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E' il 12° giorno della 'rivoluzione' egiziana

Continua la protesta in Egitto. Sventato un attentato al vicepresidente Suleiman ed esploso un gasdotto nel Sinai egiziano

05 febbraio 2011

La 'rivoluzione' egiziana è entrata nel suo 12esimo giorno, mentre per tutta la notte ed oggi all'alba i dimostranti hanno sfidato ancora il coprifuoco a piazza Tahrir, diventata l'epicentro della rivolta al Cairo, e ad Alessandria.
Le proteste nel corso della notte sono state in generale pacifiche, ma al Jazeera ha riportato che questa mattina all'alba la polizia ha sparato in aria nella piazza della capitale. Il coprifuoco era stato accorciato di tre ore, diventato dalle 7 di sera alle 6 del mattino. Intanto, è stato reso noto che Ahmad Mohamed Mahmoud, il giornalista egiziano morto ieri a seguito delle ferite riportate una settimana fa mentre seguiva le proteste, è stato colpito da un proiettile sparato da un cecchino mentre stava filmando gli scontri tra polizia e dimostranti il 28 gennaio scorso.
Oggi è arrivata anche la notizia di un un tentativo di assassinare il vicepresidente egiziano Omar Suleiman che sarebbe stato sventato nei giorni scorsi. E' quanto rivela oggi l'americana Foxnews, citando fonti che precisano che nell'attacco sarebbero rimaste uccise due guardie del corpo dell'ex capo dell'intelligence egiziana. Una fonte dell'amministrazione Obama ha confermato, si legge sul sito dell'emittente americana, che l'attentato è avvenuto subito dopo la nomina di Suleiman a vicepresidente, il 29 gennaio scorso. E si sarebbe trattato di un attacco al corteo delle sue auto. Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, si è rifiutato di rispondere ad una domanda in proposito.
E la tensione resta alta. Un'esplosione è avvenuta in un gasdotto nei pressi di Al Arish, nel Sinai egiziano. Secondo quanto ha riportato la televisione di stato egiziano, sarebbero stati degli "ignoti" sabotatori a far esplodere la struttura che collega l'Egitto alla Giordania e fornisce gas a Israele. L'esplosione è stata molto forte e il flusso del gas verso Israele è stato sospeso per evitare altri danni. L'esplosione, che ha coinvolto anche la principale stazione di pompaggio, ha provocato un grandissimo incendio visibile anche dalla Striscia di Gaza, a circa 70 chilometri di distanza. Due persone sono rimaste ferite.

Intanto nelle trattative dietro le quinte in corso tra l'amministrazione Obama e membri dei vertici militari e civili egiziani per un'uscita onorevole di scena per Honsi Mubarak, prende corpo l'ipotesi di una partenza per la Germania, per il checkup medico cui l'anziano presidente si sottopone regolarmente. Secondo indiscrezioni pubblicate dal New York Times le parti ormai hanno capito che l'unico modo di uscire dal pericoloso tunnel in cui è entrato il paese è allontanare Mubarak dal potere, anche senza far decadere subito ufficialmente la sua presidenza. Oltre all'ipotesi del viaggio in Germania, che si prolungherebbe nel tempo quindi soddisfacendo la principale richiesta delle opposizioni che a questo punto potrebbero iniziare a negoziare con il governo transitorio guidato da Omar Suleiman, viene presa in considerazione anche quella di un esilio in patria nella residenza di Sharm el Sheik del rais. L'obiettivo è quello di trovare un modo sostanziale, anche se non formale, di togliere a Mubarak il potere decisionale e fargli lasciare il palazzo presidenziale del Cairo, simbolo stesso del suo potere. Per disinnescare la tensione ad altissimo rischio in Egitto bisogna avviare al più presto i colloqui con le opposizioni per riformare in senso democratico costituzione e sistema politico, è il ragionamento che continuano a ripetere gli americani a Suleiman e agli altri vertici militari.
Secondo la televisione Al Arabiya, il presidente Mubarak, per i prossimi mesi resterà in carica solo formalmente. Secondo l'emittente araba il suo vice Omar Suleiman ha accettato alcune delle proposte avanzate dal 'Comitato dei saggi', che ha tenuto una riunione con l'ex capo dei servizi segreti egiziani. Il premier egiziano Ahmed Shafiq, in un'intervista ad Al Arabiya, ha spiegato che "è necessario che il presidente Hosni Muibarak resti capo dello Stato per ragioni legali".
Nella trattativa i 'saggi' hanno assicurato che il movimento islamico dei Fratelli Musulmani non presenterà un loro candidato alle prossime presidenziali. Il Comitato ha chiesto che venga garantita l'incolumità a tutti i manifestanti e che si formi un governo tecnico che guidi il Paese fino al voto.
L'ex ufficiale dell'esercito Mohammed Badr, considerato uno dei leader della rivolta di piazza Tahrir, ha detto alla tv araba Al Jazeera di essere "d'accordo con le proposte avanzate dal 'Comitato dei saggi'" a patto che "Hosni Mubarak se ne vada".

Ieri è stato lanciato un appello corale dai sermoni del venerdì pronunciati nelle varie moschee d'Egitto. Un appello a mantenere la sicurezza del Paese, l'unità e la stabilità nonostante le divergenze tra i manifestanti in piazza Tahrir, nel centro del Cairo, e quelli pro-Mubarak.
Tra i manifestanti di piazza Tahrir anche gli imam. "Quello che vogliamo è Mubarak vada via, vogliamo il cambiamento e le riforme" ha affermato una guida spirituale. "Alla protesta contro il regime partecipano cristiani e musulmani e noi vogliamo solo democrazia e giustizia". La guida ha invitato a manifestare e a rimanere in piazza anche nei prossimi giorni: "Vi chiedo pazienza, non ascoltate chi vi chiede di tornare a casa".
Si è dimesso intanto dalla massima istituzione religiosa musulmana in Egitto, per unirsi ai manifestanti, anche Mohamed Refaa El-Tahtawy, portavoce ufficiale di Al-Azhar.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it, Adnkronos/Aki]

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05 febbraio 2011
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