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"Testimoni scomodi"

Sull'arresto dei tre cooperanti italiani di Emergency nell'ospedale afghano di Lashkar Gah

12 aprile 2010

Sabato scorso tre italiani - un medico, un infermiere e un tecnico, operatori di Emergency - sono stati arrestati a Lashkar Gah, nel sud dell'Afghanistan, insieme ad altre sei persone del posto. I nove arrestati sono sospettati "di aver avuto contatti con la leadership Talebana" e di essere coinvolti in un presunto complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand, Gulab Mangal, presumibilmente durante una sua prossima visita nell'ospedale.
Ad affermarlo è stato il portavoce del governo della provincia di Helmand, Daoud Ahmadi, precisando che "le nostre forze di sicurezza hanno perquisito l'ospedale e trovato in un magazzino due cinture esplosive e granate". I nove, ha detto il portavoce, avevano ricevuto 500mila dollari dalla leadership dei Talebani a Quetta.

"Secondo quanto appreso finora e riportato dagli organi di stampa l'accusa con cui sono stati fermati sarebbe delirante. Bisogna capire cosa c'è dietro", ha detto subito agli organi di informazione Gino Strada, fondatore di Emergency. "Il progetto che portiamo avanti lì - ha spiegato Strada - non è finanziato dalla cooperazione italiana ma è riconosciuto".
Una nota della Farnesina ha assicurato che il ministro Franco Frattini sta seguendo gli sviluppi della vicenda in stretto raccordo con l'ambasciata d'Italia a Kabul e le autorità locali. Fonti del ministero hanno confermato che gli italiani in stato di fermo lavoravano in una struttura umanitaria non riconducibile né direttamente né indirettamente alle attività finanziate dalla cooperazione italiana.
"Dal ministro Frattini ci aspettiamo che faccia immediatamente rilasciare i nostri medici e si esiga che la situazione torni alla normalità", ha detto ai microfoni di CNRmedia Maso Notarianni, responsabile comunicazione di Emergency e direttore del sito Peacereporter. "L’accusa di un qualsiasi complotto o del favoreggiamento di qualsiasi azione violenta è assolutamente ridicola", conclude Notarianni.

Chi sono i tre arrestati a Lashkar Gah - Marco Garatti nato a Brescia il 16 aprile del 1961 collabora con Emergency dal 1999 e dal 2009 ricopre il ruolo di coordinatore di progetto. E' un medico chirurgo con una lunga esperienza in chirurgia toracica.
Matteo Dell'Aira, nato a Milano il 1 settembre '69, è infermiere professionale e dal 2000 lavora con Emergency e dal febbraio 2010 è responsabile medico del centro di Lashkar Gah.
Matteo Pagani Guazzugli Bonaiuti nato a Roma il 12 novembre del 1981 dal novembre del 2009 collabora con Emergency in qualità di responsabile logistico amministrativo.

Intanto ieri l'ambasciatore d'Italia a Kabul Claudio Glaentzer ha incontrato i tre medici di Emergency e li ha trovati in buona salute. Lo riferiscono fonti della Farnesina.
Secondo le fonti l'infermiere Matteo Dell'Aira (coordinatore medico - foto a sinistra), il chirurgo d'urgenza Marco Garatti e il tecnico della logistica Matteo Pagani si trovano attualmente presso strutture del ministero degli Interni, gli accertamenti sono ancora in corso. L'ambasciatore ha ricevuto dalle autorità afghane, sottolineano ancora dalla Farnesina, precise rassicurazioni sul fatto che le indagini verranno condotte nel modo più rapido e rigoroso possibile. L'ambasciatore è in contatto con la Ong italiana.
"Abbiamo a che fare in Italia con qualcuno che protegge un governo che arresta i nostri medici". Ha accusato Gino Strada, che ieri nel corso di una conferenza stampa ha così commentato l'arresto. "In Afghanistan è scattata una vera e propria guerra a un ospedale. La cosa non mi sorprende per certi aspetti perché è la logica di una guerra preventiva dove si vuole togliere di mezzo un testimone scomodo come siamo noi". "Quello che preoccupa è che azioni come quelle di ieri (sabato per chi legge, ndr) vengono effettuate da forze della coalizione della quale il nostro Paese fa parte e preoccupa che forze afghane possano rapire, non arrestare ma rapire, persone nella peggiore tradizione terroristica", ha aggiunto Strada secondo il quale "sarebbe utile che anche gli italiani facessero sentire la loro voce". "L'Italia, con più di 3mila soldati, fa parte delle forze della coalizione ed ogni giorno paghiamo 2 mln di euro per proteggere il governo afghano che ha arrestato, o meglio rapito, personale medico. Se fossi un politico ci farei sopra una bella riflessione".
Perché "il regista dell'operazione di ieri non è solo un regista afghano", è l'accusa che il fondatore di Emergency ha lanciato. "Nonostante tutta la demagogia della politica sulle missioni di pace, anche se oggi si ammette che siamo lì a fare la guerra, è evidente quali siano i risultati della cosiddetta guerra al terrorismo: il 40% dei feriti - ha sottolineato Strada - sono bambini al di sotto dei 14 anni e questa cosa disturba". Secondo Strada, "disturba soprattutto i piani di coloro che sono presenti in quel territorio come disturba il fatto che abbiamo chiesto un corridoio per evacuare i feriti. Loro - ha aggiunto - hanno fatto un cordone che chiamano stranamente sanitario ma che non consente di far arrivare i feriti ad una struttura ospedaliera. Tutto questo disturba qualcuno che ha messo in piedi l'operazione di ieri allo scopo di far sì che Emergency lasci quelle zone".

