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In Libia, dopo 42 anni di dittatura

Sabato scorso si sono aperte le urne in Libia. Un voto storico che eleggerà il Congresso Nazionale

09 luglio 2012

Sabato scorso si sono aperte le urne in Libia per l'elezione dei deputati del Congresso Nazionale, in uno storico voto che segna l'avvio del processo democratico del dopo Gheddafi. Più di 2,7 milioni di persone, pari a circa l'80% degli aventi diritto, si sono registrate per poter votare.
Il Congresso Nazionale avrà poteri legsilativi e nominerà un nuovo governo. Sarà composto da 200 deputati, 120 eletti direttamente e 80 sulle liste di partito. A rappresentare la Libia occidentale, compresa Tripoli, saranno 106 deputati, mentre la regione orientale, con Bengasi, ne avrà 60 e gli altri seggi andranno al sud. Questa suddivisione ha provocato forti malumori a Bengasi, dove vi sono stati appelli al boicottaggio del voto e venerdì sera vi è stato un morto in un attacco armato contro un elicottero che trasportava materiale elettorale.
La tensione è stata forte. Due seggi elettorali sono stati attaccati a Bengasi: distrutte le urne e incendiato materiale elettorale. I media locali hanno attribuito l'attacco a ''estremisti islamici''. Le operazioni di voto sono state poi sospese a Brega e Ajdabiya dopo che ignoti hanno dato fuoco ai depositi dove era stoccato il materiale elettorale.

"La Libia passerà da una fase di transizione a una di ricostruzione", ha affermato il leader del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) libico, Mustafa Abdel Jalil. In un discorso trasmesso dalla tv satellitare al-Jazeera, Abdel Jalil ha ribadito che il Cnt verrà disciolto dopo i risultati del voto, le prime elezioni in Libia da decenni e dopo la fine del regime di Muammar Gheddafi. L'Assemblea nazionale sarà infatti chiamata a nominare il nuovo governo libico.
Gli islamici puntano alla vittoria. Il partito Giustizia e Costruzione, ritenuto il braccio politico dei Fratelli Musulmani libici, otterrà "la maggioranza dei consensi a Tripoli e, in totale, tra il 25 e il 35% dei voti" alle elezioni. Convinto il vice presidente del partito, Nizar Kirkish, secondo il quale l'appuntamento elettorale "esprimerà la volontà di tutte le componenti del popolo libico". Questo per due ragioni, "la prima è che parteciperà l'85% della popolazione e la seconda è che il sistema impiegato sarà un misto tra il nominativo e il proporzionale", ha spiegato Kirkish in un'intervista ad Aki-Adnkronos International.

Quanto a possibili alleanze future con i partiti islamici, Kirkish ha sottolineato che "Giustizia e Costruzione non ragiona in modo ideologico, infatti il programma del partito è nazionalista e include tutti, ma potremmo coalizzarci con il partito del Fronte, quello nazionale e le altre formazioni nate dalla rivoluzione". Ad ogni modo, "la prossima sarà una fase di concordia e non di competizione" per il potere, ha aggiunto. Per quel che riguarda il posto che sarà riservato alla sharia, la legge islamica, nella futura costituzione libica, Kirkish ha evidenziato che "secondo i sondaggi, il 45% della popolazione vuole che la sharia sia la fonte principale della legislazione, mentre il resto non è contrario al principio". Il politico ritiene che i timori in tal senso "sono molto limitati. Tutto quello che chiede la gente - ha concluso - è la giustizia sociale".

Intanto ieri, si sono avuti i primi dati. Sabato avrebbero votato il 60 per cento degli aventi diritto, secondo i risultati ancora preliminari diffusi nella notte dalla Commissione elettorale. In vantaggio la coalizione dei liberali nella maggior parte della Libia. L'annuncio, a scrutinio ancora in corso, è arrivato per bocca di Faisal al-Krekshi, segretario generale dell'Alleanza delle forze nazionali, che riunisce 40 partiti vicini agli artefici della rivolta del 2011. I dati preliminari davano i moderati avanti nella maggior parte delle circoscrizioni elettorali, ha detto.
Poco prima, anche il capo del Partito della Giustizia e la Ricostruzione, Mohammed Sawan, aveva riferito che i liberali sono "in netto vantaggio" nelle due città principali del paese, Tripoli e Bengasi. La commissione elettorale, però, ha invocato alla cautela: "Non siamo responsabili - ha detto il presidente della commissione elettorale - di qualsiasi annuncio sui risultati a meno che non venga da noi", ha aggiunto Abbar, precisando che le informazioni "diffuse fino ad ora sono solo speculazioni".

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha affermato che le elezioni in Libia rappresentano "un'altra straordinaria pietra miliare verso la democrazia". Soddisfazione per l'esito del voto è stata espressa anche dal segretario di Stato Hillary Clinton, che ha parlato di "fatto storico" in un Paese provato da decenni di regime dittatoriale.
Per il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi, il voto in Libia segna uno "spartiacque fondamentale, costituendo un passo avanti decisivo per il consolidamento del processo democratico, secondo le linee indicate dalla comunità internazionale". "Per l'Italia", ha aggiunto il titolare della Farnesina, "fra i primi paesi a credere con impegno e determinazione nella nuova Libia, lo svolgimento delle prime elezioni libere e democratiche costituisce motivo di particolare soddisfazione".
Terzi ha anche fatto sapere che sono giunti l'altro ieri sera a Roma 16 feriti libici vittime delle violenze seguite alla rivolta lo scorso anno contro il regime di Gheddafi, fra cui due bambini. "I feriti - si legge nella nota diffusa dalla Farnesina - sono ricoverati all'Ospedale San Camillo Forlanini, dove è stato apprestato un apposito padiglione per prestare loro cure specialistiche".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Repubblica.it]

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09 luglio 2012
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