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Assad parla alla Siria: "Complotti contro il nostro Paese"

Il presidente siriano promette riforme per il suo popolo ma non nomina la revoca dello Stato di emergenza in vigore da 48 anni

31 marzo 2011

Solo un breve accenno alle riforme da attuare da subito, ma nessun annuncio di revoca dello Stato di emergenza, in vigore in Siria dal 1963, richiesta con forza dalle manifestazioni di piazza in corso da oltre due settimane.
Il presidente Bashar al-Assad, in carica dal 2000, quando ha ereditato la presidenza succedendo a suo padre Hafez al-Assad, era atteso per illustrare le riforme da lui stesso promesse, tra cui la revoca dello stato d'emergenza in vigore da 48 anni e la riforma della legge sui partiti e sui mezzi d'informazione, ma si è limitato ad affermare: "Sono dispiaciuto per il sangue dei nostri concittadini. Intorno a noi sta cambiando il mondo con ripercussioni in tutta la regione, Siria compresa".

"Stiamo affrontando dei complotti contro il nostro paese ma li supereremo", ha affermato poi il presidente siriano, nel corso del discorso letto ieri alla riunione del Parlamento di Damasco ed accolto dagli applausi dei deputati e da cori di sostegno che lo hanno interrotto più volte. "La Siria è vittima di una grande cospirazione che viene dall'esterno e dall'interno fomentata dalle menzogne dei mezzi di informazione soprattutto delle televisioni satellitari. Indagheremo sulle responsabilità dei morti, chi ha sbagliato pagherà".
"Abbiamo assistito a quanto accade nel mondo arabo - ha aggiunto - noi non siamo isolati dal mondo arabo ma siamo diversi da altri paesi. Speriamo che i fatti recenti accaduti nei paesi arabi possano dare maggiore sostegno alla causa palestinese. Sul fronte interno la struttura del paese sta crescendo. Dobbiamo ritornare a lavorare in modo strutturato per dare maggiore stabilità alla Siria".
Secondo Assad "è dovere dello stato dare ascolto alle proteste della gente" ma "non possiamo sostenere il caos". Poi è arrivato l'atteso annuncio sulle riforme nel tentitivo di placare le proteste: "A chi ci chiede riforme diciamo di sì, abbiamo ritardato, ma iniziamo a partire da oggi", ha detto il presidente siriano sottolineando che il lavoro è cominciato "seguendo alcune priorità, la legge sui partiti e quella sullo stato d'emergenza erano già allo studio del parlamento".
"La vera sfida di fronte a noi è sul tipo di riforme che vogliamo fare - ha detto ancora - la prossima settimana proseguirà la discussione sulla riforma della legge sui partiti e sulla legge d'emergenza". E sono "pronte riforme sulla lotta alla corruzione e sull'aumento degli stipendi" che "saranno attuate dal prossimo governo". "Stavamo già lavorando alle riforme - ha ribadito - ma seguendo un metodo, perché le riforme non sono una campagna stagionale".
Poi rivolgendosi ironico ai deputati riuniti in aula, ha commentato il ruolo dei media: "Le tv satellitari diranno che le riforme che stiamo attuando non bastano". All'inizio del suo discorso Assad aveva accusato le emittenti arabe di "fomentare" le proteste.

Secondo quanto ha rivelato l'inviato del quotidiano al-Quds al-Arabi a Damasco, dopo aver accettato le dimissioni di Muhammad Najii al-Utri, zio della first lady Assma Assad, in una riunione che si è tenuta l'altro ieri nella capitale, il capo di Stato siriano ha espresso ai suoi consiglieri la volontà "di affidare il prossimo esecutivo a un giovane per dare un'immagine diversa delle istituzioni al suo popolo".
Intanto, il gruppo su Facebook della 'Rivoluzione siriana 2011', motore delle manifestazioni per "la libertà nel Paese", ha rivolto un appello per un sit-in in tutto il Paese venerdì, nonostante le dichiarazioni di Damasco di giungere a un accordo con i manifestanti. Sarà "il venerdì dei Martiri. In tutti i governatorati, in tutte le moschee, in tutte le piazze. Un sit-in che andrà avanti fino a quando le nostre richieste non saranno soddisfatte. Tutte le nostre richieste", si legge in un banner postato sul socialnetwork.
"In rispetto al sangue dei nostri martiri a Daraa e Latakia. State pronti, o popolo in rivolta - si legge ancora sulla pagina Facebook in arabo e in inglese -. Non abbandoneremo. Vinceremo o moriremo".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Rainews24.it]

- Rivoluzione siriana 2011 (Guidaasicilia.it, 28/03/11)

 

 

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31 marzo 2011
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