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Il processo Cuffaro

Iniziato il processo per le ''Talpe alla Procura di Palermo''. Salvatore Cuffaro imputato per favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra

01 febbraio 2005

E' iniziato stamattina, poco prima delle 10, davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Palermo, presieduta da Vittorio Alcamo, il processo per le "Talpe alla Procura di Palermo''.
Il procedimento, denominato ''Aiello + 14'', vede imputato anche il presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, accusato di favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra.
Totò Cuffaro, che quando era stato rinviato a giudizio aveva assicurato di ''volere partecipare al processo come qualunque altro cittadino'', impegni permettendo, oggi non è presente in aula per impegni istituzionali precedentemente assunti, ha fatto sapere però che presenzierà tutte le volte che gli sarà possibile farlo.
Il governatore sarà difeso dagli avvocati Nino Caleca, Claudio Gallina Montana, e Grazia Volo.

Assente al processo anche l'imprenditore bagherese della sanità Michele Aiello, accusato di aver costituito una rete di informatori per carpire notizie sulle inchieste di mafia, i suoi legali hanno infatti presentato ai giudici una lettera per comunicare che il loro assistito non presenzierà al processo. Aiello, difeso dagli avvocati Inzerillo e D'Angelo, è stato arrestato nel novembre del 2003 e attualmente è ai domiciliari.

Oltre a Cuffaro e Aiello, gli imputati sono il maresciallo del Ros Giorgio Riolo, il medico radiologo Aldo Carcione, l'ex assistente giudiziaria Antonella Buttitta, il consigliere dell'Udc Roberto Rotondo, il vicequestore della polizia di Stato Giacomo Venezia, i medici Domenico Oliveri e Michele Giambruno, i funzionari dell'Ausl Lorenzo Iannì, Salvatore Prestigiacomo, Adriana La Barbera, e il marito di quest'ultima Angelo Calaciura.
Il processo riguarda anche una truffa ai danni della Regione che sarebbe stata compiuta dalle società ''Atm'' e ''Diagnostica per immagini'' di Aiello, beneficiando di rimborsi non dovuti per prestazioni sanitarie.

A Totò Cuffaro nel giugno del 2003 era stato notificato un avviso di garanzia per concorso in associazione mafiosa. Successivamente le ipotesi di reato sono state modificate in favoreggiamento di Cosa Nostra e rivelazione di segreti d'ufficio. Il 2 novembre del 2004, il gup Bruno Fasciana, ha rinviato a giudizio Cuffaro solo per il favoreggiamento.
Benché il governatore sia sospettato di aver rivelato notizie coperte da segreto investigativo, la sua condotta per il gup non è giuridicamente qualificabile come concorso in violazione del segreto perché a tale segreto egli non è tenuto.
Limitatamente a quest'imputazione, il gup Fasciana con un provvedimento di 45 pagine ha dichiarato il non luogo a procedere. Il Fasciana ha motivato sostenendo che perché sia configurabile il reato quando ci si trova in presenza di pubblico ufficiale non funzionalmente depositario del segreto (il presidente della Regione), non è sufficiente la semplice rivelazione (peraltro sussistente, secondo il magistrato) ma occorre che l'indagato abbia istigato un pubblico ufficiale per legge invece tenuto al riserbo, a svelare notizie riservate.

L'inchiesta sulle "Talpe alla Dda" si intreccia con un'altra, denominata ''Ghiaccio 2'' e relativa ai rapporti del boss di Brancaccio Giuseppe Guttadauro con ambienti politici e istituzionali. Entrambe ruotano attorno alla figura dell'imprenditore della sanità privata Michele Aiello, ritenuto vicino al boss mafioso latitante Bernardo Provenzano e accusato di aver costituito un rete di informatori per carpire notizie sulle indagini antimafia. Nel salotto di Guttadauro, durante la campagna elettorale delle elezioni regionali del 2001, erano state registrate diverse ore di conversazione con mafiosi, politici e medici. Nel corso di questi dialoghi è stato fatto più volte riferimento al nome di Salvatore Cuffaro.
Proprio da queste intercettazioni sono scaturiti i due filoni di inchiesta nel cui ambito erano stati arrestati, tra gli altri, l'ex assessore alla Salute del Comune di Palermo, Domenico Miceli, attualmente sotto processo per concorso in associazione mafiosa, e l'ex maresciallo dei carabinieri e deputato regionale dell'Udc, Antonino Borzacchelli, che viene giudicato in un altro procedimento per concussione e rivelazione di segreto.

