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Gli ultraconservatori del partito della Cancelliera Merkel mandano in un Gulag un ragazzo di 16 anni

19 gennaio 2008

Nelle scorse settimane il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha dato il proprio appoggio a una proposta fatta da Roland Koch, governatore dello Stato dell'Assia (lo stato- regione di Francoforte), esponente dell'ala ultraconservatrice della Cdu, il partito, per intenderci, della Merkel.
Questa la proprosta formulata da Koch: “Sarebbe opportuno, che la legge tedesca iniziasse ad utilizzare il massimo rigore contro i giovani criminali stranieri. E sarebbe opportuno, se e ove necessario, rinchiuderli in campi di rieducazione chiusi e strettamente sorvegliati”.
Il capogruppo parlamentare della Cdu, Volker Kauder, è stato ancora più esplicito: “Visto che il problema della delinquenza giovanile straniera e specie extracomunitaria, è reale, grave e quotidiano, occorre pensare ad affrontare mali estremi con estremi rimedi. Pensiamo per esempio a creare campi di rieducazione per i giovani stranieri violenti e criminali”. Secondo Kauder, insomma, è opportuno pensare a dei veri e propri ''campi di rieducazione'': vale a dire, strutture di reclusione chiuse, con duri e chiari principi pedagogici (leggi).

Sì, è naturale pensare al Terzo Reich e sbigottirsi pensando ad un improvvisa pazzia di Angela Merkel, invece... Invece, proprio in questi giorni, l'ufficio di assistenza per i minorenni dell'Assia, lo Stato guidato dal sopracitato governatore Roland Koch, ha spedito un ragazzo extracomunitario di 16 anni ritenuto violento, in un campo per la rieducazione in Siberia, per nove mesi. Già, avete e abbiamo capito bene: un ragazzo di sedici anni è stato spedito in Siberia. Come dire: ''eccellente fusione tra le usanze naziste e quelle stalinista''.

Il ragazzo è stato processato più volte per aggressioni a Giessen (una sessantina di chilometri da Francoforte, nel Land tedesco dell'Assia): per “rieducarlo” i servizi sociali lo hanno spedito per nove mesi a Sedelnikovo, 5000 abitanti, 300 chilometri a Nord di Omsk, Siberia. Una località scelta per le caratteristiche che - le autorità dell'Assia ne sono convinte - lo aiuteranno a reinserirsi nella società: niente televisione, niente telefono (e dunque niente Internet). Ma soprattutto: niente acqua corrente, servizi igienici primitivi, temperature polari (in questi giorni la temperatura media in Siberia è di 55 gradi sotto lo zero). Insomma, “condizioni generali paragonabili a quelle di 30-40 anni fa in Germania”, ha riassunto con ottimismo l'uomo che ne ha deciso l'esilio, Stefan Becker, responsabile per i minorenni della cittadina tedesca.
Il “programma di recupero” (avviato tre mesi fa, quindi prima della polemica accesa dall proposta di Koch appoggita dalla Merkel), è intenso: sveglia all'alba, breve sosta alla toilette che il ragazzo ha dovuto scavarsi da solo all'esterno, due chilometri e mezzo di marcia nella neve per raggiungere la scuola, ritorno a casa, un salto nel bosco per tagliare la legna con la quale alimentare la stufa.
Ma la posta in gioco, e di questo ne sono convinti i responsabili dell'Assia, “non è una sanzione ma una lezione di vita” che aiuterà l'adolescente, accompagnato da un tutore, a lasciarsi alle spalle aggressività e violenze “Era l'ultima ratio, l'unica strada percorribile per riportare il giovane sulla retta via”, ha sostenuto Becker, giustificando il confino in Siberia con l’assoluta mancanza di risultati ottenuti con il soggiorno in un istituto correzionale e in un istituto psichiatrico del Land guidato da un governo cristiano democratico.

Ma il giovane extracomunitario non è il primo adolescente che viene mandato in esilio, infatti secondo il quotidiano tedesco "Süddeutsche", che cita i dati dell'Associazione degli uffici di assistenza per i minorenni, nel 2006, pressappoco 600 ragazzi tedeschi sono stati spediti all'estero, nell'ambito di un programma di rieducazione regolato dal codice di previdenza sociale.
La scelta di mandare minori violenti all'estero per essere rieducati, oltre ad essere oggettivamente controversa, è comunque molto discussa da parecchi anni: nel 2004 fece scalpore il caso di un 14enne, inviato in Grecia, che uccise poi il suo assistente. Nel 2005 un 17enne, spedito in Kirghizistan, sparì per diverse settimane. Anche per questo Roland Koch ha proposto la creazione di cosiddetti “campi di rieducazione” in Germania.

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19 gennaio 2008
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