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Ennesima sconfitta per Rosario Crocetta

La maggioranza di governo traballa: l'Ars abolisce dalla riforma delle Province le Città metropolitane

19 febbraio 2014

Ieri all’Ars si è votato per la celeberrima riforma delle Province. Prima però, l'assessore regionale alle Autonomie locali, Patrizia Valenti, aveva annunciato la firma dei decreti per la nomina dei nuovi commissari delle Province. La delibera è stata discussa nella riunione di giunta, presieduta dal governatore Rosario Crocetta.
"Non potevamo lasciare le Province senza guida - ha spiegato Valenti -, poiché i commissari erano scaduti il 15 febbraio". "Le nuove nomine - ha aggiunto l'assessore - sono state varate per coprire il tempo fino al 30 giugno, ultima data utile per gli eventuali ballottaggi nel caso in cui la riforma delle Province non dovesse essere approvata dall'aula e si tornasse al voto. In questo modo dotiamo le Province di una guida e lasciamo all'aula la serenità per potere approvare la legge nei tempi necessari".

L'assessore ha motivato la scelta della giunta, riunita ieri mattina da Crocetta: "Per i comizi elettorali abbiamo un lasso di tempo che va dal 20 febbraio al 15 aprile, per potere andare alle elezioni, in questo caso l'ultima data utile è il 15 giugno con l'eventuale ballottaggio il 30 giugno e la legge dà 60 giorni di tempo per la firma del decreto. Quindi l'aula ha tempo fino al 15 aprile per potere definire la riforma".

Quindi, piazzata la nomina dei nuovi commissari, l’Ars con voto segreto ha approvato un subemendamento dell'opposizione che cancella le Città metropolitane dalla riforma delle Province. Dai banchi dell'opposizione sono partite urla di gioia. Il subemendamento, firmato dai deputati di Forza Italia, è passato con 40 voti a favore, compresi quelli dei 5stelle. Le tre Città metropolitane, dunque, spariscono, dalla riforma delle Province.
Opera anche dei franchi tiratori della maggiornaza, che da giorni erano in posizione di sparo e che ieri, sì, hanno sparato col voto segreto, ma a volto scoperto. Proprio alla vigilia della seduta, ad esempio, Anthony Barbagallo (Pd) difendeva a spada tratta i suoi emendamenti che limitavano il numero delle Città metropolitane. "Ma è mai possibile che in tutta Italia saranno solo otto e noi ne facciamo tre in Sicilia?", si domandava il deputato catanese. Probabile che, sul filo di questo ragionamento, Barbagallo abbia poi contribuito a cassarle tutte. Lui non conferma, così come tacciono altri probabili dissidenti dell'area Lupo, come Franco Rinaldi e lo stesso ex segretario regionale, uscito sconfitto dalle primarie di domenica scorso ma oggi a capo di una ampia corrente che dell'anticrocettismo fa un credo. Giuseppe Lupo, in seguito al voto, ha subito fatto una emblematica annotazione: "Dopo la soppressione della norma che istituiva le aree metropolitane è chiaro il dato politico di una maggioranza che traballa".

"Abbiamo smontato la riforma sul nascere con un duplice risultato a nostro avviso positivo per tutti i siciliani - ha spiegato invece Marco Falcone (Forza Italia), primo firmatario del subemendamento - Da un lato abbiamo impedito che si potessero istituire le città metropolitane, che puntavano solo a intercettare i fondi del Pon. Se riforma deve esserci, vogliamo che sia armonica e funzionale allo sviluppo degli stessi territori, senza penalizzare e impoverire ulteriormente le aree interne. Se poi Crocetta ci rimane male perché aveva tenuto insieme la maggioranza sulle promesse fatte in campagna elettorale non è una questione che ci riguarda. Questa è l'ennesima sconfitta politica. Nel caso di Catania, ancora una volta il presidente ha tradito le aspettative". "Al contempo - ha aggiunto Forzese - abbiamo voluto mettere dei paletti alla riforma, chiedendo che non potessero essere costituiti più di nove liberi consorzi, tante quante sono le Province. Su questo passaggio la maggioranza è andata ulteriormente in confusione".

