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Per San Valentino gli innamorati regalano fiori coltivati nella terra di Sicilia

Un vivaio chiamato Sicilia. Un fiore su cinque regalato per San Valentino è siciliano

14 febbraio 2004
Rose, lilium, gladioli, gerbere, garofani, piante ornamentali e aromatiche raggiungono dall'Isola tutt'Italia grazie ad un comparto in continua crescita. Già, un fiore su cinque che gli innamorati si regalano a San Valentino provengono proprio dalla Siciliano.
Sono quasi duemila gli ettari siciliani destinati al florovivaismo, terreni in cui operano circa 1.300 aziende. Una produzione lorda vendibile che, con le piante, supera i 400 milioni di euro grazie a 4.000 addetti del settore che diventano 10.000 con l'indotto.
La Coldiretti siciliana fa sapere che tra le maggiori aree produttive spicca quella del ragusano che si estende nella zona costiera da Scicli a Vittoria. Un'area particolarmente vocata che sta anche mutando la produzione in rapporto alle richieste di mercato. In aumento la coltivazione di piante in vaso come primule, viole, petunie, cinerarie, margherite, e di produzioni che arrivavano dall'estero come felci e jucca.

Nel nella provincia di ragusa, in particolare, si coltivano rose in 80 ettari, garofani in 225 ettari, gerbere in cento ettari (di cui ¾ in serra); 165 ettari, in serra e non, sono destinati alla produzione di gladioli. A ciò si aggiunge una produzione annua di ciclamini che si aggira intorno a 500.000 pezzi e 700.000 pezzi di gerani.
Un'altra zona di grande pregio - sottolinea senpre la Codiretti - è quella del trapanese, dove ogni anno si producono 16 milioni di steli di rose, che si aggiunge a quella del catanese dove sono oltre 400 gli ettari coltivati a piante ornamentali in vaso e dell'area messinese in progressiva espansione.
Il florovivaismo siciliano - rileva ancora la Coldiretti - è un comparto scelto da giovani imprenditori e da donne. Meno di 40 anni con un titolo di scuola media superiore il floricoltore è sempre più impegnato nella ricerca di coltivazioni che soddisfino il mercato anche con diverse tecniche produttive.
E' il caso di Angela Manenti, 41 anni, che in due ettari di serre a Scicli (Rg) coltiva rose "fuori suolo" . Una tecnica dove i fiori crescono senza terra ma sull'argilla espansa, il lapillo dell'Etna e la pomice di Lipari.

"Un sistema che garantisce una maggiore produttività con piccole superfici a cui si associa una grande qualità che tuttavia non viene premiata dal mercato dove imperversa la produzione olandese - afferma l'imprenditrice". "Oltre ai costi di produzione e di trasporto scontiamo la carenza di strutture adeguate per poter contrastare i prezzi del Nord Europa. Il costo medio di una rosa raggiunto in questo periodo dalla mia produzione è di 65 centesimi, poche volte, al mercato, si è ottenuto l'euro". "Un lavoro adeguato alle donne dove però sono ancora troppo poche quelle manager che gestiscono totalmente l'impresa - conclude - e su questo c'è ancora da lavorare".

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14 febbraio 2004
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