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Orrore infinito nel Darfur. Rapporto shock di Human Rights Watch sugli stupri sistematici sulle bambine

08 aprile 2008

Seppur fuori dalla top ten  delle crisi umanitarie ignorate dagli organi di informazione (leggi), la situazione del Darfur continua ad essere un immane tragedia. Tormentato da cinque anni di guerra civile e dai continui saccheggi e attacchi ai villaggi da parte dei gruppi armati, l'ultimo rapporto Human Rights Watch ha denunciato l'orrore che le donne e le bambine sono costrette a vivere quotidianamente: queste, infatti, risultano "estremamente vulnerabili allo stupro e ad altri abusi nel corso di attacchi su larga scala e persino nei periodi di relativa calma".
E' un rapporto shock quello della Ogn americana che si occupa della difesa dei diritti umani, che sottolinea come l'abuso sessuale sia una pratica comune, e che le vittime prescelte degli attacchi sessuali siano principalmente bambine di 11-12 anni, rapite, violentate e poi abbandonate dai loro aguzzini. Violenze che né le forze di sicurezza sudanesi né quelle internazionali di pace riescono ad arginare.

"Il governo del Sudan ha fallito nel tentativo di limitare gli attacchi sessuali contro le donne e, soprattutto, le bambine del Darfur", scrive il rapporto, "i cui torturatori sono spesso gli stessi soldati di Khartum e le milizie arabe alleate dei Janjaweed (diavoli a cavallo, ndr)". Accuse che il governo sudanese ha respinto, come ha già fatto un mese fa in occasione della presentazione di un analogo rapporto delle Nazioni Unite per il Darfur occidentale, in cui si denuncia che le ragazzine sono considerate "bottino di guerra" dai soldati.
Nelle 44 pagine dello studio, intitolato "In cinque anni nessuna giustizia per le violenze sessuali in Darfur", HRW ha documentato numerosi casi di stupro commessi dai soldati sudanesi, dai miliziani arabi Janjaweed, dai ribelli e dagli ex ribelli a partire dall'inizio del 2007, denunciandone l'impunità riservata ai responsabili. "In Darfur donne e ragazze vivono ancora sotto la costante minaccia di uno stupro - dichiara il Direttore dell'ufficio Africa di Hrw, Georgette Gagnon - il governo sudanese ha dichiarato 'tolleranza zero' per la violenza sessuale, ma non ha fatto quasi niente per proteggere queste vittime".

Lo scorso febbraio, si legge nel Rapporto, almeno 10 bambine e donne sono state violentate durante l'attacco lanciato dalle truppe di Khartoum e dai Janjaweed nei villaggi del Darfur occidentale. Una ragazzina di 12 anni ha raccontato a HRW di essere stata condotta da un arabo in uniforme in un posto isolato, insieme alla sorella più piccola, con la scusa di ritrovare il suo asino andato perduto. "Disse che se andavamo con lui ce lo avrebbe mostrato - ha raccontato la bambina - mi ha bloccato e mi ha tolto i vestiti per fare delle brutte cose con me. Mia sorella è corsa via al campo". Un'altra bambina di 11 anni è stata stuprata da tre uomini armati che l'hanno sorpresa mentre raccoglieva erba con la sorella di 7 anni. L'aggressione è stata tanto violenza che la bambina è stata trasferita con un elicottero dell'Unione africa nell'ospedale più vicino.
"Le vittime di questi attacchi orribili non hanno alcuna speranza di ottenere giustizia nell'attuale clima di impunità del Darfur - ha denunciato Gagnon - non perseguendo i responsabili, il governo sta di fatto concendendo loro la licenza di stupro".

La maggior parte delle vittime non sporge denuncia, anche perché spesso le violenze vengono proprio perpetrate da chi dovrebbe contrastarle. Solo per fare un esempio, nel settembre 2007, un membro della "Central Reserve Police" ha ucciso una donna che stava tentando di proteggere la figlia da un tentativo di violenza sessuale. Uno dei maggiori problemi nei casi di stupro deriva però dalla legge sudanese sull'adulterio. Infatti, se una donna non sposata e incinta non riesce a dimostrare alla polizia di essere stata vittima di un rapporto sessuale non consenziente, rischia di essere accusata di adulterio o "zina". Alcune donne che hanno denunciato casi di stupro sono stati addirittura accusate di "falsa testimonianza".
Human Rights Watch ha chiesto al governo di Khartoum un'azione più decisa contro quanti si rendono responsabili di tali abusi, rivendendo leggi e dando vita a corpi di polizia al femminile, per favorire un migliore rapporto di fiducia con le vittime. L'organizzazione si è rivolta poi alla missione di pace Onu-Unione africana (Unamid) per chiedere un rafforzamento delle cosiddette "pattuglie del fuoco", ossia dei militari che proteggono le donne che si allontanano dai campi alla ricerca di legna per le faccende di casa, e di aumentare il numero delle donne peacekeeper.

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08 aprile 2008
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