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Approvato all'Ars il ddl sui Liberi Consorzi

10 voti a favore e 4 contrari. Musumeci: "Si torna indietro di 50 anni". Il M5s: "Altro che riforma epocale, è un brodino"

31 gennaio 2014

È stato approvato ieri, in commissione Affari istituzionali dell'Ars, presieduta da Antonello Cracolici (Pd), il disegno di legge che istituisce i Liberi consorzi al posto delle Province. Dieci i voti a favore, 4 i contrari.

"Ora non ci sono più alibi, l'Ars è chiamata a discutere in aula la riforma delle province: serve un confronto alla luce del sole, senza rinvii né tatticismi", ha detto Antonello Cracolici. "Questa riforma - ha aggiunto Cracolici - è il primo tassello del riordino del sistema della Pubblica amministrazione siciliana, che deve passare anche attraverso il decentramento di compiti dalla regione ai consorzi e alle città metropolitane, prevedendo funzioni distinte e autonome fra questi due enti, anche in relazione ai comuni che vi aderiscono". "In commissione - ha aggiunto - è stato varato un ddl coerente con la legge regionale 7 del 2013, che prevede organi di secondo livello eletti dai sindaci dei comuni aderenti, che non riceveranno alcun compenso per la loro funzione. Ed è il caso di ribadire che non si può ipotizzare la soppressione di questi organi che sono previsti dallo Statuto regionale e dalla Costituzione".

"Dovevamo aspettare un governo regionale di Sinistra a guida comunista per vedere espropriare a quattro milioni di siciliani il diritto al voto", ha dichiarato il deputato regionale Nello Musumeci. "Altro che riforma: si torna indietro di cinquant'anni, quando in Sicilia - ha osservato - i vertici dell'Ente intermedio non venivano scelti dai cittadini ma dagli apparati dei partiti. Crocetta ha mentito ancora una volta ai siciliani: aveva detto di abolire le Province per fare risparmiare sui costi e invece ne ha solo cambiato il nome, mantenendo lo stesso personale, le stesse funzioni, gli stessi immobili. Come se non bastasse, i debiti degli enti provinciali graveranno sui comuni, già al collasso, ed i centri di costo dei Liberi consorzi si moltiplicheranno a dismisura".
Per Musumeci "l'unica modifica apportata da Crocetta consiste nell'impedire d'ora in poi che i vertici amministrativi delle nuove province siano scelti dai cittadini: niente più elezioni. La invenzione delle tre città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) - ha aggiunto il deputato dell'opposizione - è un'offesa al buon senso e una condanna alle aree interne dell'Isola (il 90 per cento del territorio siciliano) che con questa riforma resteranno sempre più isolate e degradate". "Daremo guerra in aula - ha anticipato Musumeci - affinché questa ignobile mistificazione mediatica non crei altro danno alla Sicilia".

"Il disegno di legge sulle province, approvato in prima Commissione, nonostante i reiterati tentativi di sintesi svolti dal presidente Cracolici, è una sorta di inaccettabile marmellata parlamentare", ha commentato Toto Cordaro, capogruppo Pid Cantiere popolare-Grande Sud all'Ars.
"L'impianto complessivo che ne viene fuori - e che è il frutto della commistione di ben 19 disegni di legge, di cui ben cinque a firma Crocetta - trova la sua ratio nella necessità di amalgamare a tutti i costi e in fretta e furia varie ipotesi di riforma, spesso in contrasto tra loro. Al legittimo disorientamento manifestato dagli amministratori degli enti locali, si aggiunge la preoccupazione manifestata da esperti e da politici di ogni schieramento su un disegno di riforma privo di criteri e che non delinea in modo chiaro funzioni e competenze delle città metropolitane e dei liberi consorzi di comuni".
Per Cordaro "emerge una volontà politica di totale negazione del principio della diretta partecipazione alla vita democratica da parte dei cittadini, che nemmeno il tanto proclamato ricorso alla spending review riesce a nascondere, con la conseguenza della eliminazione degli enti intermedi di governo del territorio che hanno erogato alle comunità servizi essenziali". "Di fronte a una simile proposta di riforma delle province, offensiva della logica e del buon senso, - ha concluso - esprimiamo un forte dissenso che ribadiremo anche in aula, confidando in un serrato confronto democratico".

"Più che una riforma epocale un "brodino" per il governatore Crocetta, che è ormai prigioniero della sua litigiosa e quanto mai divisa maggioranza e dei suoi annunci televisivi, che, alla luce di quanto visto, non è in grado di mantenere".
E più che critico il gruppo parlamentare all'Ars del Movimento 5 Stelle sul ddl sui Liberi Consorzi. "Le uniche cose da salvare di questo ddl - ha affermato Salvatore Siragusa - sono la scomparsa degli organi politici e la proposta (la cui fattibilità è ancora tutta da verificare,considerate le divisioni tra governo e maggioranza) di sottoporre a referendum consultivo ai siciliani la scelta se eleggere direttamente o meno il presidente del libero consorzio".
"Abbiamo rispettato il nostro impegno - ha afferma il neo-capogruppo del movimento all'Ars, Francesco Cappello - ma in aula apriremo un "nuovo campo di battaglia" perché non è questa la riforma per la quale abbiamo lottato. Staneremo il governo, grande assente ai lavori della commissione."
"Le continue marce indietro del governo, che ha ritirato quasi tutti i suoi emendamenti - ha aggiunto Siragusa - hanno tolto anche quel poco di reale sostanza a questa legge. In aula si aprirà una partita nuova tra il Movimento, pronto a cercare di riportare la norma sul piano di una reale, nuova concezione degli enti intermedi, e i partiti, che proveranno a fare di tutto per restaurare lo status quo. Vedremo se Crocetta manterrà veramente le promesse fatte in tv".

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31 gennaio 2014
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