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Sostenere il reddito e creare il lavoro

La leader della Cgil, Susanna Camusso, ad Aci Castello: "Bisogna tornare ad occuparsi seriamente di industria"

17 giugno 2013

E’ ancora possibile realizzare il "Piano per il lavoro" che la Cgil chiede a gran voce da mesi; un piano su misura per Catania. La ricetta per il rilancio esiste, potrebbe funzionare ed è fatta di idee concrete e azzeramento di vecchi schemi. Se le parti sociali e imprenditoriali riusciranno a dialogare ascoltando le richieste dei cittadini, e se innovazione, sviluppo del territorio e impegno delle istituzioni troveranno un punto d' incontro, allora la rinascita di Catania sarà vicina.
E' stato un incontro all'insegna dello scambio e delle visioni costruttive per il futuro quello organizzato ieri mattina dalla CGIL di Catania.
"In Sicilia e a Catania: sostenere il reddito e creare il lavoro" è il tema del dibattito al quale hanno partecipato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso; sul palco anche il neo sindaco Enzo BiancoAngelo Villari (segretario CGIL Catania); Michele Pagliaro (segretario CGIL Sicilia); Ivan Lo Bello (vice presidente nazionale Confindustria); Salvatore Bonura (presidente CNA). E' intervenuto ai lavori il procuratore della Repubblica, Giovanni Salvi. Ha moderato i lavori il giornalista Rai Antonello Carbone.

A dare il via al confronto il neo sindaco Enzo Bianco, che ha ricordato i primi anni Novanta a Catania quando, anche allora in veste di primo cittadino, assistette all'improvviso sgretolamento del sistema produttivo industriale legato al sistema delle costruzioni. Un declino che portò ad una raffica di licenziamenti ed al crollo di un settore fondamentale: "Poi nel '97-'98 la forbice si stava accorciando, e da allora è risalita al contrario. - ha spiegato il primo cittadino - Oggi però le politiche di sviluppo non possono che ripartire dal basso. Non possiamo aspettarci la manna, dobbiamo essere noi i protagonisti. La competizione non è più tra imprese ma tra sistemi produttivo e istituzioni locali. Tra territorio, impresa e sistema formazione scolastico e universitario. Sì, anche quest'ultimo deve essere competitivo".
Ma tutto ciò non può avvenire senza regole certe e legalità. Non a caso il procuratore Salvi ha parlato di "Violazione delle regole di base  del funzionamento di mercato che derivano proprio dalla illegalità diffuse".
Qual è dunque, per il sindacato, la strada maestra da seguire, soprattutto ora che può esistere una "speciale" corrispondenza tra governi locale, regionale e nazionale? Unire le forze, coinvolgendo anche Università, sistema produttivo e istituzioni.

Per Ivan Lo Bello, "nel nostro territorio c'è capacità di mettere insieme forze sociali e i grandi sindacati su elementi comuni. E non ci occupiamo solo di contrattazione ma anche della crescita civile ed economica del territorio. Non possiamo sottrarci ad una responsabilità che va oltre il nostro ruolo di impresa. Se riparte Catania, riparte la Sicilia".
Angelo Villari ha spiegato: "Nessuno può  uscire fuori da questa situazione da solo. Rendersi conto di ciò è un primo passo importante. Per questo crediamo alla possibilità di lanciare un patto per il lavoro. Muovendosi nell'ambito della legalità, utilizzando eccellenze già  a nostra disposizione". Prima di tutto, c'è da risolvere il problema, impellente, del reddito: "Come dare ossigenerò all'economia? Basterebbe investire su iniziative legate al mondo  edilizio, per la messa in sicurezza degli edifici pubblici e scolastici. Non si tratta di nuovo cemento, ma di investimenti non poi così alti per dare slancio all' economia e creare nuovi posti".

Il segretario della CGIL Sicilia Pagliaro ha sottolineato che "non deve appassionare il tema degli interventi a pioggia. Quella è una stagione che ha prodotto illegalità. Oggi dobbiamo ripartire; se osserviamo quegli indicatori che oggi sono la prova provata di come si sta sviluppando la crisi, il dato è allarmante. Gli ammortizzatori in deroga della crisi aumentano del 500%., ma non possiamo essere quelli che inseguono di continuo le emergenze. Le politiche devono riguardare tutti i pezzi e i settori economici di questa regione".
E gli artigiani? Lo specchio del malessere è il ritratto delle difficoltà della Crias illustrata da Bonura. Ci sono 500 pratiche bloccate alla Cassa regionale artigiani, per credito finalizzato alla gestione dell' impresa e per credito finalizzato agli investimenti. E c'è una Catania che difetta proprio di zone dedicate all'artigianato:  "A Librino è stata istituita una zona artigiana di cui nessuno sa nulla. - ha detto il presidente della CNA - Per tre anni lo abbiamo chiesto al precedente sindaco. Eppure nessuno riesce a venirne e a capo. Quando si parlava della zona franca avevamo richieste di oltre 50 imprese,  gran parte delle quali provenienti da altri territori siciliani".

Ha chiuso il lavori, con una lunga analisi di profilo nazionale, il leader Cgil Susanna Camusso: "La crisi è stata già descritta in tutte le salse  e non abbiamo più bisogno di discuterne, ma solo di uscirne. Negli ultimi anni abbiamo avuto una politica "ciclica" rispetto a questo problema, adesso invece è arrivata la stagione del cosa fare per risolverla. Cioè pensare a delle scelte radicali, che rappresentino un punto di svolta rispetto al passato, perché la tentazione è spesso quella di ripetere gli stessi errori: la discussione dell’Imu, per esempio, è troppo simile a quella già fatta dell’Ici qualche tempo fa. Le politiche del lavoro fatte finora hanno fallito". "Se nel 2008 avessimo avuto gli strumenti per portare avanti una linea d’azione politica anti-ciclica, non dico che saremmo stati fuori dalla crisi, ma di certo non saremmo stati così. Sicuramente non si commentano i decreti prima ancora che siano stati attentamente letti e analizzati, ma stando alle notizie di stampa, Il Dl del fare, per esempio, prevede agevolazioni per quanto concerne la ricerca. L’istruzione, dunque, è finalmente considerata come uno strumento integrante dello sviluppo: questo è già sintomo di una fase di cambiamento". Infine, un'analisi legata all'uso dei beni sequestrati per mafia, ma mai veramente riconsegnati al bene pubblico, con gravi conseguenze per i lavoratori: "Non può passare il messaggio che in questi casi sia lo Stato a fallire. Per questo abbiamo attivato l'operazione "Io riattivo il lavoro". Sarebbe un paradosso inaccettabile". [Fonte: Lasiciliaweb.it]

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17 giugno 2013
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