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La sfida della Corea del Nord continua

Il regime di Pyongyang, guidato da Kim Jong-Il, ha lanciato altri due missili

26 maggio 2009

Continua la sfida del regime di Pyongyang alla comunità internazionale. All'indomani del suo secondo test nucleare che ha provocato la condanna unanime in tutte le capitali del mondo (LEGGI), la Corea del Nord ha infatti effettuato nuovi test lanciando due missili a corto raggio da una base situata sulla costa orientale del paese.
Lo riferisce l'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap aggiungendo che le autorità nordcoreane hanno vietato la navigazione nelle acque al largo di quelle coste fino a domani.

Ieri l'annuncio del test aveva spinto a riunire in sessione di emergenza il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La sessione straordinaria dell'esecutivo Onu era stata insolitamente breve, segno di un'unità di vedute tra i partecipanti all'incontro: "Tutti sono intervenuti per esprimere essenzialmente lo stesso punto di vista", aveva commentato al termine l'ambasciatore americano Susan Rice. "Ora - aveva aggiunto - siamo decisi a lavorare su una nuova risoluzione dai forti contenuti". "Gli Stati Uniti ritengono che questa sia una grave violazione del diritto internazionale ed una minaccia alla sicurezza regionale ed interna e pertanto gli Usa premeranno per una risoluzione forte e misure forti", ha aggiunto, per poi precisare che "il governo americano è a favore di sanzioni".
Da Pyongyang la replica indiretta del regime ha chiamato in causa direttamente Obama, il cui avvento alla Casa Bianca - viene sottolineato - "non ha cambiato la politica ostile nei confronti del Paese. E per questo - si legge in un comunicato affidato all'agenzia di stampa nordcoreana Knca e attribuito ad un anonimo funzionario governativo - la Corea del Nord, il suo esercito e la sua gente sono pronti per la battaglia contro qualsiasi sconsiderato attacco degli Usa". "Sembra chiaro che nulla è cambiato negli Usa nella politica ostile verso la Repubblica popolare democratica di Corea" rende noto la Kcna.

Per l'ambasciatore giapponese alle Nazioni Unite, Yukio Takasu, il test di ieri ha rappresentato "una minaccia diretta" contro il suo paese ed una "sfida estremamente grave alla comunità internazionale". Tokio, ha aggiunto, è a favore di sanzioni contro la Corea del Nord.
"I negoziati per la nuova risoluzione - hanno spiegato altri diplomatici - si apriranno oggi al quartier generale dell'Onu". Per il vice ambasciatore francese alle Nazioni Unite, Jean-Pierre Lacroix, la Corea del Nord deve pagare un "prezzo" per aver sfidato le risoluzioni Onu. "Il comportamento della Corea comporta gravi conseguenze ed ha un prezzo", ha affermato sottolineando che la Francia "non è sola a sostenere le sanzioni".

Prima della sessione di emergenza del Consiglio, i cinque paesi membri permanenti, Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia si sono riuniti con Giappone e Corea del Sud per discutere di un'azione comune contro il governo di Pyongyang. Al termine della sessione di emergenza l'ambasciatore russo all'Onu Vitaly Churkin, presidente di turno del Consiglio, ha riassunto la posizione raggiunta dall'esecutivo Onu parlando di una "forte" condanna. [Adnkronos/Ing]

- Cosa può l'Onu contro Kim Jong-Il? (Estermo Occidente - Blog di Federico Rampini)

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26 maggio 2009
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