Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

L'exit strategy dei Gheddafi

I figli del rais stanno tentando una soluzione di mediazione per fare uscire di scena il padre, ma i ribelli non ci stanno

04 aprile 2011

Quella di ieri è stata una domenica di bombe per Misurata, terza città della Libia dopo Tripoli e Bengasi. Le forze di Muammar Gheddafi hanno bombardato un ospedale della città, che si trova a circa 200 chilometri est da Tripoli, uccidendo una persona e ferendone altre 15. E' quanto hanno rivelato fonti ospedaliere, citate dalla Cnn, precisando che tra i feriti vi è un ragazzo di 14 anni in condizioni gravissime.
Ed è ancora battaglia intorno alla città di Brega, importante terminal petrolifero del paese. Grande la sua importanza strategica essendo, insieme a Ras Lanuf, il principale centro dell'industria petrolifica libica, con i suoi pozzi che producono la parte principale dei 1,5 milioni di barili dell'export giornaliero libico, almeno stando a prima della rivolta contro Gheddafi.
Questa mattina, i caccia delle forze Nato e una nave da guerra turca hanno partecipato a un'operazione condotta da Ankara per evacuare 460 rifugiati feriti durante i bombardamenti a Misurata su una nave ospedale. Il trasporto è avvenuto grazie a un traghetto turco trasformato per l'operazione in un ospedale sul quale sono stati caricati medicinali e aiuti umanitari. Secondo la stampa turca, sono stati recuperate 270 persone a Misurata. Altri 190 sono stati recuperati a Bengasi, nella parte orientale del paese e città simbolo dei ribelli insorti. Il traghetto-ospedale, è stato scortato nella sua operazione di soccorso da 12 caccia F16 e da una nave da guerra turca. Il traghetto ha potuto così accostare nelle acque di Misurata, dopo 4 giorni di attesa. Secondo la stampa turca dovrebbe arrivare oggi a Cesme, sulla costa egea della Turchia.

Secondo il New York Times i figli del raìs stanno tentando una soluzione di mediazione che prevede l'uscita di scena del padre e il passaggio di poteri al successore. Saif e Saadi Gheddafi hanno avanzato una proposta per favorire la risoluzione del conflitto libico e la transizione democratica del paese che potrebbe comportare il ritiro dalla scena del padre. La transizione sarebbe guidata dallo stesso Saif Al Islam, stando alla trattativa avviata dai due fratelli Gheddafi con i governi occidentali di cui riferisce oggi il Nyt, citando un diplomatico e un funzionario libico. Non è chiaro se questa proposta abbia avuto il via libera del colonnello, anche se una persona vicina ai due fratelli Gheddafi ha dichiarato che il raìs ha dato il suo consenso. In ogni caso, i ribelli ribadiscono il loro rifiuto di un compromesso che veda ancora i Gheddafi al potere.
E che il regime sia impegnato in un estremo tentativo di sopravvivenza, di fronte anche al susseguirsi di elementi di spicco che abbandonano Gheddafi, lo dimostra la missione diplomatica dl vice ministro degli esteri libico. Abdelati Al-Obeidi è atteso oggi a Malta per un colloquio urgente con il premier maltese Lawrence Gonzi. Obeidi - arrivato da Ankara dove stamane ha incontrato il premier turco Recep Tayyip Erdogan, porta un messaggio da parte del colonnello Ghaddafi per una soluzione alla crisi libica. Ieri sera Obeidi - che ha preso il posto del ministro dimissionario Moussa Koussa che la settimana scorsa è scappato in Inghilterra - ha incontrato il premier greco Georges Papandreou ad Atene. Prima dell'incontro di ieri, Papandreou ha parlato con il primo ministro turco, Erdogan e quello britannico, David Cameron, ed altri leader politici.
L'emissario di Gheddafi cerca di ottenere la collaborazione di Malta, Grecia e Turchia per un ruolo di mediazione che ponga fine ai combattimenti in Libia. Tripoli considera Malta e Grecia come mediatori con l'Unione europea, mentre la Turchia è considerata come una pedina importante nella Nato che tuttavia ha rifiutato di partecipare ai bombardamenti.

Da Londra, intanto, il ministro degli Esteri britannico William Hague ha ribadito che "non è stato fatto nessun accordo per l'immunità, e non si farà" per l'ex ministro degli Esteri libico Moussa Koussa, riparato oltre Manica. Hague ha comunque ricordato che Moussa si è recato in Gran Bretagna di sua volontà, "non è detenuto e può partire quanto desidera". Il capo della diplomazia di Londra, che ha avuto ripetuti contatti telefonici con il collega libico prima della sua defezione, ha spiegato che non si è ancora incontrato con Moussa da quando è arrivato a Londra. E non ha voluto rispondere alla domanda riguardo a possibili tentativi da parte di Moussa di convincere altri esponenti del regime di Gheddafi ad abbandonare il regime.

