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Lavori che rischiano di scomparire per sempre

La crisi ha affossato maggiormente l'artigianato e mestieri come il barbiere o il corniciaio rischiano di scomparire

18 febbraio 2016

La crisi ha affossato e continua ad affossare l'artigianato. Nel solo 2015 le imprese sono diminuite di 21.780 unità (-1,6%), mentre c'è il forte rischio che scompaiano alcuni mestieri, come i barbieri, i pellicciai, i corniciai o gli impagliatori.
A lanciare l'allarme è la Cgia di Mestre che registra come invece, parrucchiere ed estetiste (+2.180), gelaterie, rosticcerie, ambulanti del cibo da strada (+3.290) e le imprese di pulizia e di giardinaggio (+11.370) siano per contro aumentate.

Dal 2009, anno dell'inizio della crisi, in Italia il numero delle imprese artigiane è crollato di 116mila unità (-7,9%). A soffrire di più sono l'edilizia (-65.455 imprese) e i trasporti (-16.699). In sofferenza anche le attività manifatturiere, in particolar modo le imprese metalmeccaniche (-12.556 per i prodotti in metallo e -4.125 per i macchinari) e gli artigiani del legno (-8.076 che diventano -11.692 considerando anche i produttori di mobili).
A livello territoriale, sul lungo periodo, sono state le regioni del Sud ad aver "patito" le difficoltà maggiori: Sardegna (-14,1%), Abruzzo (-12) Basilicata e Sicilia (entrambe con -11,1) hanno subito le contrazioni più importanti. In questi ultimi 6 anni nessuna delle 20 regioni italiane ha fatto segnare una variazione positiva e, anche nell'ultimo anno, il segno meno compare per tutte le regioni. Per macroaree, l'indice negativo nei sei anni (2009-2015) segna un -10,1% per il Mezzogiorno, -7,8 per il Nordest, -7,3 per il Centro e -6,7 per il Nordovest. Nell'analisi della Cgia spicca anche la graduatoria dei mestieri artigiani che hanno sofferto maggiormente la crisi.

Tra il 2009 e il 2015 le professioni che hanno subito la riduzione del numero di iscritti più importante sono stati i piccoli armatori (-35,5%), i magliai (-33,1), i riparatori audio/video (-29,4), i lustrini di mobili (-28,6), i produttori di poltrone e divani (-28,4), i pellicciai (-26), i corniciai (-25,7), gli impagliatori (-25,2), i produttori di sedie (-25,1), i camionisti (-23,7) e i falegnami (-23,2).
"Ci preoccupa - rileva il segretario della Cgia, Renato Mason - lo stato di salute di alcune professioni storiche dell'artigianato che ormai stanno scomparendo. Vuoi per le profonde trasformazioni che i rispettivi settori stanno subendo o per il fatto che i giovani non si avvicinano più a questi mestieri. I barbieri, i calzolai, i fabbri, i fotografi gli ottici o i corniciai, ad esempio, sono in via di estinzione e oltre a perdere saperi e conoscenze che non recupereremo mai più, la chiusura di queste attività sta peggiorando il volto urbano dei nostri paesi e delle nostre città". [Informazioni tratte da ANSA, GdS.it]

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18 febbraio 2016
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