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Tornano in piazza gli insegnanti, i genitori e gli studenti per protestare contro il decreto Moratti

Sabato manifestazione nazionale per difendere il tempo pieno nelle scuole italiane

15 gennaio 2004
Insegnanti, genitori e studenti tutti insieme scenderanno in piazza per difendere il tempo pieno nelle scuole. Sarà una protesta capillare che coinvolgerà tutti gli strati sociali e tutte le scuole italiane, contro il primo decreto attuativo della riforma Moratti.
L'appuntamento è per Sabato 17 Gennaio alle ore 14, quando in Piazza Repubblica a Roma partirà una manifestazione nazionale cui parteciperanno diverse associazioni (Cisi, Arci, Legambiente), i sindacati (Cgil, Cisl, Cobas), partiti (Rifondazione, Verdi), oltre che a tantissime scuole e comitati locali.
Un no deciso al decreto Moratti alla scopo di far desistere il Consiglio dei Ministri dal dargli via libera. Il testo verrà esaminato a partire da Lunedì prossimo dalla Commissioni Cultura del Parlamento e per l'occasione, alle ore 17,  si svolgerà un sit in in piazza Montecitorio.
A Bologna, Firenze e in altre città invece, arriveranno delegazioni del "Coordinamento per la difesa del tempo pieno" che porterà le 110 mila firme raccolte a favore del tempo prolungato.
Fino ad ora il Ministro Moratti ha fatto orecchie da mercante e il decreto ha continuato a seguire il suo corso istituzionale, ma potrà ignorare tutto questo?

Intanto entro il 19 Gennaio le Commissioni Parlamentari si dovranno esprimere sull'argomento mentre la Conferenza Stato - Regioni ha dato il suo lascia passare anche se non è detto che l'esecutivo approverà. Nel disegno della Moratti il primo ciclo di istruzione, comprendente le scuole elementari, medie e la scuola d'infanzia, dovrebbe subire delle significative modifiche. L'orario scolastico sarebbe ridotto e i percorsi di studio personalizzati e contrattati direttamente con le famiglie. Ad esempio le scuole elementari metterebbero a disposizione 3 ore opzionali, mentre i genitori dovrebbero stabilire quale attività far seguire ai figli.
Ritorna la figura del maestro prevalente, il cui ruolo sarà fondamentale nell'educazione dell'alunno e che era stato eliminato dalla riforma del '90. Le scuole d'infanzia accoglierebbero i bambini che compiono tre anni entro il 30 aprile dell'anno di riferimento mentre alle scuola elementari potrebbero essere iscritti i bambini che ne compiono sei entro la stessa data.
Complessivamente gli allievi dovrebbero seguire 27 ore di lezioni obbligatorie, 3 opzionali, 10 per la mensa. Inoltre verrebbe abrogato l'articolo 130 del Testo unico, che prevede la contitolarità dei docenti e non sarebbe più consentito l'aumento delle classi a tempo pieno.

Se il decreto Moratti passasse dunque, si potrà dire addio al tempo pieno che assicura un percorso formativo più completo ed equilibrato. Il decreto inoltre è illegittimo sotto diversi aspetti: "Innanzitutto non è prevista copertura finanziaria - spiega Alba Sasso, deputata dei Ds e componente della commissione Cultura alla camera - nonostante la legge delega lo preveda espressamente. Inoltre, cosa mai abbastanza sottolineata, il decreto contiene in allegato i programmi scolastici. Una procedura sbagliata, perché i programmi dovrebbero essere varati attraverso dei regolamenti, che permetterebbero una valutazione più approfondita. Stesso discorso per la definzione del monte ore".
Lunedì 19 gennaio, la Commissione ascolterà anche le ragioni del "Coordinamento per la difesa del tempo pieno".

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15 gennaio 2004
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