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Il Gruppo di contatto sulla Libia pensa sia giusto finanziare i ribelli libici

Dal vertice di Doha: "Bisogna creare un meccanismo di finanziamento destinato al Consiglio nazionale transitorio libico di Bengasi"

14 aprile 2011

Il Gruppo di contatto sulla Libia, che si è riunito ieri a Doha, in Qatar (LEGGI), ha deciso di creare un meccanismo di finanziamento destinato al Consiglio nazionale transitorio libico di Bengasi.
Nel comunicato finale, letto dal premier del Qatar, Hamad bin Jassim bin Jaber al-Thani, si afferma che "i partecipanti concordano sul fatto che un meccanismo di finanziamento temporaneo potrebbe fornire al Comitato e alla comunità internazionale uno strumento valido per gestire le risorse per le necessità finanziarie a breve termine e i bisogni della Libia". Il Gruppo ha anche sottolineato la necessità di "monitorare i movimenti dei gruppi estremisti in Libia".
La Gran Bretagna, da parte sua, ha già iniziato a fornire agli oppositori al regime di Gheddafi in Libia "sistemi non letali", come infrastrutture per le telecomunicazioni. Lo ha reso noto il ministro degli esteri, William Hague, nella conferenza stampa a margine dei lavori di Doha. Hague ha anche assicurato che le risoluzioni delle Nazioni Unite, pur predisponendo un embargo alla vendita di armi su tutto il territorio libico, lascia "in certe circostanze" aperto lo spazio al rifornimento di armi, ovvero laddove questo possa contribuire agli sforzi per difendere i civili.
Per il ministro degli Esteri Franco Frattini, le defezioni dell'ex ministro degli Esteri Moussa Koussa e di altri membri del governo "sono il risultato delle crescenti pressioni sul regime". Il titolare della Farnesina, in riferimento a quanti sono rimasti fedeli al colonnello, ritiene che "più si sentiranno isolati, più si sentiranno abbandonati, e più ci saranno ulteriori defezioni, è una cosa che dobbiamo incoraggiare con molta forza". Frattini ha poi lanciato l'allarme su Misurata: "E' una città martire, un disastro, una strage". Per questo gli aiuti umanitari sono "una priorità, riconosciuta durante il vertice di Doha". Il ministro ha sottolineato che fissare con priorità gli aiuti umanitari, sui quali l'Italia si è impegnata fin dall'inizio, è uno "degli importanti passi avanti riconosciuti nel corso del gruppo di contatto".

Che la situazione nella città sia drammatica è comunque noto da giorni. Migliaia di migranti africani sono accampati nel porto della città nella speranza di una nave per fuggire dalla guerra: lo hanno detto all'agenzia missionaria Misna i rappresentanti del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), dopo aver visitato una città da settimane ostaggio dei combattimenti tra i sostenitori e i nemici di Muammar Gheddafi. "Nella zona del porto - dice alla Misna Debeh Fakhr, portavoce dell'organismo in Libia - circa 6500 stranieri sono accampati all'aperto, in condizioni igieniche drammatiche: sono egiziani, sudanesi, nigerini e ghanesi, e vogliono scappare".
Proprio a Misurata l'aviazione della Nato ha distrutto molti carri armati libici. Un comunicato Nato ha infatti riferito che 12 carri armati sono stati distrutti vicino a Misurata e quattro carri, un pickup ed un'arma contraerea a sudest di Sirte. Martedì l'aviazione ha compiuto 159 missioni, comprese 60 di attacco. La Nato ha precisato di aver portato a termine 2.038 missioni da quando ha preso il comando delle operazioni in Libia il 31 marzo, di cui 832 di attacco. La Nato intende per missioni di attacco quelle in cui vengono identificati e attaccati gli obiettivi, anche se non sempre con l'uso di munizioni.
Ieri gli aerei della Nato hanno compiuto nuovi attacchi sulle città libiche di Al-Aziziya, 55 km a sud-ovest di Tripoli, e Sirte, sulla costa: lo ha detto la tv libica governativa Al Jamahiriya. "Diversi siti nella città di Sirte sono stati bombardati nell'aggressione colonialista dei crociati", ha detto la tv, che in un notizia separata ha parlato anche di raid su Al-Aziziya. "Ogni bomba e ogni missile che i crociati sganciano sui libici è finanziata dai governi del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti (Eau)", ha commentato la tv di stato.

Intanto, i principali Paesi emergenti, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica si sono detti contrari all'"uso della forza" per risolvere la crisi libica e hanno criticato con decisione i bombardamenti della Nato. In una bozza della dichiarazione che concluderà il vertice, i cinque del cosiddetto Brics hanno aggiunto di essere "seriamente preoccupati" per i recenti avvenimenti nel Medio Oriente e nel nord Africa, dove si sono sviluppati movimenti popolari contro i locali regimi autoritari. Russia e Cina si sono astenute nel voto del Consiglio di sicurezza dell'Onu che ha autorizzato l'intervento militare contro le forze del colonnello libico Muammar Gheddafi. Il Sudafrica ha votato a favore ma domenica scorsa, nel corso di una visita a Tripoli, il presidente Jacob Zuma ha chiesto la fine dei raid aerei.
I cinque, secondo la bozza circolata a Sanya, la località del sud della Cina nella quale si tiene il vertice, "condividono il principio secondo il quale l'uso della forza deve essere evitato" per risolvere la crisi in corso. Oltre a Zuma e l'ospite cinese Hu Jintao, partecipano al summit la brasiliana Dilma Roussef, l'indiano Manmohan Singh e il russo Dimitri Medvedev. Oltre alla crisi in Libia, i cinque si occuperanno della riforma del sistema monetario internazionale, degli squilibri commerciali e di altri problemi economici di interesse comune.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Corriere.it, Repubblica.it]

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14 aprile 2011
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