Strada, visibilmente provato dalla situazione che lui stesso ha definito più volte 'grottesca' e che ha portato ad accuse "incredibili nei confronti dei tre nostri connazionali" sostiene che "siamo testimoni scomodi". (foto a sinistra Matteo Pagani) Dall'inizio della guerra "abbiamo effettuato almeno 60 mila visita ambulatoriali e 10 mila ricoveri''. ''Si tratta - ha aggiunto - di un ospedale che ha curato sempre persone bisognose di soccorso e questo è in linea con tutte le convenzioni internazionali. Ai tempi del regime sovietico potevamo curare i ribelli portati a Kabul che venivano poi riportati dopo le cure da dove erano arrivati. Oggi tutto questo non è più possibile - ha proseguito Strada - e molti feriti hanno visto negato il diritto di essere curati". "Ci piacerebbe che il nostro Paese reagisse e spero che tutte le autorità facciano il possibile perché si è trattato di un'aggressione grottesca e ingiustificata che non trova spiegazioni razionali". "Qualsiasi italiano che abbia un minimo di senso comune non può pensare che un medico vada in Afghanistan per far saltare con il tritolo un governatore di una provincia qualunque. Questa è una cosa grottesca", ha commentato ancora Strada. Quanto al presunto ritrovamento di armi all'interno dell'ospedale, "se qualcuno volesse introdurre una pistola in qualsiasi nostro ospedale lo può fare in 10 minuti e poi c'è sempre la possibilità di corrompere qualcun altro che depositi, al momento della perquisizione, delle armi. Ma su tutti i nostri ospedali in Afghanistan c'è una bella scritta 'niente armi'".

Intanto è giallo sulla presunta confessione degli operatori italiani di Emergency arrestati in Afghanistan. Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico 'Times', il portavoce della provincia afghana, Daoud Ahmadi, avrebbe reso noto che i tre hanno ammesso di essere terroristi. La notizia però non è stata confermata.
Cauto il ministro Frattini che ha invitato alla cautela: "Accuse tutte da verificare". Ma ha aggiunto: "Sarebbe grave se fossero responsabili, spero che non sia vero".
E giusto stamani c'è stata una battuta d'arresto nella vicenda che riguarda i tre operatori  fermati. Per quanto riguarda la presunta confessione dei cooperanti, Kabul ha frenato: l'inchiesta dei servizi di informazione afgani sulla vicenda è ancora in corso, dichiara all'agenzia di stampa Ansa il portavoce del ministero dell'Interno a Kabul, Zamaray Bashary. "Le indagini continuano e - ha precisato - per il momento non si può fare alcuna ipotesi sugli sviluppi". Peraltro è lo stesso Ahmadi a smentire, o quanto meno a correggere il tiro sulle proprie dichiarazioni. Contattato da Il Giornale, ha precisato: "Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con al Qaeda, ho solo detto che Marco (Garatti, il chirurgo della ong, nella foto a sinistra) stava collaborando e rispondendo alle domande". Ahmadi ha aggiunto che il presunto attentato "è responsabilità di alcuni individui", "questo non significa che l'intero ospedale di Emergency doveva portare a termine la missione. Spero che gli italiani collaborino con noi per fare pulizia di certa gente con intenti criminali", ha aggiunto.

"Io sto con Emergency" - L'ong ha pubblicato sul suo sito - dove tutti possono sottoscriverlo - l'appello "Io sto con Emergency". Si riassume la vicenda dei cooperanti arrestati e si ribadisce che "Emergency è indipendente e neutrale. Dal 1999 a oggi ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso". Fra i firmatari dell'appello, Maurizio Costanzo, don Gino Rigoldi, Ettore Mo, Marco Travaglio, Gianni Mura.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

 

 

 

 

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12 aprile 2010
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