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Francia e Gran Bretagna pronte a colpire il Colonnello

Le milizie fedeli a Gheddafi hanno riconquistato Ras Lanuf, ma i ribelli resistono. L'Unione europea ha bloccato gli asset libici

11 marzo 2011

"I soldati fedeli a Muammar Gheddafi sono entrati a Ras Lanuf ma noi resistiamo ancora in alcune aree della città". E' quanto ha affermato un esponente dei ribelli libici alla tv satellitare Al Arabiya dopo che questa mattina le truppe fedeli al colonnello libico (con circa 150 uomini, alcuni arrivati via mare, e tre tank) sono entrate nel centro portuale del Golfo di Sirte, in Libia, combattento violentemente contro i ribelli che nei giorni scorsi avevano preso in mano la città.
La riconquista di Ras Lanuf viene mostrata sulla tv di stato libica: nelle immagini si vede un giornalista che intervista uomini e donne della città che festeggiano l'arrivo delle truppe del regime e inneggiano a Gheddafi. Anche i rivoltosi poi confermano: "Le brigate di Gheddafi controllano ora buona parte della città ma ci sono ancora sacche di resistenza che continuano a bombardare la città e lo fanno da navi civili che si trovano davanti alle coste di Ras Lanuf".
Ras Lanuf è vicina a un importante terminal petrolifero e nei giorni scorsi ha conosciuto raid aerei e colpi di mortaio, sia nei pressi dell'impianto sia contro un ospedale, evacuato ieri.

Sul fronte diplomatico, una delegazione libica è giunta al Cairo dove potrebbe partecipare ad un incontro della Lega Araba di domani sull'ipotesi che la comunità internazionale imponga una no-fly zone sul paese africano. Lo riferisce sempre l'emittente Al Arabiya. La Lega ha sospeso la Libia dall'assise per gli attacchi perpetrati dall'esercito contro i rivoltosi, dunque non è chiaro se alla delegazione libica sarà consentito partecipare ai lavori. La delegazione è guidata dal ministro per l'Elettricità Umran Abu-Kra'.
Gli emissari di Gheddafi  hanno anche incontrato le autorità portoghesi. Riportando a Tripoli un chiaro messaggio da parte del governo di Lisbona: "Gheddafi ha ormai perso la sua legittimità". Le stesse parole con cui anche gli Stati del Golfo hanno scaricato il rais.
Il figlio di Muammar Gheddafi, Saif, ha proclamato che non ci sarà nessuna resa, neppure in caso di intervento militare dell'Occidente, e che non c'è spazio per negoziati con i ribelli.

La Francia, per bocca del presidente Nicolas Sarkozy, si schiera con gli insorti, riconosce il Consiglio nazionale dei rivoltosi come "legittimo rappresentante" della Libia e fa sapere di voler proporre ai partner dell'Unione europea "bombardamenti aerei mirati".
La Francia è pronta insieme alla Gran Bretagna ad effettuare attacchi mirati in Libia, ha dichiarato il presidente Sarkozy al suo arrivo al vertice Ue straordinario a Bruxelles. "Insieme al premier inglese David Cameron, la Francia è d'accordo per interventi mirati puramente difensivi nel caso in cui il Colonnello Gheddafi faccia uso di armi chimiche o compia raid aerei contro la popolazione", ha affermato Sarkozy.
Al vertice Ue di oggi "procederemo con il rafforzamento di misure per isolare Gheddafi e il suo regime", ha detto, da parte sua il premier inglese David Cameron, ma allo stesso tempo i paesi europei devono "mostrare volontà politica, ambizione e unità" e "dovrebbero prepararsi ad affrontare ogni eventualità come sostengo da ormai oltre due settimane". "E' chiaro che il regime libico è illegittimo e che Gheddafi se ne deve andare", ha sottolineato ancora il primo ministro britannico, aggiungendo che è "inaccettabile" quel che il rais libico "sta facendo e le minacce rivolte contro il suo popolo".

