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Oggi è tempo di voltare pagina. Le 3 sfide per cambiare l'agricoltura siciliana

Agricoltura è Sicilia: attenzione all'Expo 2015, alle risorse comunitarie 2013-2020 e alla riforma del mercato del lavoro

01 settembre 2014

Pubblichiamo la lettera aperta di Alfio Mannino, segretario Generale della Flai Cgil Catania, sulla situazione siciliana

L’agricoltura siciliana resta ciò che è sempre stata: una straordinaria potenzialità, traino e volano possibile per l’intero tessuto economico della Sicilia e, in particolare, della parte orientale. Ma, nonostante alcuni timidi segnali positivi, ancora oggi resta pur sempre un potenziale inespresso.
L’agricoltura siciliana vanta una varietà ed una tipicità unica al mondo con eccellenze di assoluto valore quali viticoltura, olivicoltura, ortaggi, frutta, prodotti degli allevamenti e altri prodotti trasformati. Purtroppo, dopo decenni, continuiamo a pagare ancora ritardi strutturali che non si è stati in grado di affrontare (frammentazione fondiaria e offerta produttiva, scarsa capacità di commercializzazione, mancanza di una politica di marketing) e soprattutto una filiera lunga nella quale non vi è la necessaria capacità di lavorazione e trasformazione dei nostri prodotti agricoli.

Da ciò deriva, fra l’altro, una limitata presenza dell’industria alimentare in Sicilia. Ancora una volta abbiamo di fronte delle straordinarie opportunità dateci dalle risorse comunitarie 2013-2020, oltre 2 miliardi e mezzo di euro e, nel 2015, l’occasione dell’Expo di Milano, il cui tema è "Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita", che farà accendere sull’Italia e sul settore agroalimentare i riflettori del mondo intero.
La Sicilia può affrontare questi due eccezionali appuntamenti in maniera confusa e pasticciata, oppure far si che questi rappresentino una vera svolta per l’agricoltura isolana e del nostro territorio in maniera particolare.
Come Flai di Catania, insieme alla Cgil, nelle prossime settimane metteremo in campo una forte iniziativa per il rilancio del settore agricolo e per fare accendere i riflettori sull’anello più debole della catena che sono i braccianti agricoli, sui quali la crisi si scarica pesantemente.

Certo è indispensabile il pieno coinvolgimento dell’intero mondo agricolo, ma un ruolo importante lo gioca la Regione Siciliana, sia nella programmazione dei fondi del Piano di Sviluppo Rurale, sia sul modo in cui l’agricoltura della nostra isola si presenterà all’Expo. Appare, inoltre, non più rinviabile la riforma del mercato del lavoro in agricoltura, su cui la Regione ha competenza. Eccellenza e qualità della produzione non possono più realizzarsi attraverso sfruttamento della manodopera e mancato rispetto delle leggi, poiché la qualità produttiva è parte dalla qualità del lavoro.
Proprio per questo serve una riforma del mercato del lavoro in agricoltura che consenta un controllo sociale rispetto alle procedure di assunzione e che introduca norme che permettano di contrastare efficacemente il fenomeno del lavoro nero, prevedendo, tra l’altro, l’istituzione di liste di prenotazione su basi provinciali di disponibilità al lavoro, vero deterrente contro questa annosa piaga. Appare, altresì, indispensabile prevedere delle premialità per le aziende che rispettano i contratti e la legislazione sul lavoro anche sui bandi del PSR. Nel nostro territorio è giunto il tempo che si utilizzi un marchio dell’Etna su tutti i prodotti agricoli, per dare più forza alle nostre produzioni sui mercati internazionali.

Queste sono le sfide che noi della Flai lanciamo alla politica e dalla volontà e dalla capacità di raccogliere queste sfide, misureremo la qualità dell’azione politica del Governo e dal Parlamento della Regione Siciliana.
Oggi è tempo di voltare pagina, ce lo impone l’attuale condizione economica della nostra isola, ma, soprattutto, l’impegno morale di cogliere appieno le opportunità che il nostro territorio ci offre per costruire una società migliore sotto l’aspetto economico e sociale.

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01 settembre 2014
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