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Di notte una manovrina...

Approvata nella notte la manovrina da 136 milioni. Ma c'è il primo stop a tetto per stipendi d'oro

09 maggio 2014

Al termine di una seduta fiume, è stata approvata nella notte dalla Commissione Bilancio dell'Assemblea regionale siciliana la "manovrina" da 136 milioni.
Non sono mancate le polemiche con Forza Italia che ha abbandonato i lavori della Commissione, presieduta dall'Udc Nino Dina. In piena notte il capogruppo FI Marco Falcone sbotta: "In Commissione Bilancio i grillini e il Pd bocciano un nostro emendamento con il quale si riconoscevano 150 mila euro all'Ato Idrico di Catania per salvare la Gia di Caltagirone. Presente anche il capogruppo dei Cinque Stelle, Francesco Cappello".

Una manovrina sommersa dagli emendamenti: oltre 250 in tutto. Ma alla fine, anche se solo in nottata, la 'manovrina' è stata esitata e oggi pomeriggio, alle 16, verrà incardinata in aula.
I lavori sono proseguiti fino a tardi per rispettare proprio il calendario dei lavori d'aula deciso dalla conferenza dei capigruppo. Appena incardinato, verrà data ai deputati la possibilità di presentare eventuali emendamenti. L'esame dell'articolato verrà quindi ripreso martedì prossimo dall'aula.

Ma nel corso della seduta di giovedì sera è emerso il primo stop all'emendamento sul tetto agli stipendi d'oro dei burocrati del Parlamento siciliano e della Regione. La norma, presentata dal presidente della commissione Affari istituzionali Antonello Cracolici (Pd), che fissa a 200 mila euro lordi annui omnicomprensivi il tetto massimo per gli stipendi di dipendenti dell'Assemblea, della Regione e degli enti controllati, non è stata nemmeno votata; a tarda sera, nel pieno dei lavori sulla manovra correttiva, in commissione Bilancio è arrivata una nota del presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, nella quale si dichiara l'inammissibilità dell'emendamento anti stipendi d'oro, ma solo per i burocrati e i pensionati dell'Assemblea, lasciando aperta la possibilità di inserire il tetto per i dipendenti della Regione. Nella nota la presidenza dell'Ars richiama l'articolo 4 dello statuto speciale che prevede una autoregolamentazione dell'amministrazione del Parlamento regionale.

"Con il mio emendamento mi limito a fissare un tetto alle retribuzioni senza entrare nel merito dei contratti che - dice Cracolici - competono alla regolamentazione dell'Ars, non voglio disciplinare il reddito ma fissare un tetto in base a un principio universalistico per tutti i dipendenti pubblici. La stessa cosa l'ho fatta nel 2007 quando con un mio emendamento è stato introdotto il tetto alle pensioni d'oro e ai compensi dei manager regionali".
Cracolici ricorda che il decreto Renzi ha stabilito un tetto di 240 mila euro a livello nazionale, "fissarlo in 200 mila euro in Sicilia non mi sembra scandaloso, non si tratta certamente di stipendi da fame". Il deputato del Pd avverte: "Ripresenterò l'emendamento in aula supportando con una relazione tecnica: questa partita è appena cominciata".

Proprio in questi giorni si è riaccesa la polemica sullo stipendio del segretario generale dell'Ars. "Guadagna 500 mila euro, il doppio del presidente Napolitano", ha detto il responsabile Welfare del Pd Davide Faraone. Critiche alla più alta carica burocratica dell'Ars in passato anche dal governatore Rosario Crocetta e dai parlamentari dei 5 stelle che più volte hanno chiesto, invano, alla Presidenza dell'Ars di conoscere la cifra esatta del compenso del segretario generale. [Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

- I milioni della manovrina (Guidasicilia.it, 07/05/14)

- La calunnia, le polemiche e le autoblu (Guidasicilia.it, 08/05/14)

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09 maggio 2014
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