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Le imprese artigiane siciliane alla canna del gas!

In quattro anni hanno chiuso i battenti circa 4300 aziende artigiane

09 aprile 2013

Imprese artigiane siciliane alla canna del gas. Dal 2008 al 2012 hanno chiuso i battenti circa 4.300 aziende, passando da 86.600 a 82.388, un trend negativo nel saldo iscrizioni/cancellazioni al registro delle imprese che si sta confermando anche nei primi tre mesi del 2013, complici i debiti che la Pubblica amministrazione continua a non pagare. La cifra? Almeno 1,5 miliardi di euro.
"La situazione è difficilissima", denuncia Mario Filippello, segretario regionale della Cna Sicilia (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa), nel corso di un forum organizzato nella sede dell’Agenzia Italpress. "Negli ultimi 4 anni registriamo un andamento decrescente del numero delle imprese artigiane operanti nella regione - ha spiegato -. Una netta e preoccupante inversione di tendenza rispetto al decennio precedente, con il settore delle costruzioni che vive la crisi più drammatica assieme a quello industriale".

Una via d’uscita? "Puntare con decisione sul sistema produttivo - suggerisce Filippello -. In Sicilia la situazione è più pesante che nel resto del Mezzogiorno perché gran parte del sostegno al sistema economico arriva dall’intervento della Regione in economia, con il credito agevolato. Ma ora la situazione della Regione da un punto di vista economico e finanziario è andata deterioratasi negli ultimi cinque anni e questo pesa in modo devastante". "Noi - ha detto ancora Filippello - stiamo lavorando per ridurre la pressione fiscale. Pensiamo all’abbattimento dell’Irap, alla detassazione degli straordinari. E guardiamo con paura alla nuova tassa sull’immondizia, la Tares. E’ pura follia in questo momento, oltre che una beffa visti i servizi offerti".

Al Governo regionale, così, la Cna propone 5 punti. Il primo "riguarda un piano straordinario per il lavoro, utilizzando le risorse non spese della programmazione 2007/2014 e programmando quelle 2014/2020 per indirizzarle non solo per le opere infrastrutturali, ma in interventi per le piccole opere, ad esempio la manutenzione delle strade in città e nei piccoli centri. Nessuno - ha aggiunto - interviene più sulle strade provinciali, le scuole hanno impianti fatiscenti. Ci si può rialzare senza dover fare grandi progetti, ma puntando su interventi che abbiano un’immediata cantierabilità". Altra questione è quella del credito agevolato: "Bisogna fare funzionare i fondi di rotazione in modo celere e veloce", mentre andrebbe alleggerita la zavorra dei mancati pagamenti della P.A. alle imprese. "Parliamo di almeno 1,5 miliardi di euro", ha ribadito Filippello.
Quarto punto, "il sostegno all’occupazione usando le risorse comunitarie: bisogna invertire la rotta, basta precariato, puntiamo a sostenere il lavoro dentro le imprese, valorizzando certi strumenti, come ad esempio l’apprendistato, purtroppo pochissimo utilizzato nel nostro Paese". E infine, ha concluso Filippello, "bisogna programmare i fondi strutturali, uniche risorse disponibili per la Sicilia nei prossimi anni". [Fonte: Italpress]

Artigianato in crisi. Le associazioni di categoria chiedono interventi immediati
di Alessandra Bonaccorsi (€conomiaSicilia.com)

Il comparto artigianato soffre e lo confermano i numeri. L’anagrafe delle imprese registra saldi negativi: nel 2012 in Italia il segno meno riguarda 20.319 aziende, in Sicilia -1004, a Catania -340. Dopo Trapani e Agrigento, quella etnea è la provincia con la peggiore performance negativa. La produzione  nel quarto trimestre 2012 evidenzia un calo pari al 29,5%, il fatturato -34,9%, gli ordini -35,2%.
Gli addetti ai lavori, incontratisi alla Camera di Commercio, esprimono in coro unanime la paura del collasso dell’intero settore specie se "l’ipotesi di accorpamento dell’Ircac e della Crias (l’ente che eroga il credito agevolato agli artigiani) con l’Irfis dovesse diventare realtà" (LEGGI). Salvatore Bonura, segretario generale Cna Catania spiega: "Purtroppo c’è chi continua a considerare la Crias un ente inutile. Grave se si considera che dal ’53 ad oggi la Cassa ha erogato aiuti agli artigiani - oggi ci riferiamo a livello regionale a circa 85.000 imprese, con quasi 200.000 addetti - per ben quattro miliardi di euro, finanziando operazioni concrete e spesso risolutive per la sopravvivenza delle aziende. Per essere più vicini ai giorni nostri, si tratta di 8 miliardi di euro negli ultimi dieci anni. Non è affatto vero che i costi della Cassa ricadono sui bilanci della Regione, poiché le spese sono pagate grazie agli interessi applicati ai prestiti che la Crias concede da sempre agli artigiani".

Dall’incontro, al quale hanno preso parte anche il presidente della Cna Sebastiano Battiato, il presidente della Confartigianato Antonio Barone, il presidente della Upla Claai Orazio Platania, Sebastiano Molino e Cetti Grasso, rispettivamente presidente e segretario di Upia Casartigiani, sono emerse anche alcune precise richieste. Le associazioni chiedono: che i costi della politica vengano diminuiti sensibilmente, un piano straordinario di investimenti per il lavoro, lo snellimento di tutte le procedure burocratiche, un’azione che faciliti l’accesso al credito ordinario e che implementi quello agevolato, fiscalità di vantaggio per il settore manifatturiero, stimolare investimenti esteri, iniziative finalizzate alla lotta reale contro l’abusivismo che sta divorando le imprese che operano nella legalità, pagando tasse e tributi. E non ultimo chiedono di porre freno agli eccessi di Serit ed Equitalia, che "insistono con pretese esose rispetto al debito contestato".

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09 aprile 2013
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