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Quale consiglio ha portato la notte per la riforma delle Province?

Dopo una lunga notte romana, la maggioranza del governo siciliano dice d'aver trovato un accordo...

11 febbraio 2014

I big della coalizione che sostiene il presidente Rosario Crocetta, ieri hanno fatto le valige e si sono recati a Roma, al Nazareno, sede del Partito democratico, per un vertice atto a trovare una quadra sulla riforma delle Province che oggi approda in Aula all'Ars.
Un incontro di chiarimento chiesto dall'Udc, la cui trama è stata tessuta dall'uomo di Renzi in Sicilia, Davide Faraone. E’ lui che ha riunito intorno allo stesso tavolo il ministro Gianpiero D'Alia, leader dei centristi, Crocetta e i capiruppo degli altri movimenti e partiti di maggioranza. Baldo Guicciardi e Antonello Cracolici per il Pd, Luca Sammartino e Paolo Ruggirello di Articolo 4, Beppe Picciolo per i Drs, Lillo Firetto per l'Udc. Non era presente invece Rosario Crocetta, bloccato dall'influenza.
Il summit è stato appositamente pensato per trovare la difficile intesa sui liberi consorzi, cercando di blindare un accordo che oggi regga in Aula. Il rischio che la riforma vada sotto, impallinata da una maggioranza trasversale che spinge per resuscitare alle urne le vecchie province, è altissimo. Un rischio che può mettere in dubbio la sopravvivenza stessa del governo.

E trovarla questa intesa si è rivelato veramente arduo, tanto che a mezzanotte nessun accordo era stato ancora preso. Stando a quanto trapelato, l’incontro è stato segnato da un dialogo aspro e da divergenze evidenti. Sarebbe stato l'Udc, in particolare, a sollevare i dubbi maggiori su una riforma che sarebbe solo "di facciata". I centristi avrebbero chiesto un intervento più netto, più incisivo, che passasse anche dall'abolizione del limite dei nove liberi consorzi (che rappresenterebbero, secondo i centristi, solo una forma mascherata di Province, e attraverso una maggiore integrazione dei servizi dei singoli Comuni.
Dall'altro lato, il Partito democratico avrebbe difeso appunto l'impostazione del testo uscito dalla Commissione Affari istituzionali. Un'idea sostanzialmente condivisa dagli altri alleati come Articolo 4 e Drs.

A notte fonda, infine, l’accordo è stato raggiunto. "È stata trovata un'ottima mediazione sulla riforma delle province", ha dichiarato all'Adnkronos il responsabile Welfare della segreteria del Pd, Davide Faraone. "Ciò che conta - ha continuato Faraone - è adesso arrivare all'abolizione dele province ed evitare di tornare al voto per enti inutili".
Se il ddl non verrà approvato entro metà febbraio, si tornerà al voto per le province, come prevede la legge. "Si tornerebbe sì al voto per le province con costi per i cittadini - dice ancora Faraone - ma si tornerebbe a votare anche per l'Ars che avrà fallito e si sarà dimostrata incapace di riforme credibili. Ma io sono fiducioso".

Nel corso del vertice il capogruppo di Articolo 4, Luca Sammartino, ha ribadito di essere favorevole alla costituzione di soli liberi consorzi di Comuni ma con un minimo di 150 mila abitanti. Proposta che sarebbe stata accolta favorevolmente dal Pd. Il ministro D'Alia, al termine del vertice di maggioranza sulla riforma delle province in Sicilia, si ritiene "soddisfatto" e "contento per questo inizio di chiarimenti avvenuto nella maggioranza» e parla di un «rapporto forte tra Udc e Pd".
Intanto l'appuntamento è per le 16 di oggi quando il ddl sulle province approderà all'Ars con due maxi emendamenti al testo della commissione Affari istituzionali incardinato in aula, uno dal governo e l'altro dai capigruppo della coalizione.

Ieri, i deputati siciliani del MoVimento 5 Stelle hanno chiesto ai cittadini come votare oggi in Aula. Il gruppo parlamentare cinquestelle, si è detto davanti ad un bivio per il voto alla legge di riforma che dovrebbe eliminare le Province. Non è per il "no", che rimetterebbe in piedi i carrozzoni tanto criticati dal Movimento, ma non è neanche per un "sì" convinto, visto che la legge che approda oggi a sala d'Ercole non è quella per la quale ha lottato il Movimento, che ha definito la norma "più che una riforma epocale, un brodino per il goveno Crocetta". Per questo, i deputati, come accaduto già per la mozione di sfiducia al presidente Crocetta, hanno fatto appello alla base, alla quale hanno chiesto un'indicazione precisa tramite una votazione on line. Insomma, agli attivisti la responsabilità di indirizzare il voto dei parlamentari, concretizando ancora una volta nel migliore dei modi il concetto di democrazia diretta.

"Ancora una volta - hanno detto i parlamentari Cinquestelle - dimostriamo con i fatti che con noi i cittadini entrano nelle istituzioni e contribuiscono a determinare le scelte importanti".
Questa la domanda rivolta agli attivisti: "Approvando la legge attualmente in discussione all’Ars si toglierà la componente elettiva/politica delle Province, ma tutto il resto rimarrà come prima ed in più si istituiranno le città metropolitane. Viceversa, bocciando questa norma si tornerà a votare per l’elezione dei consigli provinciali e per i presidenti delle Provincie, cosa deve fare il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’ARS? Votare sì? Votare no?".
Al quesito si accede dal sito www.sicilia5stelle.it, tramite un link che porterà al modulo per la votazione. Nel sito sarà presente anche un video, nel quale il deputato Salvatore Siragusa e il capogruppo Francesco Cappello spiegheranno le conseguenze del "sì" e del "no".

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11 febbraio 2014
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