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L'Italia: un alleato 'forte' ma non sempre 'ideale'

Dagli ultimi cablogrammi di Wikileaks sull'Italia: "Berlusconi danneggia l'Italia ma va aiutato"

18 febbraio 2011

"Berlusconi danneggia l'Italia ma ci è utile e va aiutato: Obama deve salvarlo al G8 dell'Aquila". E' uno dei passaggi contenuti negli oltre 4.000 cables riservati dell'ambasciata americana a Roma e diffusi da WikiLeaks che a partire da oggi 'La Repubblica' e 'L'Espresso' pubblicano.
Nei dispacci destinati a Washington e redatti nel febbraio 2009 dall'allora ambasciatore americano in Italia, Ronald Spogli, si legge di un Paese "in declino" e di un premier che "con le sue frequenti gaffes e la scelta sbagliata delle parole" ha offeso nel corso del suo mandato "quasi ogni categoria di cittadino italiano e ogni leader politico europeo"; un presidente del Consiglio la cui "volontà di mettere gli interessi personali al di sopra di quelli dello Stato ha leso la reputazione del Paese in Europa ed ha dato sfortunatamente un tono comico al prestigio dell'Italia in molte branche del governo degli Stati Uniti".
"Il lento ma costante declino economico dell'Italia - si legge ancora nei documenti riservati dell'ambasciata Usa - compromette la sua capacità di svolgere un ruolo nell'arena internazionale. La sua leadership spesso manca di una visione strategica. Le sue istituzioni non sono ancora sviluppate come dovrebbero essere in un moderno paese europeo. La riluttanza o l'incapacità dei leader italiani a contrastare molti dei problemi che affliggono la società, come un sistema economico non competitivo, l'obsolescenza delle infrastrutture, il debito pubblico crescente, la corruzione endemica, hanno dato tra i partner l'impressione di una governance inefficiente e irresponsabile. Il primo ministro Silvio Berlusconi è il simbolo di questa immagine".

Insomma, i carteggi dell'ambasciatore Ronald Spogli "svelano" un'Italia che fa la gradassa nello scacchiere internazionale. Ma che in realtà poco ha da dire e da mettere nel piatto. Sono ancora le parole dell'ambasciatore Spogli a mettere in un drammatico ridicolo "il migliore alleato": "La sua volontà (di Berlusconi, ndr) di mettere gli interessi personali al di sopra di quelli dello Stato ha leso la reputazione del Paese in Europa e ha dato sfortunatamente un tono comico al prestigio dell'Italia in molte branche del governo degli Stati Uniti". Quello che ne esce è un ritratto ambivalente di un paese considerato un alleato "forte" ma, dice il diplomatico, non sempre "ideale" degli Stati Uniti.

Nei dispacci persino un consiglio della diplomazia americana al presidente Obama in vista del G8 dell'Aquila: "Berlusconi danneggia l'Italia ma ci è utile e va aiutato: Obama deve salvarlo al G8 dell'Aquila". Nei rapporti trasmessi dall'ambasciata di Roma personalmente a Barack Obama e al segretario di Stato Hillary Clinton si parla della reputazione dell'Italia ("la sua preferenza per soluzioni a breve termine danneggiano la reputazione in Italia e in Europa"). Nonostante gli sforzi. "Fa molti sforzi alcuni seri altri meno per mantenere una posizione di rilevanza e influenza". Come? "Come quando si propone nel ruolo di grande mediatore nelle crisi mondiali, un ruolo autoconferitosi che alcuni politici, specialmente il premier Silvio Berlusconi, pensano possa conferire grande visibilità senza spendere alcunché".
Sembra di leggere i quotidiani di qualche anno fa (appunto quando Spogli scrive al suo governo). Visto attraverso un brutta lente di ingrandimento. In grado di leggere le velleità di un'Italia a cui si può chiedere. I pragmatici americani si preparano ben a quello: "Dobbiamo riconoscere un impegno di lungo termine con l'Italia e i suoi leader politici e ci darà importanti dividendi strategici adesso e in futuro". E i "dividendi" sono presto detti: "Consolidare i progressi nei Balcani, le operazioni di peacekeeping in Libano e Afghanistan".
"Se useremo una forte pressione l'Italia eserciterà la sua influenza economica in Iran per mandare a Teheran un chiaro segnale che potrebbe influire sulla loro politica di sviluppo nucleare". È ancora l'ambasciatore Spogli che nel 2009 scrive che l'Italia sta per esaudire "quelle che ritengo saranno le nostre prime richieste". I giudizi dell'ambasciatore racchiudono sempre quello che la mancanza-tendenza può rappresentare dall'altra arte dell'Oceano. "Su questioni che vanno dall'Afghanistan alla chiusura di Guantanamo, varrebbe la pena di fare un piccolo investimento iniziale per spianarci la strada". Detto, fatto. Il ministro Frattini ufficializzerà 4 mesi dopo la prima "decisione". E il contingente a Herat crescerà di 1200 uomini.
"Questo non significa che l'Italia - precisa però il diplomatico - rappresenti sempre il partner ideale per sostenere gli sforzi degli Usa. Il lento ma sostanziale declino economico del Paese minaccia la sua capacità di avere un peso sulla scena internazionale. E la sua classe dirigente dimostra spesso di non avere una visione strategica". E continua "la decadenza delle infrastrutture, il debito pubblico che aumenta, la corruzione endemica - continuano a essere fonte di preoccupazione per i suoi partner, e danno l'impressione di un governo inefficiente e debole". "Il primo ministro Silvio Berlusconi è involontariamente diventato il simbolo di questo processo".

Ma Berlusconi non è la sola vittima dei giudizi negativi americani. Nei cable di WikiLeaks si parla anche dell'eterno duello D'Alema-Veltroni. L'ambasciata americana in un rapporto parte dalla vittoria elettorale di Berlusconi nel 2008, vittoria "schiacciante" e maggioranza "solida" in entrambi i rami del Parlamento. "Veltroni - si legge - è stato indebolito politicamente dalla sua eclatante sconfitta alle elezioni del 13 e 14 aprile, così come due settimane dopo il PD lo è stato dalla perdita poltrona di sindaco nella città di Roma. Veltroni proponeva un modello anglosassone di governo in opposizione a quello berlusconiano, ma il precedente ministro degli esteri Massimo D'Alema, importante esponente del PD, si è rifiutato di parteciparvi e ha iniziato a combattere Veltroni su diversi fronti. Il presidente della camera Gianfranco Fini ha detto all'ambasciatore che D'Alema ha messo Veltroni 'nel freezer' e studia una modo per eliminarlo dalla leadership del PD nel prossimo anno".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it]

 

 

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18 febbraio 2011
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