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WSIS (World Summit of the Information Society), ultimo giorno

Si chiude oggi la 1a fase del Summit Mondiale sulla Società dell'Informazione

12 dicembre 2003
Si conclude oggi il "Summit Mondiale sulla Società dell’Informazione", iniziato a Ginevra due giorni fa, e che prevede una seconda fase a Tunisi nel 2005 per proseguire le decisioni prese.
Un processo tripartito organizzato dalle Nazioni Unite in collaborazione con ITU (Unione Internazionale delle Telecomunicazioni), che ha lo scopo di "sviluppare una visione e definizione della Società dell’Informazione, per capire meglio i suoi scopi e dimensioni e redigere un piano d’azione strategico per adattarsi con successo alla nuova società".

Nella giornata di ieri sono stati appena una sessantina i capi di Stato e di governo presenti in Svizzera, pochi quelli provenienti dall'Europa o dal Nord America, chiaro segno, per alcuni alti responsabili delle Nazioni Unite, dei rappresentanti dei governi occidentali di voler boicottare il Summit mondiale sulla società dell’informazione.
Un vero peccato, perché dal Summit dovrebbe uscire una Dichiarazione sui principi e le regole di condotta mirate a stabilire una Società dell’Informazione più partecipativa e sostenibile: dalla creazione di un fondo destinato a ridurre la discrepanza tra paesi ricchi e paesi poveri, alla lotta alla pornografia, dai problemi legati a fenomeni come lo spamming, alla "gestione" di Internet. Insomma un Piano d’Azione che formuli proposte operative e misure concrete da assumere perché tutto il mondo possa beneficiare delle opportunità di una Società dell’Informazione democratica.

Quindi una discussione internazionale sugli strumenti per ridurre il "digital divide" - la frattura digitale - tra Paesi poveri e Paesi ricchi e di come favorire la libertà di stampa su Internet.
Numerosi Paesi Mediterranei ed in via di sviluppo ritengono che oggi sia venuto il tempo di un nuovo approccio, che consenta ai Paesi poveri di appropriarsi delle nuove tecnologie per migliorare la propria competitività.
La Cina e Cuba sono tra i più ferventi sostenitori di questo progetto, che rinforzerebbe il ruolo degli Stati nella gestione di Internet.

Il più noto ente di regolazione di Internet è l'Icann (International Corporation for Assigned Names end Numbers), impresa non a scopo di lucro che ha sede in California. Ed è proprio l'Icann che ha più da perdere col nuovo progetto, visto che ad oggi è l'unico organo che supervisiona la gestione dei domini, cioè gli indirizzi dei vari siti web che terminano con suffissi come .com, .org, .edu o .biz.
La sorveglianza dell'Icann è limitata a questioni tecniche, come la distribuzione dei nomi e la creazione di un sistema che consenta di risolvere i conflitti d'indirizzo.
Ma l'organizzazione è stata molto criticata, e i suoi oppositori le contestano di essere troppo sensibile al mondo degli affari e di trascurare i Paesi poveri.
Tali Paesi ritengono dunque che i loro interessi sarebbero meglio tutelati se i poteri dell'Icann fossero trasferiti all'Uit, organismo intergovernativo che esiste da ormai centotrentotto anni e che ha stabilito le regole di funzionamento delle chiamate telefoniche internazionali. L’eventuale trasferimento dei poteri del settore privato verso gli Stati è al centro di discussioni animate, ma sull'argomento non ci si attende alcuna decisione definitiva prima del prossimo Summit mondiale, fissato per il 2005 in Tunisia. 

Come nasce il WSIS (World Summit of the Information Society)
L’idea di un Summit Mondiale sulla Società dell’Informazione è nata nella Conferenza di ITU in Minneapolis nel 1998 ed si basa su tre risoluzioni: la Risoluzione 73 adottata nella Conferenza a Minneapolis nel 1998; la Risoluzione 1158 adottata nel Consiglio di ITU nel 2000; la Risoluzione 1179 del Consiglio di ITU, adottata nel 2001. La Risoluzione 56/183 dell’Assemblea delle Nazioni Unite, inoltre, stabilisce le linee generali dell’organizzazione del Summit, demandando ad ITU il lavoro preparatorio.
 
