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I fondi per il biologico siciliano

In Sicilia fondi Ue a rischio. Confagricoltura: "Ottomila aziende dovrebbero restituire contributi già investiti"

11 gennaio 2016

"Oltre 280 mila ettari di cui più di 41 mila seminati a cereali, quasi 9.000 produttori esclusivi. Sono alcuni numeri che rendono la Sicilia prima assoluta a livello nazionale nel comparto biologico. Un primato che gli imprenditori agricoli hanno definito da anni con scelte consapevoli e che oggi sta offrendo lavoro anche nel settore della trasformazione e in quello commerciale visto che fino a qualche anno fa di tutte le produzioni biologiche nell'Isola non rimaneva nulla".
Coldiretti Sicilia lancia l'allarme sul blocco dei pagamenti deciso dalla Regione delle somme assegnate con il bando del Programma di sviluppo rurale 2007-13 - un bando da 320 milioni di euro di fondi Ue - e dalla presunta richiesta di restituzione che sta rimbalzando da più parti dopo l'ordinanza di esecuzione del Tar causata da un ricorso da parte di chi non è entrato in graduatoria.

La Regione ha provato a opporsi, ma intanto nel dicembre scorso, con un’ordinanza, i magistrati hanno ribadito la "nullità degli atti" e hanno nominato come commissario per l’esecuzione della sentenza la segretaria generale di Palazzo d’Orleans, Patrizia Monterosso. Insomma, la graduatoria va cancellata ed è nulla. Peccato però che dal 2013 al 2015 queste aziende abbiano già ricevuto finanziamenti per 180 milioni di euro e che sul tavolo della dirigente generale Rosa Barresi sia appena arrivata una doccia fredda: una diffida da parte di alcune aziende escluse dal bando per recuperare immediatamente le somme. Un disastro, perché si tratta di fondi europei che Bruxelles quindi non certificherà, con un doppio danno sia per la Regione, che si troverà con un buco nei conti di almeno 180 milioni, sia per le aziende che rischiano di dover restituire quanto ricevuto dal 2013 a oggi.

Per Coldiretti Sicilia si tratta di "una storia sconcertante dove si evidenzia solo un rimpallo di responsabilità di cui certo non possono pagare le conseguenze gli imprenditori e per questo chiediamo un intervento chiarificatore dell'assessore regionale dell'Agricoltura che rassicuri tutti gli operatori".
"Il pezzo forte del Psr 2007/2013, ovvero la misura incentivante l'agricoltura biologica, rischia di saltare e con esso diverse migliaia di aziende agricole (circa 8.000) che corrono il serio rischio di dovere restituire contributi già percepiti e investiti", scrive Confagricoltura siciliana, aggiungendo che "solo oggi e a distanza di anni - il bando pubblico è stato infatti emanato nel 2012 - si scopre che una sentenza del Tar dell'aprile scorso a cui la Regione non si è appellata ha bocciato il provvedimento e tutti gli atti consequenziali" e ipotizzando "l'apertura di scenari pericolosi che rischierebbero di azzerare quanto di buono gli imprenditori agricoli stanno facendo per l'affermazione del biologico nella nostra regione".

Il pericolo, secondo Confagricoltura, è quello di "dover restituire i contributi percepiti, in virtù della partecipazione al bando, a partire dall'anno 2013 e per un importo complessivo di circa 180 milioni di euro".
"Una storia che ha dell'incredibile - commenta con amarezza il presidente della Confagricoltura siciliana Ettore Pottino - e che mal si coniuga con la necessità, da parte della classe imprenditoriale, di poter contare su contesti certi, e non fluttuanti, necessari per poter programmare ogni forma di investimento". "Del problema e di come si intende risolvere - aggiunge - riteniamo che le organizzazioni agricole debbano essere prontamente informate e coinvolte. Per quanto riguarda la Confagricoltura regionale stiamo già valutando tutte le ipotesi per la tutela dei nostri associati, ritenendo come atto prioritario il coinvolgimento del Parlamento regionale prima della definizione della nuova manovra finanziaria".

"Siamo felici di constatare che dopo un anno di battaglie e di vittorie in sede giudiziaria adesso tutte le associazioni di categoria del comparto agricolo gridino allo scandalo contro la Regione per il bando Ue da 320 milioni di euro annullato dal Tar", ha affermato Massimo Cavaleri legale, con l'avvocato Salvatore Cittadino, dei 50 imprenditori agricoli esclusi, insieme ad altre 1.700 imprese, dalla graduatoria regionale per gli aiuti comunitari sul biologico. "La vicenda nasce durante l'assessorato Reale - prosegue Cavaleri - che, il 2 ottobre 2014 ha convocato tutte le associazioni di categoria per discutere delle esclusioni dal bando, allora denunciate soltanto dalla piccola associazione Unione allevatori Sicilia e dal suo presidente, Carmelo Galati Rando. Anche in quell'occasione i 50 ricorrenti sono stati lasciati soli a combattere una battaglia di trasparenza e di legalità nella distribuzione dei fondi comunitari attraverso l'utilizzo di criteri poco chiari e finanziamenti a pioggia". "Auspico - conclude l'avvocato Massimo Cavaleri - che l'assessorato trovi una soluzione rapida ed efficace per le aziende escluse illegittimamente dall'assegnazione dei fondi preservando, al contempo, le aspettative di quei 6.000 imprenditori che a torto o a ragione rischiano seriamente di dover restituire l'aiuto percepito".

A guidare la cordata dei ricorrenti è l'imprenditore agricolo Carmelo Galati: "La colpa di tutto questo è della dirigenza del dipartimento Agricoltura - dice - bastava dopo la prima sentenza scorrere la graduatoria come da noi richiesto perché esclusi senza motivi validi".
"La scelta consapevole di centinaia di produttori agricoli di puntare sul biologico e che fa della Sicilia l'isola con il maggior numero di ettari coltivati in bio non può essere vanificata dalla cattiva gestione della Regione". Lo dicono il presidente di Legacoop Sicilia, Pietro Piro, e il presidente di Legacoop Palermo, Filippo Parrino.
"Tra le ottomila imprese coinvolte ci sono centinaia di cooperative fortemente preoccupate - dicono i dirigenti di Legacoop Sicilia -. Apprezziamo gli sforzi dell'assessore Antonello Cracolici e rivolgiamo un appello al governo nella sua interezza - concludono Piro e Parrino - per trovare una soluzione che non penalizzi le imprese, pregiudicandone in molti casi, anche l'esistenza".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, articolo di Antonio Fraschilla - Repubblica/Palermo.it]

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11 gennaio 2016
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