ingresso per l'Italia, il 20 per cento preferisce invece la Puglia. Le nazionalità prevalenti nei tre istituti siciliani sono quella albanese (21,3%), tunisina (28,8%) e marocchina (17,5%). Il 66,7% si dichiara musulmano, il 28,2% cristiano, il 2,5% animista e l'1,3% buddista. Il 48,8% dei detenuti extracomunitari nei tre penitenziari siciliani si trova in carcere per spaccio e traffico di droga; il 23,2 % per reati contro il patrimonio.

Nel periodo della ricerca appena il 3,7% scontava una pena per reati contro la legge sull'immigrazione clandestina. Una situazione che dopo i massicci sbarchi compiuti recentemente sulle coste catanesi e siracusane è mutata rispetto al dato emerso lo scorso anno. Dal gennaio di quest'anno, infatti, il numero dei detenuti extracomunitari è aumentato di 40 unità nella sola Casa circondariale di Catania. La maggior parte di loro è finita in carcere con l'accusa di far parte delle varie organizzazioni che gestiscono il traffico di uomini. Il 65% vorrebbe seguire un corso di lingua italiana; l'82,5% non sa che per loro è prevista la figura di un mediatore linguistico-culturale.

Fonte: La Sicilia

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02 luglio 2002
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