Con fiducia, in quest’ultima giornata, si tengono comunque presenti le parole di Kofi Annan pronunciate nel discorso d’apertura: "Attualmente la maggior parte delle conferenze mondiali si occupano delle minacce a livello mondiale, questo summit si preoccupa invece di trovare il miglior modo per avere delle opportunità a livello mondiale... Dal commercio alla medicina online, dall´educazione alla tutela dell'ambiente, abbiamo nelle nostre mani, nei nostri computer e nel cielo che ci sovrasta, la possibilità di migliorare il livello di vita di milioni di persone".


Per un Internet libero e democratico!
di Keyvan Sayar, Segretario Generale della rete di associazioni studentesche AnimaFac (http://www.animafac.net)

A Ginevra il Summit Mondiale sulla Società dell’informazione. Una grave dimenticanza: il problema del funzionamento (non) democratico di Internet.
E’ il tormentone degli ultimi dieci anni: Internet e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno sconvolto il mondo. Le autostrade dell’informazione permettono a centinaia di milioni di persone di informarsi in tempo reale, di dialogare con gli angoli più remoti del pianeta. Insomma, di rimpicciolire spazio e tempo con un colpo di bacchetta magica. A condizione, ovviamente, di averne le possibilità.
Questa rivoluzione tecnologica (di cui alcuni dicono che costituirebbe la "rivoluzione industriale" del nostro secolo) è al centro del Summit Mondiale sulla Società dell’informazione che si apre oggi a Ginevra. Responsabili di Stati e organizzazioni internazionali, di imprese e ONG si riuniscono, su invito dell’ONU, per mettersi d’accordo insieme su una dichiarazione di principi e un piano d’azione per gli anni a venire. Il Summit ha due obiettivi fondamentali: adottare una definizione comune di cosa è e dovrebbe essere la società dell’informazione, e cercare il modo per renderla accessibile a tutti. Focalizzato sulla questione del digital divide e, quindi, sui mezzi necessari per cablare i paesi del Sud, il Summit pare però trascurare la questione della regolazione della società dell’informazione e, più in particolare, di Internet.

Deus ex-machina
Pochi internauti sanno come funziona la Rete. In Europa sono in molti a credere che Internet è uno spazio di libertà totale. Eppure esistono delle autorità di regolazione. L’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) è ad esempio incaricata di attribuire i nomi di dominio. Dispone quindi di un diritto di vita o di morte su tutti i siti web esisteni. Ed è sempre legata in modo organico al governo statunitense. A inizio anno, ad esempio, l’ICANN ha deciso di ritirare i nomi di dominio a tutti i siti iracheni, col pretesto che il governo iracheno fosse instabile. L’ICANN è un’entità onnipotente che stabilisce arbitrariamente i suoi criteri e che, soprattutto, non è responsabile dinnanzi agli internauti che non possono eleggere o chiedere le dimissioni dei suoi membri. Si tratta di un’autorità sottomessa solo ed esclusivamente al veto statunitense. Se è vero che questo legame con gli Stati Uniti è comprensibile se si pensa alle origini di Internet, oggi che la Rete è divenuta mondiale, è ormai tempo di recidere il cordone ombelicale. Cosa che la stessa ICANN non evita di dichiarare (1). Senza però ottenere nessun risultato tangibile.
Anche la circolazione dell’informazione è sottomessa alla rigida sorveglianza dei governi, come sottolineato da un recente rapporto di Reporters Sans Frontières. Quanto alla Tunisia, dove si svolgerà la seconda parte del Summit Mondiale, è tristemente celebre per la feroce repressione della libertà d’espressione su Internet. Ma non è certo questa la priorità del Summit...
E allora perché non approfittare dell’occasione e mettere all’agenda la questione del funzionamento democratico della Rete?
Certo, Internet ha bisogno di regole per funzionare. Ma è inaccettabile che queste siano elaborate solo da alcuni paesi. Consultiamo direttamente gli internauti! Creiamo un organo di regolazione sotto l’egida dell’ONU direttamente responsabile dinnanzi agli internauti! Certo, qualche anno fa, l’ICANN aveva tentato di imboccare questa strada accidentata. Ma vi ha poi rinunciato: la democrazia costa tempo e energia perché esige rispetto e dialogo. Non per questo dobbiamo preferirle l’arbitrio.

(1) Paul Twomey, presidente dell’ICANN, nega di lavorare per il governo americano. Tuttavia, senza che l’azione dell’ICANN sia dettata dagli Stati Uniti, il fatto che il governo USA abbia effettivamente potere di veto sulle sue decisioni, è determinante. 10-12-2003


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12 dicembre 2003
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