La decisione della Francia è però criticata dal primo ministro lussemburghese Jean-Claude Juncker. "Penso che gli europei farebbero bene a prendere le decisioni che devono prendere durante il vertice Ue e non un giorno prima", ha dichiarato Juncker al suo arrivo a Bruxelles. "Gheddafi deve sapere che la comunità internazionale, in gran parte, chiede che si dimetta", ha poi aggiunto il presidente dell'Eurogruppo. Anche il ministro degli esteri di Lussemburgo, Jean Asselborne, in un'intervista alla radio tedesca stamattina ha auspicato che "nessuno si dia a gesti teatrali".
Per il premier belga Yves Leterme "è necessario avere una posizione comune per rafforzare la credibilità dell'azione esterna dell'Unione europea" criticando anche lui indirettamente la posizione assunta ieri dalla Francia. "E' meglio assumere posizioni concertate", ha ribadito Leterme, soprattutto in materia di interventi militari, che devono avere "un mandato Onu concordato e l'appoggio della Lega Araba".
Ieri dall'Italia il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha sottolineato che la posizione della Francia per il riconoscimento degli insorti libici "è la posizione di un singolo Paese". "E' meglio sentire la posizione di tutti i Paesi" ha spiegato il premier riferendosi al Consiglio Europeo di oggi.

Nel frattempo il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede ai governi Ue di riconoscere il Consiglio nazionale della transizione libico come l'autorità che rappresenta ufficialmente l'opposizione libica. Il testo invita inoltre l'Unione europea a prepararsi alla possibile istituzione di una no fly zone per impedire a Gheddafi di colpire la popolazione e aiutare il rimpatrio di chi fugge dalla violenza.
L'Alleanza atlantica, invece, subordina qualsiasi azione militare a "un chiaro mandato dall'Onu". Il segretario generale Anders Fogh Rasmussen elenca i tre "principi" che devono guidare l'azione della Nato: "che sia dimostrata la necessità di intervento", che ci sia "un chiaro mandato legale" e "un fermo supporto regionale".

L'Europa blocca gli asset libici - L'Unione europea ha bloccato la finanza libica. Il congelamento degli asset controllati da Lia e Lafico, nonché dalla Banca centrale libica, da altre tre società e dal vicepresidente della Lia, Mustafa Zarti, è entrato in vigore. Come previsto, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Ue di venerdì il regolamento che estende a questi soggetti le sanzioni contro la Libia varate il due marzo scorso. Il provvedimento, si legge nel testo del regolamento, è stato adottato "tenuto conto della gravità della situazione in Libia" ed è "obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri". Al primo posto nel nuovo elenco di soggetti sottoposti alle sanzioni Ue figura come persona fisica Mustafa Zarti, cittadino austriaco vicepresidente del Consiglio di amministrazione della Lybian investment authority (Lia), nonché membro del comitato esecutivo della National Oli corporation, capo della società petrolifera Tamoil e vicepresidente della Firs energy bank nel Bahrein. Zarti è stato inserito nella lista nera Ue per "associazione stretta con il regime" di Gheddafi. L'elenco passa poi alle 'entità' colpite dalle misure restrittive. La Banca centrale della Libia è finita nel mirino Ue in quanto ritenuta "controllata da Muammar Gheddafi e dalla sua famiglia e quindi potenziale fonte di finanziamento del regime". Per gli stessi motivi è stato deciso di bloccare gli asset della Lia "altrimenti detta Lybian arab foreign investment company-Lafico", la Portafoglio di investimenti Libia Africa, la Lybian Foreign Bank e la Lybian Housing and infrasrtucture board (Hib).
"Alla luce delle decisioni pubblicate dall'Unione Europea, UniCredit dichiara che - con riferimento agli azionisti libici - l'esercizio dei diritti relativi alle azioni possedute sarà congelato in conformità a tali decisioni". Lo rende noto una nota dell'istituto di Piazza Cordusio.
L'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, prevede invece che "la produzione di petrolio in Libia si fermerà molto presto, questione di giorni". Proseguirà invece quella di gas che serve a fornire elettricità al popolo libico. "L'elettricità è per la gente e non per Gheddafi", ha affermato Scaroni.
Intanto in Germania il ministro dell'Economia tedesco, Rainer Bruderle, ha ordinato il blocco immediato dei conti della banca centrale di Tripoli e del fondo statale libico presso gli istituti di credito tedeschi. Mentre Mosca ha bloccato la vendita di armi, munizioni ed equipaggiamento militare al regime del Colonnello.

Il leader libico Muammar Gheddafi ha risposto minacciando di nuovo l'Europa di sospendere la sua collaborazione nella lotta al terrorismo internazionale e all'immigrazione clandestina.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Corriere.it, Repubblica.it]

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11 marzo 2011
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