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Il no dell'Italia alla conferenza dell'Onu sul razzismo

Gli assenti di ''Durban 2'': Italia, Usa, Germania, Australia, Canada, Olanda, Nuova Zelanda e Israele

20 aprile 2009

Si apre a Ginevra oggi, con l'intervento inaugurale del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, la conferenza sul razzismo, la discriminazione razziale e la xenofobia promossa dalle Nazioni Unite, meglio nota come 'Durban 2' (la prima riunione risale a otto anni fa in Sudafrica).
Nel parterre mancheranno, oltre all'Italia - contraria sin dalla prima ora per gli accenti antisemiti presenti nella bozza del documento finale -, una serie di nazioni che hanno deciso di boicottare il summit che rischia di mutarsi in un processo a distanza a Israele: ai lavori non partecipano infatti Stati Uniti, Germania, Australia, Canada, Olanda, Nuova Zelanda e Israele.
Ci saranno invece la Gran Bretagna, che da tempo aveva confermato la presenza, e la Francia che domenica sera ha rotto gli indugi: "La Francia andrà a Ginevra per per difendere il suo punto di vista riguardo ai diritti umani" ha precisato una fonte anonima dell'Eliseo.

Il presidente Barack Obama ha difeso il no degli Usa ribadendo di essere un presidente che "crede nell'Onu" ma spiegando di non poter accettare il "linguaggio controproducente" contenuto nella bozza del documento finale. Come già spiegato nei giorni scorsi  il portavoce del Dipartimento di stato Usa, Robert Wood, malgrado i passi in avanti, i cambiamenti apportati al testo finale non risolvono i dubbi degli Stati Uniti riguardo ai pregiudizi anti-israeliani e anti-occidentali. L'amministrazione Obama ha lavorato a fondo per ottenere quelle modifiche ritenute necessarie per partecipare alla conferenza, ha sottolineato Wood, ma senza raggiungere i risultati sperati.

L'alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha criticato il boicottaggio della Conferenza contro il razzismo e la xenofobia. "Sono indignata e profondamente delusa dalla decisione degli Stati Uniti di non partecipare", ha affermato in una nota. "Una manciata di Stati - ha lamentato la Pillay - hanno permesso che uno o due temi dominassero il loro approccio alla questione e che pesassero di più delle preoccupazioni di tanti gruppi di persone in tante parti del mondo quotidianamente vittime del razzismo o di altre forme di intolleranza che rovinano le loro esistenze".

A Ginevra sarà presente invece la Santa Sede, e domenica notte è arrivato il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad che ha ribadito la sua ostilità verso lo Stato ebraico, definendolo "portabandiera del razzismo".

IL NO ITALIANO - L'Italia non partecipa ai lavori della conferenza internazionale contro il razzismo che ha aperto i battenti oggi a Ginevra. E' stata così confermata la posizione già espressa il 5 marzo scorso, quando il governo decise di chiamarsi fuori dalla fase negoziale, per alcuni riferimenti della dichiarazione finale giudicati antisemiti e per i paragrafi sulla "diffamazione religiosa" considerati una minaccia alla libertà di espressione. Il mese scorso l'Italia è stato il primo paese Ue a scegliere di boicottare il processo, seguendo l'esempio di Stati Uniti, Israele e Canada.
Il ministro degli Esteri Franco Frattini, lo scorso venerdì, aveva spiegato che i dubbi dell'Italia riguardavano innanzitutto il richiamo nella bozza di dichiarazione alle conclusioni di Durban I, la riunione Onu che si tenne nel 2001 nella città sudafricana. Durban I condannò esplicitamente Israele, quindi un richiamo a quel testo nei fatti equivale a una conferma della condanna. "Non ci sono oggi le condizioni per l'Italia per reimpegnarsi nel negoziato della Conferenza Durban II. L'Italia mantiene l'atteggiamento tenuto finora del disimpegno alla Conferenza, come d'altronde hanno fatto anche gli Stati Uniti".

[Informazioni tratte da RaiNews24, Corriere.it, Repubblica.it, Adnkronos/Ing, AGI]

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20 aprile 2009
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