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Si è dimesso il premier tunisino Ghannouchi

Mentre il premier tunisino ha deciso di dimettersi, anche nel sultanato dell'Oman "la gente è arrabbiata"

28 febbraio 2011

Il presidente del governo provvisorio tunisino, Muhammad Ghannouchi, ha annunciato le sue dimissioni ieri nel corso di una conferenza stampa a Tunisi. "Ho lavorato in una situazione difficile e sotto forti pressioni", ha detto Ghannouchi. "Io non sono un uomo della repressione - ha affermato - è necessario che i tunisini lavorino fianco a fianco se vogliamo andare avanti".
Le dimissioni del capo del governo provvisorio tunisino vengono in seguito ad una serie di proteste scoppiate nei giorni scorsi in diverse citta del paese contro il suo esecutivo.
"La mia non è una fuga dalla responsabilità ma era necessario prendere provvedimenti dopo le vittime dei giorni scorsi - ha affermato - Mi dimetto e presento queste dimissioni al servizio della Tunisia e della rivoluzione". Negli scontri avvenuti sabato in Avenue Bourghiba a Tunisi si sono contati tre morti.

E la rivolta tunisina ha dato una scossa anche al governo francese. Il ministro degli Esteri del governo Sarkozy, Michele Alliot-Marie ha dato le dimissioni. Il gesto era atteso, a seguito dello scandalo suscitato dai suoi rapporti con l'entourage del deposto presidente tunisino Ben Ali. "Nonostante non creda di aver commesso alcun illecito, ho deciso di dimettermi - ha scritto Alliot-Marie in una lettera a Sarkozy -. Da alcune settimane sono stata bersaglio di attacchi politici e dei media, usati per creare sospetto, bugie e generalizzazioni", ha scritto. "Nelle ultime due settimane, è stata la mia vita privata che è stata molestata da certi media e non posso accettare che alcune persone usino questo complotto per provare a far credere alla gente che la politica internazionale francese sia stata indebolita", ha aggiunto.
La Alliot-Marie era finita sotto accusa per aver offerto al regime di Ben Ali cooperazione di polizia durante gli scontri, al ritorno da una vacanza proprio in Tunisia. Ma ha anche accettato passaggi aerei gratuiti da uomini vicini al dittatore. Ieri in serata, Sarkozy ha annunciato un rimpasto di governo. Al posto della Alliot-Marie andrà Alain Juppé, fino a oggi ministro della Difesa. [Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Repubblica.it]

Scontri tra manifestanti e polizia anche in Oman: sei morti - Sei persone sono rimaste uccise ieri durante scontri tra manifestanti omaniti che chiedono riforme politiche e la polizia, come riferiscono fonti ospedaliere, mentre oggi i contestatori hanno bloccato gli accessi al principale porto e alla principale raffineria del sultanato del Golfo Arabo.
Centinaia di persone hanno bloccato l'ingresso nell'area industriale di Sohar, città costiera della parte settentrionale del paese, che ospita un porto, una raffineria e una fabbrica di alluminio. I contestatori hanno anche allontanato quattro veicoli dell'esercito che erano fermi sulla scena. "Vogliamo che i benefici del nostro petrolio siano distribuiti uniformemente tra tutta la popolazione", ha detto un contestatore nei pressi del porto. "Vogliamo vedere una riduzione di emigrati in Oman così che possano essere creati più posti di lavoro per gli omaniti".
La rivolta a Sohar, principale centro industriale del paese, è una delle rare manifestazioni di dissenso nel solitamente tranquillo sultanato, governato da 40 anni dal Sultano Qaboos bin Said, e si aggiunge alle proteste ormai diffusesi in tutto il mondo arabo.
Il governo dell'Oman, per cercare di calmare le tensioni, ha promesso ieri di creare più posti di lavoro e di concedere benefici a coloro che sono in cerca di occupazione.
Un grande supermercato è stato dato alle fiamme oggi a Sohar dopo essere stato saccheggiato, hanno riferito testimoni. Ieri, invece, i contestatori hanno preso d'assalto una stazione di polizia per cercare di liberare i detenuti, prima di bruciarla. Anche due uffici statali sono stati incendiati. Oltre alle persone che stavano protestando fuori dall'area industriale, altre centinaia di persone si sono riunite nei pressi del Grande Mappamondo, infuriati dopo che la polizia ha aperto il fuoco ieri contro i dimostranti, che stavano lanciando pietre invocando riforme politiche, più posti di lavoro e migliori salari. Sul monumento campeggiava una scritta: "La gente è arrabbiata".
Nelle zone limitrofe, i contestatori hanno divelto dei marciapiedi e distrutto alcune vetrine di uffici. Nella zona sono state inviate le truppe dell'esercito che però non sono intervenute per disperdere la folla. [Jason Benham e Saleh Al-Shaibany per Reuters]

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28 febbraio 2011
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