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Per il Messina niente da fare: il Coni ha respinto il ricorso per restare in serie A

Adesso il Messina ha la possibilità di ricorrere al Tar del Lazio

27 luglio 2005

La Camera di Conciliazione del Coni ha respinto il ricorso del Messina per restare in serie A. Adesso il Messina ha la possibilità di ricorrere al Tar del Lazio, la cui udienza è fissata per il 2 agosto. Dalla Camera di Conciliazione e arbitrato del Coni non è stato diramato ancora ufficialmente nessun lodo arbitrale, in merito ai ricorsi delle società che hanno svolto le audizioni nel fine settimana, per le iscrizioni ai prossimi campionati di calcio.
La Camera di Conciliazione del Coni è presieduta da Pier Luigi Ronzani e composta dall'avvocato Guido Ceccinelli, i professori Marcello Foschini, Luigi Napolitano e Luigi Fumagalli e il segretario-tecnico Mario Arpino.

Il Messina ha perso momentaneamente la Serie A perché, secondo Covisoc e Coavisoc, avrebbe concluso in ritardo l'accordo con l'Agenzia regionale delle entrate sui circa 18 milioni di Irpef arretrata. Il presidente Franza ed i suoi avvocati rispondono di aver sottoscritto con la Regione Sicilia il 13 luglio la transazione per la rateizzazione in 15 anni del debito.

Pietro Franza parte all'attacco. Furibondo per le minacce che incombono sul Messina, il giovane presidente tira fuori le unghie e le carte per una nuova lotta, questa volta contro il Bologna di Gazzoni, che aveva presentato ricorso contro il Messina presso la Camera di Conciliazione arbitrale del Coni. ''In tutti questi anni Gazzoni non ha fatto altro che parlare delle plusvalenze delle altre società tramite il traffico di giocatori: proprio lui che è in condizioni pietose con il suo Bologna... che si è iscritto ai passati campionati grazie a plusvalenze che io reputo fittizie'', ha contrattaccato il presidente del Messina Franza.
''Le società che fanno capo al Bologna calcio, cioè Victoria 2000, Bologna fc, Cafi e Mondo Bologna srl (ex Spectre), hanno debiti per 110 milioni di euro - insiste Franza - colmati con giri tra le varie società che fanno parte dell'assetto del Bologna. Il patrimonio netto del Bologna si è trovato in perdita due anni fa di 40 milioni di euro, e fu ripianato con la cessione dal Bologna calcio alla propria holding, cioè la Victoria, dei diritti televisivi per 20 milioni di euro: in questo modo è stata realizzata una plusvalenza, sono state azzerate le perdite ed è stata possibile l'iscrizione al campionato. L'anno successivo questi diritti, che aveva ceduto per 5 anni, sono stati ricomprati dal Bologna fc, che adesso se li sta ammortizzando. L'anno scorso, a fronte di una perdita di 14 milioni, è stato ceduto il futuro sfruttamento del marchio per 14 milioni ad una delle società del gruppo''.

Ma da parte di Franza si punta l'indice anche sul patrimonio immobiliare del Bologna, cioè il terreno sul quale i rossoblu vorrebbero costruire il futuro centro sportivo: ''E' solo un terreno agricolo sul quale un giorno vorrebbero costruire: ad oggi non hanno nessun permesso, tanto che è coltivato a grano, hanno persino ottenuto un contributo per la coltivazione''.
Il presidente del Messina ha parlato anche di lobby che avrebbero aiutato il club emiliano: ''Non fatemi fare nomi: basta solo guardare chi è socio del Bologna e tutto e chiaro. Oltretutto Gazzoni è consigliere federale così come Ulivieri, il nuovo allenatore rossoblu. Sento parlare di serie A a 21 squadre: che bocciano il Messina fino a farlo riammettere dal Consiglio di Stato. Se ci daranno torto - insiste Franza - ci rivolgeremo al Tar, perché siamo certi al 1000% delle nostre ragioni. Quelli del Coni sono solo dei giudici arbitrali. Insomma, ci farebbero fuori per un eventuale ritardo di 24 ore, mentre per regolamento non possiamo aderire al Lodo Petrucci: si dimenticano però che quando siamo entrati in società abbiamo tirato fuori 40 milioni di euro e come tanti altri non abbiamo pagato l'Irpef. Come la Lazio. Poi è arrivato l'accordo di rateizzazione con le Entrate per 15 anni. Se non ci confermano in serie A, il Messina scompare''.

''Noi abbiamo avuto nove anni di serie A con bilanci con certificazione piena''. Così, con tono pacato ma fermo, l'azionista di maggioranza del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara, ha risposto alle accuse del presidente del Messina, Franza, secondo il quale la società rossoblu avrebbe 220 miliardi di lire di debiti e sarebbe destinata al fallimento in caso di retrocessione in B.
''Ribadisco - ha sottolineato ancora Gazzoni - la certificazione piena degli organi di vigilanza. Quindi non abbiamo niente da dire su quello che dice il dottor Franza. Noi abbiamo certificazione piena, i nostri bilanci sono controllati dallo studio Gnudi, non abbiamo problemi a riguardo, non mi risulta''. Era stato proprio Gazzoni, un anno e mezzo fa, a innescare la battaglia sul doping amministrativo che - secondo le sue accuse - aveva gonfiato e alterato i bilanci di numerosi club professionisti. Più volte l'azionista di maggioranza rossoblu aveva pure invocato il rispetto delle regole e, forse, la decisione della Camera di conciliazione del Coni potrebbe significare un'inversione di tendenza, un messaggio. Il vento è cambiato: ''Sì, può darsi'', ha annuito Gazzoni. Nessuna festa però, anche se fosse ufficializzata l'esclusione del Messina dalla A: ''Sportivamente ci sentiamo in serie B, non mi sento affatto in A''. Retrocesso sul campo, il Bologna potrebbe però tornarci: ''Aspettiamo, ci mancano ancora due stadi da passare. Vedremo se la giustizia ordinaria coinciderà con quella sportiva''. Gazzoni si riferisce agli eventuali ricorsi del Messina alla giustizia amministrativa, al Tar e al Consiglio di Stato.

Fonte: La Sicilia

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27 luglio 2005
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