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E la riforma delle Province slitta ancora

Blitz della minoranza contro la riforma. "Se si torna al voto è il fallimento di questa legislatura"

13 febbraio 2014

Dopo la falsa partenza, la battuta d’arresto. La riforma delle Province sembra un ostacolo invalicabile per l’Assemblea regionale siciliana dove, ogni qualvolta se ne parla, la tensione nervosa arriva alle stelle. Rimandata a ieri la votazione della riforma per le province di cui è prevista la soppressione, introducendo i liberi consorzi dei Comuni e tre Città metropolitane, dopo un blitz della minoranza in aula per ottenere una sospensiva, la conferenza dei capigruppo convocata d'urgenza ha deciso un nuovo rinvio. Il testo tornerà in aula oggi pomeriggio.
In questa maniera, è chiaro, si avvicina pericolosamente la scadenza del 15, quando, in caso di mancato varo del testo, si dovrà tornare a votare per gli organismi degli enti. La riunione dei capigruppo, infatti, ha definito superata la sospensiva, ma in cambio l'opposizione ha ottenuto il rinvio ad oggi della discussione. Il termine per la presentazione degli emendamenti slitta quindi a stasera, quando terminerà la discussione generale.

A richiedere una riunione urgente dei capigruppo e il successivo rinvio della discussione, una vera e propria bagarre in aula. Tredici deputati, richiamandosi all'articolo 101 del regolamento parlamentare, hanno infatti chiesto la 'sospensiva', procedura che se fosse stata messa ai voti e approvata dall'aula avrebbe "affossato" la riforma delle Province.
Il vice presidente di turno, Salvo Pogliese, in un primo momento aveva accolto la richiesta di sospensiva e stava avviando la procedura prima di metterla ai voti, ma prima il presidente della commissione Affari istituzionali, Antonello Cracolici, e poi il capogruppo del Pd, Baldo Gucciardi, hanno definito il richiamo al regolamento un "blitz" al cospetto della decisione assunta dai capigruppo di concludere questa sera la discussione generale sulla riforma e rinviare a domani l'esame dell'articolato. Cracolici e Gucciardi hanno quindi avvertito la Presidenza "di non prestarsi a blitz" invitandola a convocare immediatamente i capigruppo e a informare il presidente Giovanni Ardizzone: richiesta accolta da Pogliese che, dopo aver sostenuto comunque la legittimità della richiesta di sospensiva, ha interrotto i lavori convocando i capigruppo.
Furibondo Antonello Cracolici: "Se si tornasse a votare per le province si sancirebbe il fallimento di questa legislatura. Sarebbe una iattura per la nostra regione, un vero e proprio baratro nel quale finirebbero anche coloro che si oppongono alla soppressione delle province".

Ma l'opposizione rimane critica mentre, dall'interno del partito democratico, qualcuno ha lanciato l’allarme: "In Assemblea c'è un partito in agguato fatto da chi vuole far votare a maggio e dunque lavora ad affossare la legge. Credo che l'accordo sancito a Roma sia utile per dare maggiore potere ai comuni e sopprimere i costi della politica". Parole del deputato renziano Gianfranco Vullo.
Il governatore Rosario Crocetta, fiutato il pericolo, ha lanciato un appello alle opposizioni: "Il testo concordato da governo e commissione è una buona base di partenza. Anche perché fa venire meno il rischio di pericolosi campanilismi, soprattutto fra Gela e Caltanissetta e fra Marsala e Trapani. Ma ogni ddl è migliorabile. Le opposizioni facciano le loro proposte, anzi io dico a tutti: collaborate. Perché questa legge di riforma è un patrimonio di tutti. L'Italia ci guarda".
Un appello lanciato a tutti, in particolare a Nuovo centrodestra e grillini: "Ho letto che M5S - ha detto Crocetta - ha lanciato un referendum sul web. Ma mi sembra che la posizione contraria al mantenimento delle Province, per Grillo, sia già assodata. E allora che senso ha questa consultazione. Ripeto, lavoriamo assieme ma cancelliamo definitivamente le vecchie Province".

Invoca uno stop totale la Cisl secondo cui questa riforma è: "Un pastrocchio, che rischia di portare a un vero pateracchio con effetti deleteri sul piano economico e sociale". Pertanto, "si fermi tutto. Si trovi un accordo politico sulla proroga dei commissari. E si vada verso un disegno coerente, organico, funzionale, sulla base del confronto con l’Anci, con l’università, con le forze economiche e sociali". "Il superamento degli enti intermedi è già nato male - sostiene il sindacato guidato in Sicilia da Maurizio Bernava - dettato più da esigenze d’immagine e clientelari che da attenta visione strategica. Adesso, il pastrocchio rischia di diventare un vero e proprio pateracchio. Che, oltretutto, finisce col moltiplicare gli enti intermedi facendo lievitare inefficienza e costi". "Né ci sono ormai - sottolinea la Cisl - le condizioni per realizzare un riordino amministrativo che risponda al disegno di efficacia e organicità necessario nel contesto di declino economico-sociale e di crisi di funzionamento della macchina amministrativa".

Per la Cisl, "un lungimirante disegno di riordino dovrebbe realizzare criteri di economicità, efficacia dei servizi e dovrebbe agevolare lo sviluppo locale". Pertanto, "fermate tutto", si legge nel documento con cui il sindacato si rivolge a governo e Ars. Per la Cisl, "va subito adottata una norma di proroga dei commissari, in vista di una riforma autentica, che: individui con certezza le aree metropolitane; incentivi l’unione dei comuni per la gestione dei servizi; ridefinisca il rapporto tra Regione ed enti locali in vista di un serio superamento delle province".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it, Repubblica/Palermo.it, Corriere del Mezzogiorno]

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13 febbraio 2014
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