Già la scorsa settimana, il quotidiano panarabo Al Sharq Al Awsat aveva riferito della disponibilità di Gheddafi a lasciare la guida del paese al figlio Saif. A tale scopo, riferiva il giornale, Saif avrebbe già avuto una serie di incontri con funzionari britannici, francesi, americani e italiani per discutere l'ipotesi di sostituire il padre per un periodo di transizione di due e tre anni, garantendo in cambio il cessate il fuoco e l'avvio di negoziati con i ribelli. I due fratelli "vogliono favorire il cambiamento del paese" senza il padre, ha detto una persona vicina ad entrambi. "Hanno superato così tanti ostacoli con la vecchia guardia che se riescono ad andare avanti riusciranno a risollevare il paese rapidamente", ha aggiunto. Uno dei due figli Gheddafi, ha rivelato la stessa fonte, ha detto molte volte che "le richieste dei ribelli sono le stesse sue". Il Nyt ricorda che Said e Saaid sono ritenuti i figli del colonnello più aperti all'occidente, rispetto invece a Khamis e Mutassim, considerati più intransigenti. La fonte diplomatica ha precisato che le trattative sono ancora nella fase iniziale e ha sottolineato come l'obiezione dei ribelli di Bengasi contro qualsiasi ruolo politico della famiglia gheddafi nel futuro della Libia sia "la posizione iniziale dell'opposizione". "Le trattative devono ancora cominciare", ha sottolineato.
E che una trattativa sia in corso lo confermano anche indiscrezioni giunte al quotidiano inglese Guardian. Muammar Gheddafi avrebbe offerto la garanzia di riforme politiche nel Paese in un periodo di transizione guidato da uno dei figli. Secondo le "fonti arabe" del giornale, il leader libico avrebbe illustrato la proposta all'ex segretario generale dell'Onu, Kofi Annan. La tesi che Tripoli sarebbe disponibile ad avviare una fase di transizione verso la democrazia segnata dall'addio di Gheddafi sarebbe stata al centro anche della missione londinese di uno degli emissari di Sail al Islam.

Intanto oggi, la Farnesina ha ricevuto il rappresentante della politica estera del Consiglio di Bengasi, Ali Al-Isawi. Il ministro deli Esteri, Franco Frattini, durante una conferenza stampa congiunta con Al-Isawi, ha dichiarato: "Abbiamo deciso di riconoscere il Consiglio nazionale transitorio libico come unico interlocutore legittimo nelle nostre relazioni bilaterali con la Libia". "Il regime di Tripoli non ha più un futuro e in Libia ha perso la sua legittimità", ha proseguito Frattini. "Non è più un interlocutore legittimo in quanto l'unica condizione è che Gheddafi e la sua famiglia lascino la Libia", ha detto il ministro annunciando poi che l'Italia avrà presto un suo ufficio di rappresentanza a Bengasi. "Ho già deciso chi sarà l'inviato speciale per l'Italia a Bengasi", ha detto. "Non possiamo escludere di difendere i civili fornendo armi come extrema ratio", ha poi aggiunto il titolare della Farnesina. "Non è possibile per la coalizione andare sul terreno", ha aggiunto il ministro riferendosi ai parametri stabiliti dalla risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza Onu. Nel testo viene però lasciata aperta la possibilità di fornire "tutti i mezzi necessari che servono ai libici per aiutare se stessi", ha ricordato Frattini. "Dobbiamo parlarne con i nostri partner - ha proseguito Frattini - ma dal punto di vista giuridico non possiamo pensare che (la fornitura di armi ai ribelli, ndr) sia contro la 1973".
L'Italia, inoltre, sta per predisporre l'invio di aerei e navi per portare soccorso ai feriti negli scontri in Libia. "Vogliamo capire come fornire assistenza sanitaria ai feriti - ha detto il capo della politica estera italiana - Vogliamo predisporre voli nella regione per trasportare i feriti più gravi negli ospedali italiani". Inoltre, ha aggiunto Frattini, "vogliamo anche inviare una nave ospedale nel porto di Misurata", dove è stata riscontrata una vera e propria crisi umanitaria e dove c'è già "un'equipe italiana di cinque medici e tre paramedici" giunti in Libia "con l'organizzazione di Gino Strada", ovvero Emergency, "che noi sosteniamo". E per mettere fine agli scontri tra i ribelli e le truppe di Gheddafi in corso dal 17 febbraio "dobbiamo imporre il cessate il fuoco mantenendo unita la coalizione e proteggendo i civili".
Frattini ha poi informato di aver avuto un colloquio con la sua controparte greca, Dimitris Droutsas, in merito all'incontro di quest'ultimo con il viceministro degli Esteri libico inviato da Gheddafi ad Atene per trattare il cessate il fuoco. In Grecia, Tripoli avrebbe chiesto che in un futuro tavolo per negoziare il cessate il fuoco ci sia anche Gheddafi. "Una condizione non accettabile", ha sottolineato Frattini. "Per questo l'azione della Nato deve andare avanti - ha insistito il titolare della Farnesina - è necessario un inviato Onu sul terreno per imporre il cessate il fuoco".
Da parte sua, il Cnt libico di Bengasi esclude la possibilità che sia Saif al-Islam Gheddafi o un altro dei figli del Colonnello a guidare la transizione del potere in Libia. "La sostituzione di Gheddafi con uno dei suoi figli non è accettabile - ha detto il rappresentante degli insorti, ex ambasciatore di Tripoli in India - Tutte queste persone hanno preso parte all'uccisione del popolo libico".
Quanto al futuro del Paese, "non è accettabile che la Libia venga divisa in due parti", ha rimarcato Frattini. "Vogliamo l'unità della Libia", gli ha fatto eco lo stesso Isawi. Per quanto riguarda, poi, le conseguenze della crisi libica sull'immigrazione, Frattini punta il dito sul Colonnello. "Le truppe di Gheddafi sono alla base dell'immigrazione clandestina che viene da Tripoli" e che viene usata, ha spiegato, dal Colonnello "per fare pressioni sull'Europa".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Adnkronos/Aki]

 

 

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

04 aprile 2011
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia