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Da un baratro all'altro. I rifugiati iracheni in Siria, Libano e Giordania stanno esaurendo le risorse finanziarie

28 dicembre 2007

I rifugiati iracheni stanno esaurendo le risorse finanziarie, il 33% afferma che i risparmi basteranno per tre mesi o meno, mentre il 24% ricorre alle rimesse provenienti da parenti all'estero per sopravvivere. Il 10% dei bambini delle famiglie intervistate lavora. La situazione continua a peggiorare per quanto riguarda l'educazione: il 46% afferma che i figli hanno lasciato la scuola. Il 17% soffre di malattie croniche ed il 19% non è in grado di acquistare le medicine a causa dei problemi finanziari.
Questi i risultati di uno studio portato a termine poche settimane fa in Siria dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e dall'IPSOS Market Research.

Questo studio è la continuazione di un'indagine condotta nel maggio scorso. Sono state intervistate un totale di 754 famiglie (3.553 persone).
Lo studio evidenzia inoltre che la popolazione dei rifugiati è istruita, tanto che il 31 per cento ha ottenuto un diploma universitario. Dall'inizio dell'anno l'UNHCR in Siria ha registrato oltre 19mila iracheni in gravi condizioni di salute. Dei rifugiati registrati, uno su cinque è stato vittima di violenza in Iraq. Nel 2007 l'UNHCR ha registrato oltre 142mila rifugiati.
Un rapporto più dettagliato verrà pubblicato all'inizio di gennaio dopo che il Center for Disease negli Stati Uniti avrà analizzato le sezioni dell'indagine dedicate allo stress ed al trauma. I risultati preliminari mettono in risalto l'alto livello di stress ed il trauma che molti iracheni affrontano. L'UNHCR ha incluso questo elemento nel questionario a causa dell'elevato numero di vittime di violenza e tortura in Iraq che è stato registrato.
Dalla scorsa settimana l'UNHCR ha cominciato il rilascio di tessere Bancomat a 7mila delle famiglie più vulnerabili e bisognose. Ogni famiglia riceverà dai cento a duecento dollari al mese. Le famiglie sono state intervistate dal personale dell'UNHCR e identificate come bisognose di urgente assistenza finanziaria. Fra di esse vi sono donne in difficoltà, famiglie con minori che lavorano e rifugiati affetti da malattie croniche. Le 7mila famiglie riceveranno anche assistenza alimentare dal parte del Programma Alimentare Mondiale e dall'UNHCR.

In Libano, un simile studio è stato condotto dal Consiglio Danese per il Rifugiati. 1.020 famiglie di rifugiati sono state interpellate, ossia 2.033 individui. I risultati mostrano che il 77,7% degli iracheni è entrato in Libano illegalmente, e che il 60% è di età pari o inferiore ai 29 anni. La frequentazione della scuola dei bambini di età compresa fra i 6 e i 17 anni è bassa (solo il 58%). Il 10% degli intervistati soffre di malattie croniche. La maggioranza degli iracheni in Libano il 77,7% vive nella zona del Monte Libano, mentre il 20&si è stabilito nel sud e nella regione di Beqaa. Infine oltre la metà degli intervistati riferisce di non sentirsi sicuro in Libano. Attualmente in Libano si trovano circa 50mila iracheni.
La situazione dei rifugiati iracheni in Libano rimane precaria poiché la maggior parte di essi non ha uno status legale ed è soggetta ad arresti e fermi. All'inizio di dicembre almeno 536 iracheni erano in stato di fermo, principalmente per ingresso illegale e per soggiorno con visto scaduto. Oltre metà di essi erano stati trattenuti per un periodo più lungo di quello indicato nella sentenza originale. La maggior parte degli iracheni rilasciati ritorna in Iraq poichè questo è divenuto l’unico modo per essere rilasciati. Altri scelgono di tornare per paura di essere arrestati dalla autorità, e non perché credono che le condizioni di sicurezza sono migliorate nel loro paese. L'Agenzia continua a lavorare insieme alle autorità libanesi per promuovere maggiore protezione per rifugiati e richiedenti asilo.
L'ufficio dell'UNHCR in Libano è intervenuto per il rilascio dei detenuti, fornendo assistenza ai rifugiati nell'ottenere permessi di soggiorno o di lavoro, e ricorrendo contro le sentenze di deportazione. A luglio l'Alto Commissariato per i Rifugiati ha aperto nei quartieri meridionali di Beirut un secondo centro per iracheni gestito dall'organizzazione partner Amel Association. Il 6 dicembre l'Agenzia ha aperto inoltre un centro per la riabilitazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo vittime della tortura e della violenza. Fino ad ora, l'UNHCR ha registrato 9.716 iracheni, 6.198 dei quali sono stati registrati nel 2007.

Lo scorso settembre, su richiesta del governo giordano, la fondazione di ricerca norvegese Fafo ha terminato uno studio sugli iracheni in Giordania. Lo studio ha concluso che un numero compreso fra 450 e 500mila iracheni vive nel paese. La ricerca ha anche evidenziato che la maggioranza degli iracheni vive grazie a risparmi o riceve rimesse il 42% dall'Iraq. Ciò significa che una larga parte della popolazione irachena in Giordania rischia di diventare vulnerabile non appena i risparmi si esauriranno. Il 20% delle famiglie, spesso le più povere, è gestito da donne sole. Vi è inoltre una prevalenza maggiore di malattie croniche tra gli iracheni. Il 20%è occupato e il 22% delle famiglie più povere ha un permesso di soggiorno valido. Due terzi delle famiglie intervistate ha bambini di età inferiore ai 18 anni. Il 95% degli iracheni interpellati afferma di voler tornare in Iraq solo quando le condizioni di sicurezza miglioreranno. Fino ad ora l'UNHCR ha registrato 51.014 iracheni in Giordania. [Agenzia Internazionale Stampa Estero]

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28 dicembre 2007
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