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Il sangue della Democrazia

Elezioni in Iraq tra attentati e violenze: almeno 38 morti e 110 feriti nel Paese

08 marzo 2010

Sangue sul voto in Iraq, dove 19 milioni di elettori sono stati chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento per la seconda volta dalla caduta di Saddam Hussein, nell'aprile di sette anni fa. La giornata di ieri è stata segnata da una serie di attentati e attacchi che hanno insanguinato Baghdad e altre città del Paese fino alla chiusura dei seggi. Secondo il ministero degli Interni, 38 persone sono morte e 110 sono rimaste ferite nelle violenze.
Nonostante gli attentati, l'affluenza alle urne è stata buona. Gli elettori sono stati chiamati a rinnovare il Parlamento di Baghdad: per i 325 seggi, concorrono oltre 6.500 candidati di 86 formazioni politiche.
Secondo dati preliminari diffusi dalla Commissione elettorale indipendente di Baghdad, l'affluenza sarebbe stata superiore al 50% nella maggior parte del Paese. Le Nazioni Unite hanno reso noto che i risultati parziali del voto saranno resi noti l'11 marzo, mentre per quelli definitivi bisognerà aspettare il 18.

Durante le operazioni di voto il confine con l'Iran è stato chiuso e migliaia di agenti e militari sono stati dispiegati per garantire la sicurezza ai seggi. Le minacce dei terroristi si sono concretizzate già all'apertura dei seggi quando due attentati nella capitale hanno lasciato una scia di terrore. Secondo quanto riferito da fonti di polizia, diverse persone sono morte in un'esplosione che ha distrutto un edificio residenziale a nord della capitale irachena. E sempre a Baghdad un secondo attacco ha provocato altre vittime.
Ma attacchi sono stati sferrati anche in altre città irachene. Diverse bombe sono esplose nei seggi di Baquba e di Yatreb. E violenze non sono mancate a Mosul, dove un esponente del consiglio provinciale di Ninive è rimasto ferito insieme ad altre nove persone nei pressi di un checkpoint, e nel resto del nord del Paese.

Il premier iracheno Nouri al-Maliki ha rivolto un appello al voto agli elettori invitandoli a non lasciarsi intimidire dagli attacchi. "Quello che è accaduto - ha affermato al-Maliki, leader della coalizione 'Stato di diritto', che raggruppa alcune formazioni sciite - spingerà gli elettori ad andare a votare". "La maggior parte degli attacchi - ha continuato il premier, parlando con la Bbc - ha l'obiettivo di terrorizzare psicologicamente gli elettori e di impedire loro di andare a votare. Ma è risaputo che gli iracheni, dinanzi alla sfida del terrore, reagiscono".
Prima della chiusura dei seggi il presidente iracheno Jalal Talabani aveva detto: "Io spero che il voto si tenga in modo pacifico e tranquillo e che tutti rispettino i risultati", esortando gli iracheni a partecipare ad un'elezione definita "cruciale" per decidere il futuro della democrazia in Iraq. "Oggi un giorno storico - ha aggiunto il presidente parlando dal seggio - e il vincitore è il popolo iracheno, curdi, arabi e tutte le altre minoranze".
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha elogiato il "coraggio" degli elettori iracheni, che si sono recati alle urne nonostante le bombe e gli attentati. In un messaggio diffuso dopo la chiusura dei seggi, Obama si è congratulato con "i milioni di iracheni che hanno sfidato le minacce per far avanzare la democrazia" andando a votare per le elezioni parlamentari. Dopo aver espresso il suo dolore per "la tragica perdita di vite" negli attentati che hanno insanguinato la giornata elettorale, il presidente ha sottolineato il suo "grande rispetto per i milioni di iracheni che hanno rifiutato di farsi scoraggiare dagli atti di violenza e che hanno esercitato oggi il loro diritto di voto". "La loro partecipazione - si legge in una nota diffusa dalla Casa Bianca - dimostra che il popolo iracheno ha scelto di forgiare il proprio futuro attraverso il processo politico". [Adnkronos/Aki]

 

 

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08 marzo 2010
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