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L'avanzata delle forze di Gheddafi

Mentre la Lega Araba chiede all'Onu la 'no-fly zone', le truppe fedeli al Colonnello marciano verso Bengasi

14 marzo 2011

Le forze leali a Muammar Gheddafi stanno intensificando gli attacchi su entrambi i fronti della battaglia in Libia, a ovest verso la Tunisia e a est verso Bengasi. Lo riporta la tv Al Jazeera. Le forze del regime stanno attaccando Zuara, vicino al confine con la Tunisia, dove una persona sarebbe morta e sette sarebbero rimaste ferite.
Ad Ajdabiya, l'ultimo feudo dei ribelli prima della roccaforte Bengasi, proseguono invece i bombardamenti. Quattro colpi di obice, secondo l'emittente, avrebbero raggiunto un ospedale militare alle porte della città ma non avrebbero fatto feriti. Ieri, il comandante militare degli insorti, il generale Abdel Fattah Yunis, ha ribadito l'intenzione di difendere la città fino alla fine. Ajdabiya, ha detto, è una città "vitale".
Ancora ieri, le forze dei rivoltosi hanno annunciato che mantengono il controllo sulla città di Misurata malgrado i tentativi delle forze governative di riconquistarla. Stando alle notizie a 15 chilometri circa da Misurata è scoppiato uno scontro a fuoco durante il quale una parte dei soldati si è rifiutata di sparare contro i civili. Una trentina almeno di militari sarebbero passati con gli insorti.
La tv di Stato libica ha poi annunciato che "Brega è stata ripulita" dalle forze ribelli e ora le forze armate libiche marciano verso Bengasi per "liberare la popolazione ostaggio dei terroristi". Ad affermarlo è stato il portavoce dell'esercito fedele a Gheddafi, Minad Hussein, incontrando i giornalisti a Tripoli. Testimoni a Brega hanno confermato che gli insorti si sono ritirati ieri dalla città petrolifera nella Libia orientale, in seguito a pesanti bombardamenti da parte delle forze fedeli al colonnello.
La repressione della rivolta libica si estende anche nelle scuole. Secondo il racconto degli studenti, citati dal quotidiano International Herald Tribune, i militari si sarebbero recati negli istituti riaperti da poco per intimare agli studenti di guardare solo la tv di stato. Gli alunni hanno parlato anche del pagamento di circa 200 lire libiche, circa 160 dollari, al giorno per prendere parte a manifestazioni pro-colonnello, senza nascondere il timore che in questa situazione "confidarsi con l'amico sbagliato possa costarti un interrogatorio segreto della polizia".

E mentre prosegue l'offensiva militare, sabato i ministri degli Esteri arabi si sono riuniti al Cairo per discutere della questione no-fly zone. Nel vertice, la Lega Araba ha deciso di chiedere al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di imporre una no fly zone sui cieli della Libia, nonostante le resistenze di quattro paesi: Algeria, Siria (un suo rappresentante ha spiegato che potrebbe facilitare un "intervento militare straniero"), Yemen e Sudan. I ministri degli Esteri arabi inoltre hanno deciso di aprire un canale ufficiale di dialogo con i rappresentanti dell'opposizione libica di Bengasi.
Prima di partecipare al vertice, il segretario generale della Lega Araba Amr Moussa, si era già detto favorevole all'ipotesi di una no-fly zone. "Non so come, né chi sarà a imporre questa misura, vedremo. Auspico che anche la Lega Araba possa svolgere un ruolo", ha detto in un'intervista al quotidiano tedesco Der Spiegel. "Mi riferisco ad un intervento umanitario - ha spiegato - con una zona di esclusione aerea, si può sostenere il popolo libico nella sua lotta per la libertà e contro un regime sempre più sprezzante".

Il governo degli Stati Uniti ha diffuso un comunicato in cui accoglie con favore la richiesta della Lega araba al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Secondo la Casa Bianca si tratta di un "passo importante" per aumentare la pressione internazionale sul regime di Gheddafi. Nella nota si apprende che il governo statunitense vede un chiaro messaggio da parte della comunità internazionale per la fine della violenza nel Paese colpito dalla guerra civile. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha chiesto ripetutamente a Gheddafi di lasciare il potere, ma Washington non ha voluto imporre un blocco del traffico aereo sui cieli libici in maniera unilaterale. Sia gli Stati Uniti che l'Unione europea avevano chiesto supporto ai Paesi arabi per aumentare le pressioni sul governo libico.
Anche la Russia, intanto, ha chiuso le porte al rais e alla sua famiglia. Il presidente russo Dmitry Medvedev ha firmato un decreto che proibisce l'ingresso e il transito sul territorio russi al rais libico Muammar Gheddafi e alla sua famiglia. Il capo del Cremlino ha firmato il decreto sull'attuazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu numero 1970, datata 26 febbraio 2011. Il decreto proibisce anche qualsiasi operazione finanziaria in Russia da parte del rais e del suo entourage. Nella lista delle persone interdette all'ingresso e alle operazioni finanziarie, precisa l'agenzia Interfax, figurano lo stesso Gheddafi, la figlia Aisha e i figli Hannibal e Saif.

La crisi libica sulle bollette - Gli effetti della crisi libica cominceranno a farsi sentire presto anche sulle bollette di luce e gas delle famiglie italiane: secondo gli esperti tariffari di Nomisma Energia, ad aprile si registrerà un rincaro del 2% per il metano e dell’0,8% per l’elettricità. Un aumento che, se confermato dall’Authority per l’energia, si tradurrebbe in un aumento di quasi 25 euro su base annua della spesa di ogni famiglia ( 21,2 per il gas, 3,2 euro per la luce): questi dovrebbero essere solo i primi rincari di una lunga serie, con un trend rialzista previsto per tutto il 2011; se il petrolio resterà oltre quota 101 dollari, le bollette di luce e gas potrebbero salire di circa 172 euro l’anno. Intanto, già da oggi, gli occhi degli automobilisti tornano sugli impianti di benzina e gasolio dove potrebbero salire per l’ennesima volta i prezzi dei carburanti.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, TMNews, Repubblica.it, Corriere.it]

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14 marzo 2011
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