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Nuovi scontri a piazza Tahrir

In Egitto si affacciano di nuovo le tensioni interreligiose e si temono tentativi "controrivoluzionari". Intanto El Baradei ha deciso di candidarsi alle prossime presidenziali

10 marzo 2011

Di nuovo l'Egitto, di nuovo Il Cairo, di nuovo piazza Tahrir. Sembravano essere finiti gli scontri e le tensioni per la cacciata di Mubarak, invece nella piazza simbolo della rivolta egiziana ieri si sono contati tredici morti e oltre cento feriti. Un bilancio pesante causato dai violenti scontri nei quali si sono fronteggiati copti e musulmani in tre quartieri a maggioranza cristiana al Cairo. Le tensioni interreligiose, che avevano subito uno stop dopo l'attentato di Capodanno alla chiesa dei Santi di Alessandria, sono riesplose per la prima volta dopo la fine del regime di Hosni Mubarak. Lo spunto, questa volta, è stata una chiesa data alle fiamme nella cittadina di Atfih, a sud del Cairo, dopo una faida familiare esplosa a causa di un amore "impossibile" fra un giovane copto e una ragazza musulmana. Ma la giornata al Cairo è stata agitata anche da altri scontri. In piazza Tahrir, epicentro della protesta che lo scorso febbraio ha portato alla caduta di Mubarak. Dove i manifestanti che ancora stazionavano con le loro tende sono stati aggrediti da gruppi pro-Mubarak.
Gruppi di persone armate di coltelli e bastoni hanno fatto irruzione nella piazza, dove centinaia di manifestanti protestavano per chiedere lo scioglimento dei Servizi per
la Sicurezza di Stato, accusati di un ricorso eccessivo alla violenza durante le manifestazioni che hanno portato alla caduta del governo.
"Sono gruppi pro-Mubarak - ha raccontato un manifestante, Mouez Mohammed, all'agenzia di stampa M.e.n.a. - ma noi abbiamo reagito a colpi di pietre".
In serata la situazione è tornata alla normalità dopo l'intervento dell'esercito, che ha anche fatto smontare le tende che i manifestanti avevano installato fin dall'inizio della protesta, il 25 gennaio scorso. Il nuovo governo ha lanciato un allarme parlando di tentativi "controrivoluzionari" in corso. E il coprifuoco, inizialmente previsto per le 18, è stato spostato alle 21.

Quanto alle violenze interreligiose, da giorni migliaia di copti manifestano davanti alla televisione pubblica al Cairo e nella nottata dell'altro ieri sono esplosi gli scontri nel quartiere povero di Moqattam. Religiosi della locale chiesa della Santa Vergine hanno accusato l'esercito di avere fatto fuoco sui manifestanti. Non è chiaro chi abbia sparato, anche se fonti mediche hanno riferito che i morti e i feriti mostravano segni di arma da fuoco, oltre a contusioni in testa e fratture in tutto il corpo.
I Fratelli Musulmani hanno accusato il Partito Nazionale Democratico dell'ex presidente Mubarak, e la Sicurezza di Stato, il servizio investigativo del ministero dell'interno, di essere all'origine degli scontri tra copti e musulmani. La stessa accusa è venuta da un sito copto, secondo il quale un informatore dei servizi della Sicurezza dello Stato avrebbe agitato gli animi degli abitanti di Atfhi affinché appiccassero il fuoco alla chiesa locale. Sul sito di Wael Ghonim, il cyberattivista diventato uno dei protagonisti della rivoluzione del 25 gennaio, è già partito un invito a fare di questo venerdì il giorno della rivoluzione interconfessionale, durante il quale chiese e moschee verranno unificate da bandiere egiziane. Ieri sera centinaia di musulmani si sono uniti ai manifestanti copti davanti alla sede della tv pubblica per mostrare la loro solidarietà e insieme hanno ascoltato il tycoon copto Neguib Sawiris, che si è recato dai manifestanti copti invitando loro a ritornare alle loro case.

Intanto Mohammed El Baradei, Nobel per la pace ed ex direttore generale dell'Agenzia Onu per l'Energia Atomica (Aiea), dopo molti tentennamenti ha sciolto ogni riserva e ha annunciato che correrà per la presidenza del Paese. "Quando sarà possibile farlo presenterò la mia candidatura per le presidenziali", ha affermato El Baradei, che ha quindi dichiarato che voterà no al referendum sulle riforme costituzionali che si terrà in Egitto il 19 marzo. "Non voterò per questi emendamenti alla Costituzione", ha affermato, precisando che nelle modifiche apportate ci sono parecchi punti interrogativi. "Sarebbe un insulto alla rivoluzione, se decidessimo di recuperare questa Costituzione - ha affermato - ne serve una nuova".
Alle elezioni presidenziali, le prime dalla caduta dell'ex rais Hosni Mubarak, El Baradei sfiderà l'attuale segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, che gli ultimi sondaggi indicano come il candidato più accreditato per la vittoria finale.

El Baradei - forse assieme ad Amr Mussa, il diplomatico egiziano più conosciuto al mondo - è accorso subito al Cairo per partecipare alla rivoluzione contro Mubarak. Il 28 gennaio era presente in piazza Tahrir accanto a centinaia di migliaia di egiziani, per chiedere la fine di un regime oppressore in carica da 30 anni. In quei giorni, ebbe un ruolo centrale nell’esortare l’esercito a coinvolgere in modo massiccio la popolazione civile nel processo di passaggio dei poteri. E l’11 febbraio, quando dopo 18 giorni di proteste ininterrotte, Mubarak annunciò le sue dimissioni, disse alla Bbc che "quello era il più bel giorno" della sua vita.
Sposato con due figlie, 68 anni, El Baradei, considerato un riformista, dopo la laurea al Cairo, ha studiato a New York dove ha ottenuto un dottorato in diritto internazionale. Ma è all’epoca della guerra in Iraq, che il mondo si accorge di lui. Nel novembre del 2002, in qualità di capo della Aiea guidò gli ispettori Onu per verificare la distruzione delle armi di massa da parte di Saddam Hussein. Da capo dell’Aiea, fece di tutto per scongiurare quel conflitto che segnò un grande trauma nei rapporti tra l’Occidente e l’Islam. Allora perse quella battaglia. Tra qualche mese ne combatterà un’altra, quella per diventare il primo presidente del nuovo Egitto libero.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, La Stampa.it]

 

 

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10 marzo 2011
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