"Dopo avere ascoltato in aula l'assessore Valenti sui decreti di nomina dei commissari delle Province avevamo percepito il malessere di pezzi del centrosinistra, almeno una dozzina di parlamentari - ha spiegato Nello Musumeci - Avevo chiesto alla Presidenza dell'Ars di sospendere i lavori per qualche minuto per convocare i capigruppo alla luce di questa novità. Ma è stato deciso di andare avanti, e il voto che cancella le città metropolitane dimostra che non esiste la maggioranza".

Subito dopo il voto dai banchi della commissione Affari istituzionali, il presidente Antonello Cracolici (Pd) ha urlato "bravo... bravo" verso la Presidenza dell'Ars. A quel punto Giovanni Ardizzone ha sospeso i lavori, dopo pochi minuti ha riaperto la seduta parlamentare comunicando il rinvio a oggi della seduta. Prima che il presidente Ardizzone mettesse ai voti il subemendamento, Cracolici ne aveva chiesto l'inammissibilità in quanto l'aula poco prima aveva votato contro un altro subemendamento, della lista Musumeci, che prevedeva la soppressione dell'intero comma 2 dell'articolo 1 vista l'incostituzionalità del testo sulle province. La norma è stata comunque messa ai voti ed è passata sostenuta dal voto segreto.

Ma, l’opposizione fa opposizione, e nella maggioranza il vero problema è scoprire chi ha tradito il testo discusso e "approvato" addirittura dentro la direzione nazionale del Partito democratico. I sospettati (almeno otto, secondo Antonello Cracolici) diverranno imputati questa mattina, in una riunione di gruppo dei dem, ma il problema è che, dopo il congresso del Pd, restano irrisolti diversi nodi nella maggioranza. A cominciare da quello del rimpasto, che Crocetta e il neosegretario Fausto Raciti hanno concordato ieri di affrontare la prossima settimana, all'interno di un nuovo patto per lo sviluppo e il rilancio dell'azione di governo. La domanda è se nel frattempo si può, e come, portare avanti la riforma delle Province. In presenza di malumori che riguardano altre zone della maggioranza. Che affliggono ad esempio l'Udc, il cui massimo rappresentante in Assemblea, il presidente Giovanni Ardizzone, è stato duramente contestato da Cracolici per aver messo ai voti l'emendamento che ha cassato le città metropolitane.
E da verificare rimane l'atteggiamento di Articolo 4 e Drs, le forze minori della maggioranza cui da settimane ormai Crocetta promette un ingresso in giunta senza poter mantenere l'impegno. A causa proprio dell'Udc, per nulla intenzionata a perdere un posto.

Non solo, nel momento decisivo, il presidente Crocetta ha perso anche l'appoggio dei grillini, che si sono mossi in libertà rispetto alle indicazioni venute dal referendum sul web (LEGGI).
Crocetta, in questa situazione, non può che minimizzare gli effetti del voto di ieri e lanciare un appello trasversale: "Qui il problema non è della maggioranza o dell'opposizione, il punto è che le riforme spaccano, fanno chiarezza. Ci sono ampi settori nostalgici del passato. Io dico che non siamo perduti, c'è ancora tempo per recuperare perché nel ddl esiste una norma ancora da esaminare che parla sempre di aree metropolitane. Spero che tutti capiscano che, se questo orientamento negativo fosse confermato, sarebbero le città a perdere ingenti risorse, sarebbe l'intero sistema".

Il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, conversando con i cronisti in sala stampa al termine della seduta parlamentare, ha detto: "È un pasticcio, dovrà essere posto rimedio. Ora occorre riflessione non possiamo tornare in aula a occhi chiusi".  Rispetto all'attacco del presidente della I commissione, Antonello Cracolici, Ardizzone ha affermato: "Cracolici aveva intuito il pericolo, ma io non potevo non mettere ai voti il subemendamento, tant'è che l'aula si è  espressa. Io debbo garantire l'imparzialità dei lavori d'aula". "Le città metropolitane non sono  state bocciate, perché la norma che le istituisce è all'articolo 7 della riforma delle Province che stiamo esaminando. Il subemendamento votato in aula riguarda le modalità, in sostanza adesso le città metropolitane fanno parte dei Liberi Consorzi, dunque con questo voto si danneggiano i piccoli comuni".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it, GdS.it]

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19 febbraio 2014
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