Secondo la procura, il presidente Cuffaro avrebbe appreso informazioni riservate su indagini svolte dalla Dda da una ''fonte romana'', che non è stata individuata, e da Borzacchelli. I pm hanno fatto riferimento anche a un incontro fra Aiello e Cuffaro, avvenuto nell'ottobre 2003 ''in incognito'' a Bagheria (PA). In quell'occasione il governatore, secondo i magistrati, avrebbe rivelato all'imprenditore che erano state avviate indagini sui maresccialli della Dia e del Ros Giuseppe Ciuro e Giorgio Riolo, poi arrestati con l'accusa di essere tra le "gole profonde" al servizio di Aiello. Cuffaro ha sempre respinto ogni addebito e si è detto sicuro di poter dimostrare ''la propria estraneità davanti ai giudici''.

L'accusa sarà rappresentata dai pubblici ministeri Nino Di Matteo, Maurizio De Lucia e Michele Prestipino. Le inchieste sono state coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone. La Procura ha predisposto un elenco di 148 testimoni. Tra questi, i carabinieri che hanno condotto l'inchiesta, ma anche quelli che presero parte all'arresto di Totò Riina (15 gennaio '93), i quali trovarono nelle tasche del boss diversi 'pizzini' in uno dei quali c'era il nome Aiello, il maresciallo della Guardia di Finanza, in servizio alla Dia, Giuseppe Ciuro, detenuto dal 5 novembre 2003, i collaboratori di giustizia Antonino Giuffrè, Angelo Siino, Giovanni Brusca, Gioacchino La Barbera e Salvatore Lanzalaco.
L'accusa citerà anche Margherita Pellerano, ex segretaria del procuratore aggiunto Guido Lo Forte (indagata nell'inchiesta sulle talpe, ma la sua posizione è stata stralciata), Giovanni Paparcuri (esperto informatico della Dda), l'ex assessore regionale alla Sanità, Ettore Cittadini, e ancora Fabrizio Bignardelli, Vito Raso e Giovanni Antinoro dello staff di Cuffaro alla Presidenza della Regione.

La nuova udienza del processo alle ''talpe'' in Procura, è stata fissta per l'8 febbraio prossimo. Il collegio giudicante si è riservato sulle istanze presentate dai pm e sulla costituzione di parte civile del Comune di Bagheria.
Si era invece già costituita parte civile, in precedenza, l'Asl 6 di Palermo, per una serie di truffe contestate a alcuni degli imputati minori. Il collegio giudicante dovrà anche pronunciarsi sulle richieste di giudizio abbreviato presentate dai legali di Giorgio Riolo, Adriana La Barbera e del marito Angelo Calaciura.
I giudici hanno disposto la traduzione per la prossima udienza degli imputati Michele Aiello e Giorgio Riolo non presenti oggi in aula, e dopo aver fissato la prossima udienza per martedì 8 febbraio alle ore 9,30, nell'aula della prima sezione civile, hanno reso noto il calendario del dibattimento, che prevede quattro udienze mensili, ogni martedì del mese. Autorizzate, infine, le riprese audio e video del processo.

In apertura dell'udienza, il Comune di Bagheria (in aula era presente l'assessore alla Legalità, Giuseppe Cipriani) ha chiesto la costituzione di parte civile, limitatamente a 5 imputati, tra i quali l'imprenditore della sanità Michele Aiello, la cui clinica Villa Teresa ricade nel territorio di Bagheria, e il maresciallo del Ros Giorgio Riolo, entrambi ai domiciliari. Per il militare la difesa ha ribadito la richiesta di rito abbreviato. Oltre a quella del Comune di Bagheria, non ci sono state altre richieste di costituzione di parte civile.

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01 febbraio 2005
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